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Alfred: “How long… before I am taken? Do you know? Is that something you can see?”
Skade: “You will not see another summer. But you name will live on. You will be remembered as the first, the last and only king of all Saxons.”
Il successo di Game of Thrones e di Vikings ha aperto la strada a una pletora di prodotti di ambientazione medievale o rinascimentale che cercano di replicarne gli elementi vincenti: solo per citare le serie trattate qui su Recenserie, negli ultimi anni abbiamo avuto The Bastard Executioner, I Medici, The White Princess, Knightfall, La Catedral del Mar, senza dimenticare Britannia che è ambientata nel I secolo d.C. ma e pienamente accostabile per spirito e atmosfere agli show succitati. Alcuni sono prodotti nati direttamente per la televisione, altri adattamenti di romanzi o di saghe letterarie in cui i network e i produttori fiutano un prodotto vincente. A quest’ultima categoria appartiene anche The Last Kingdom, che porta sul piccolo schermo un ciclo di undici (per ora) romanzi di Bernard Cornwell incentrati su Uhtred di Bebbanburg, immaginario condottiero sassone di nascita e danese di adozione, diviso tra due mondi drammaticamente in conflitto e protagonista delle aspre lotte che avrebbero portato gli anglosassoni non solo a respingere gli invasori vichinghi, ma anche a forgiare un nuovo regno, l’Inghilterra. Praticamente la stessa storia che sta raccontando anche Vikings, ma in maniera molto meno dispersiva e con una maggiore fedeltà alla storia vera, che altrove è troppo spesso sacrificata senza nemmeno un particolare motivo.
Quest’anno The Last Kingdom è giunta alla terza stagione e Netflix, che ormai si e assicurata l’esclusiva della sua distribuzione subentrando sia a BBC One sia a BBC America, ha rilasciato i dieci episodi tutti in una volta: una comodità non da poco, perché il binge watching è il modo migliore per godersi un avvincente racconto di complotti e di battaglie, di corone contese e di tradimenti, di amori e di morti, che non lesina emozioni forti e colpi di scena fin dalla season premiere. La fragile pace delle lande britanniche è minacciata da un nuovo signore della guerra norreno, Sigurd detto Capelli-di-sangue, in cerca di gloria e di bottino; al suo fianco c’è Skade, misteriosa e temibile indovina che scrutando nel futuro ha previsto la vittoria dei danesi e la morte di re Alfred sul campo di battaglia. Sigurd per ora è un personaggio tagliato con l’accetta, un vichingo fatto e finito che dopo i vari Ubba, Guthrum, Skorpa, Kjartan, Sven, Erik e Sigefrid non sembra aggiungere nulla di nuovo alla narrazione, ma fa bene il suo lavoro, ossia rappresentare un villain credibile e una nuova sfida tanto per Alfred quanto per Uhtred. Diverso è il discorso su Skade, perché il tentativo di dipingerla come una donna pericolosa, ai limiti della psicopatia, sfocia in scenette abbastanza esagerate e, ammettiamolo, anche un po’ trash, dando vita a una caratterizzazione molto sopra le righe. Resta da vedere in che modo il suo percorso si intreccerà con quello di Uhtred e se sarà l’ennesima conquista amorosa del nostro o meno.
Quest’anno The Last Kingdom è giunta alla terza stagione e Netflix, che ormai si e assicurata l’esclusiva della sua distribuzione subentrando sia a BBC One sia a BBC America, ha rilasciato i dieci episodi tutti in una volta: una comodità non da poco, perché il binge watching è il modo migliore per godersi un avvincente racconto di complotti e di battaglie, di corone contese e di tradimenti, di amori e di morti, che non lesina emozioni forti e colpi di scena fin dalla season premiere. La fragile pace delle lande britanniche è minacciata da un nuovo signore della guerra norreno, Sigurd detto Capelli-di-sangue, in cerca di gloria e di bottino; al suo fianco c’è Skade, misteriosa e temibile indovina che scrutando nel futuro ha previsto la vittoria dei danesi e la morte di re Alfred sul campo di battaglia. Sigurd per ora è un personaggio tagliato con l’accetta, un vichingo fatto e finito che dopo i vari Ubba, Guthrum, Skorpa, Kjartan, Sven, Erik e Sigefrid non sembra aggiungere nulla di nuovo alla narrazione, ma fa bene il suo lavoro, ossia rappresentare un villain credibile e una nuova sfida tanto per Alfred quanto per Uhtred. Diverso è il discorso su Skade, perché il tentativo di dipingerla come una donna pericolosa, ai limiti della psicopatia, sfocia in scenette abbastanza esagerate e, ammettiamolo, anche un po’ trash, dando vita a una caratterizzazione molto sopra le righe. Resta da vedere in che modo il suo percorso si intreccerà con quello di Uhtred e se sarà l’ennesima conquista amorosa del nostro o meno.
Che Skade ci abbia visto giusto, però, è innegabile: re Alfred sta davvero morendo. Il suo fisico minuto e cagionevole ha retto fin troppi anni il peso della corona e della spada, i suoi giorni terreni stanno volgendo al termine e alle preoccupazioni di natura spirituale si aggiungono anche i più concreti timori di cosa ne sarà di ciò che ha costruito in tanti anni. David Dawson come al solito è perfetto nei panni di un personaggio dalla caratterizzazione già in passato splendidamente ambigua, perché in bilico tra lungimiranza politica e bigottismo religioso, e qui arricchita ulteriormente dal problema dell’approssimarsi della morte, che rende Alfred un re tanto solenne nella sua stoica sopportazione quanto umano nelle sue debolezze, nei suoi dubbi, nei suoi tentennamenti. Critica e sbeffeggia le superstizioni pagane, da buon cristiano convinto della superiorità della propria fede, ma è nel contempo così disperato da rivolgersi proprio all’indovina Skade per sapere quanto tempo gli resta. Sia chiaro, le sue preoccupazioni non nascono da un egoistico attaccamento alla vita, quanto dal timore di ciò che sarà dopo la sua dipartita: l’erede al trono presunto, Edward, è un ragazzo ancora troppo giovane, impreparato a farsi carico di una carica così gravosa, il tempo per completare la sua istruzione è poco e come se non bastasse c’è sempre Æthelwold, il figlio del precedente re Æthelred, che continua a ritenere il trono di Wessex suo di diritto. Una situazione drammatica per gli anglosassoni che stanno per perdere il loro più strenuo paladino, quasi perfetta per i danesi che vogliono condurre fino in fondo la loro invasione dell’Inghilterra.
In mezzo a questi due mondi ancora una volta in collisione c’è Uhtred, figlio di Uhtred di Bebbanburg ma anche di Ragnar, chiamato ancora una volta a combattere per il suo signore insieme alla sua compagnia di bastardi senza gloria. Finnan, Osferth e Sihtric non godono certo di una caratterizzazione approfondita quanto quella del loro capo o del loro re, ma per una volta il loro essere macchiette non rappresenta un problema: con le loro battute più o meno efficaci riescono a dar vita a una linea comica di cui si ha decisamente bisogno per alleggerire i toni del racconto e trasmettere in parte un senso di cameratismo, e in ogni caso come spalle di Uhtred funzionano a meraviglia anche e soprattutto quando c’è da menar le mani. Le occasioni per combattere non mancano mai e già nel primo episodio abbiamo una bella battaglia tra le forze anglosassoni e quelle di Sigurd, segno che la produzione non è certo andata al risparmio.
In mezzo a questi due mondi ancora una volta in collisione c’è Uhtred, figlio di Uhtred di Bebbanburg ma anche di Ragnar, chiamato ancora una volta a combattere per il suo signore insieme alla sua compagnia di bastardi senza gloria. Finnan, Osferth e Sihtric non godono certo di una caratterizzazione approfondita quanto quella del loro capo o del loro re, ma per una volta il loro essere macchiette non rappresenta un problema: con le loro battute più o meno efficaci riescono a dar vita a una linea comica di cui si ha decisamente bisogno per alleggerire i toni del racconto e trasmettere in parte un senso di cameratismo, e in ogni caso come spalle di Uhtred funzionano a meraviglia anche e soprattutto quando c’è da menar le mani. Le occasioni per combattere non mancano mai e già nel primo episodio abbiamo una bella battaglia tra le forze anglosassoni e quelle di Sigurd, segno che la produzione non è certo andata al risparmio.
Uhtred sembra ormai aver trovato un proprio posto nel mondo, sia da un punto di vista umano, mettendo su famiglia, sia sociale, come ealdorman di Cockham e fedele spada di Alfred; ma ancora una volta il fato ci mette lo zampino e la morte di Gisela per le complicazioni dell’ultimo parto non solo rappresenta un duro colpo per il nostro eroe, ma anche, forse, l’inizio della fine di questa stabilità. E tutti gli aficionados di The Last Kingdom sanno quanto sia facile per Uhtred cacciarsi nei guai.
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The Last Kingdom torna in pompa magna, con nuovi personaggi e nuovi problemi, un re prossimo alla fine, un eroe vedovo e cinquanta minuti che mescolano sapientemente la storia vera, i drammi personali e tanta azione. Certo, se non avessero premuto il pedale della psicopatia con Skade sarebbe stato meglio, ma non si può avere tutto nella vita.
Episode 8 2×08 | ND milioni – ND rating |
Episode 1 3×01 | ND milioni – ND rating |
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.