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Giunti al quinto episodio di questa nuova serie Netflix, bisogna ormai constatare che le aspettative riposte nel progetto sono andate deluse. La trama orizzontale dello show fatica enormemente a decollare, per una storia lenta e a tratti banale, priva di qualsiasi mordente per lo spettatore. L’inserimento estemporaneo della CIA, degli israeliani e i continui riferimenti alla guerra sovietica in Cecenia, nonché presunti accordi segreti tra polacchi e iraniani sulla compravendita di armi nucleari, sono tutti elementi che aumentano la caoticità di una trama confusionaria e bloccata, persa in diverse sottotrame che faticano a ricongiungersi.
Nonostante l’ambientazione della serie risulti estremamente interessante, visto la posizione cruciale della Polonia a livello geopolitico e l’ottima resa di un’ambiente soffocante e privo di emozioni, controllato da una dittatura totalizzante, le ambizioni dello show cadono rovinosamente su una scrittura superficiale, caotica e di corto respiro.
Emblema di tutto questo è Anatol, uno dei character principali, che nonostante l’ampio screen time a disposizione, risulta essere bidimensionale e poco convincente, che non buca lo schermo e non riesce a catturare l’attenzione dello spettatore, per un’empatia impossibile da raggiungere con un personaggio scritto così male.
Anche se in questo episodio finalmente viene concesso maggiore spazio ai ribelli della Brigata della Luce, i quali già progettano nuovi attentati, uno dei fulcri narrativi di questi interminabili cinquanta minuti viene utilizzato in maniera non ottimale: l’incontro tra Anatol e Ofelia, fatto sicuramente positivo per l’avanzamento della trama orizzontale, è troppo breve e prevedibile e non riesce a lasciare il segno, anzi.
Paradossalmente ancora una volta risulta più interessante lo “Zio”, criminale vietnamita che fa affari con tutte le parti coinvolte e grazie alle sue conoscenze e al suo programma orwelliano di controllo in stile Big Brother, risulta essere uno poi pochi elementi positivi che si conferma episodio dopo episodio.
Da questo torpore generale, lo spettatore viene risvegliato, seppur brevemente, dalla scena dell’ascensore, che regala un minimo di azione all’ennesimo appuntamento con la noia di 1983.
Nel secondo episodio ci si augurava che i fatti del 1982, prima dei celebri attentati del 1983, venissero approfonditi maggiormente, rendendo la storia più profonda e interessante. Purtroppo così non è stato e già a partire dal precedente episodio l’utilizzo dei flashback è stato veramente pessimo. Non solo fino ad ora non si è ancora scoperto molto ma la narrazione, se possibile, è stata resa ancora più lenta e macchinosa dai continui flashback, con i quali invece si poteva dare un minimo di vitalità al racconto, andando a movimentare una storia statica e lenta che al momento, terminata la visione della puntata, non lascia praticamente nulla ai suoi spettatori.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Un episodio terribilmente lento e noioso per 1983 che dopo cinque puntate non riesce a decollare e forse non ci riuscirà più. I problemi sono tanti e riguardano soprattutto la scrittura della storia e dei personaggi, mentre va meglio per gli aspetti tecnici e il modo in cui viene rappresentato il mondo distopico di una Polonia soffocata da una dittatura che non lascia scampo. La valutazione dell’episodio non può che essere fortemente negativa, nonostante non manchi qualche elemento positivo nella colonna verde, ma si tratta perlopiù di piccoli meriti riguardanti singole scene o personaggi, mentre gli elementi negativi riscontrati sono gravi e attanagliano lo show dal primo episodio.
Blowback 1×04 | ND milioni – ND rating |
Sanctuary 1×05 | ND milioni – ND rating |
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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.