E alla fine arriva mamma. Questa frase, per anni, ha echeggiato nei salotti di mezza Italia, intenta a guardare How I Met Your Mother. Allo stesso tempo, però, descrive perfettamente, in modo ovviamente molto sintetico, questo penultimo episodio di The Haunting Of Hill House. Come è noto, i primi cinque episodi dello show sono stati incentrati sulle vicende dei cinque figli Crain; il sesto, invece, si è concentrato più sulla figura di Hugh, ma in modo meno marcato rispetto a quanto fatto con la sua progenie. A mancare, quindi, era solo il focus su Olivia, la quale è anche la causa scatenante di molte delle vicende narrate.
Giunti allo sprint finale, lo show non poteva esimersi ulteriormente dal mostrare le vicende dal punto di vista del character di Carla Cugino e, soprattutto, far vedere agli spettatori la fatidica stanza con la porta rossa. Riservarsi tutto per il finale, infatti, sarebbe stata una scelta decisamente sbagliata, visto che non avrebbe lasciato lo spazio ad una degna conclusione delle vicende del presente. Inoltre, proprio in vista di queste ultime, che si svolgeranno tutte nella casa, era necessario conoscere nella loro interezza i fatti relativi ai fatidici giorni che hanno per sempre segnato la vita dei Crain.
“I had a dream, a few nights ago, during the storm, that I lost my little girl. I couldn’t find her anywhere. And it felt so real. I dreamed I lost my little girl once. I dreamed that she was choking on her own body for no reason. Just trying for air like the room was underwater, and shaking like she was in the hot squat, and I dreamed I held her little hand and sat at her side, and days, it took days, weeks, it took weeks for her to quit gulping that watery air, quit gaping at me like a fish on the beach, but finally she did. She breathed, ragged and hard, and she went stiff, and one of her eyes turned red as blood, and she’d shake, she’d shake so bad the bed would shake, and when she started shaking, it went fast. She dangled. She died.”
Nelle precedenti otto puntate, era stato mostrato, in modo anche abbastanza inequivocabile, il lento ma inesorabile scivolo verso l’oblio di Olivia, la quale ha man mano perso conoscenza di ciò che era reale e ciò che non lo era. Non si sa con precisione come mai la casa abbia scelto lei e, ad esempio, non Hugh; è possibile, però, formulare un’ipotesi plausibile secondo la quale lei fosse semplicemente più propensa a lasciarsi condizionare (e poi controllare completamente) dalle visioni dei propri figli e dagli scellerati consigli di Poppy Hill. In fin dei conti, però, non è neanche così importante capire perché sia stata Liv la chiave di volta di tutta la vicenda; quello che conta, infatti, è vedere come sia stata distrutta la psiche di una donna apparentemente sana, e come tutto ciò abbia inficiato in modo permanente sulla vita di tutti i suoi cari.
Il cuore dell’episodio, ovviamente, è rappresentato dall’alternarsi delle due condizioni di Liv, ossia quella cosciente e quella sospesa in una sorta di sogno. È interessante notare come tutte le varie apparizioni (Poppy Hill, Luke e Nellie da adulti…) possano essere tranquillamente ascrivibili sia alla malattia mentale che all’effettiva esistenza di queste creature. Naturalmente lo spettatore non può che ricordare come, in altre puntate, ci siano stati indizi molto chiari che testimoniavano come non si trattasse di una malattia mentale collettiva nella famiglia Crain; nondimeno, questa possibile doppia spiegazione dei problemi di Liv (riguardando il pugno allo specchio ritornano quasi automaticamente alla mente tutti i discorsi di Steve riguardo alle turbe psichiche di buona parte della famiglia) è senza dubbio interessante perché, nel corso dei 57 minuti, non c’è mai una scena in cui si sia potuto dire “Ok, tutto ciò è sicuramente reale (ossia, sta succedendo davvero nell’universo della storia)”, oppure “Ok, è senza dubbio tutto solo nella sua testa, gli spiriti non esistono”.
Olivia: “You guys go on without me”
Hugh: “How could we?”
Veniamo ora a ragionare su Hugh. Negli ampi settori di episodio dedicati al periodo vissuto nella casa, lui appare sempre come una figura che prova a rasserenare gli animi e a vedere la parte razionale di ogni cosa. Inoltre, ha mostrato di avere un carattere molto accomodante e poco capace di imporre la sua opinione. Il mix di queste due caratteristiche ha portato ad un’accettazione passiva delle crescenti stranezze della moglie, liquidate tutte con il classico “è solo stanchezza, ti devi riposare un po’”. Quando, finalmente, decide di guardare in faccia la realtà, era ormai troppo tardi.
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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.