Il terzo episodio di Baby segna l’inizio della rottura del famoso acquario che teneva in trappola i ragazzi delle serie, citato nell’intro del primo episodio da Chiara: le due ragazze cominciano ad intravedere quel “mare” che sembrano cercare da sempre, soltanto che non si sta rivelando esattamente come quello che pensavano che fosse. Il monologo sopra riportato, fatto da Saverio ad una Chiara disperata, nasconda la chiave di quello che questa serie potrebbe essere. La necessità di sentirsi ascoltati muove un po’ tutti i personaggi, oppressi in situazioni che non sembrano mai risolversi ma destinate a ripetersi all’infinito e questo perché, soprattutto tra gli adulti, non emerge un personaggio che dimostri un po’ di coraggio per uscirne.
Un problema, la mancanza di coraggio, che purtroppo attanaglia anche gli sceneggiatori. Infatti tutti i personaggi maggiorenni finora visti non vanno mai oltre una caratterizzazione troppo bidimensionale e spesso totalmente incoerente. Questo inficia notevolmente nel creare quel giusto disagio che aiuterebbe a dare una motivazione profonda alla rivolta giovanile delle due ragazze. I genitori, ma anche gli stessi “PR”, non sono semplicemente credibili ma agiscono soltanto mostrando debolezze prive di empatia nello spettatore. Peccato, perché la tematica del “sentirsi grandi” potrebbe permettere di esplorare meglio una delle motivazioni che muovono queste ragazze. Oggi non basta mostrare genitori stupidi per essere originali, soprattutto laddove c’è la possibilità di mostrare il lato oscuro della “maturità”.
Tornando alle due protagoniste, è possibile cogliere due aspetti di questa neo-acquisita consapevolezza del mondo esterno. Chiara, grazie all’aiuto di Saverio, capisce, in maniera distorta, cosa significhi il mantra dell'”ascoltare se stessi”. Un consiglio potenzialmente positivo ma qui viene declinato nella direzione del “lasciarsi andare”. Tutto questo poteva essere reso meno didascalico e forse anche più ambiguo del semplice ballare o baciare qualcuno.
Per Ludovica le cose sono decisamente più concrete. Il mondo esterno compra tutto, compreso l’amore e la dignità. Tutto ha un prezzo. Peccato che questo segmento viene lasciato in mano ad un personaggio come Fiore tutt’altro che centrato ad un forte livello di overacting. Non è chiaro il suo comportamento discontinuo verso Ludovica, in contrasto con la loro relazione amorosa che tutto sembra anziché una storia torbida.
Cosa rimane da salvare in tutto quello visto finora? I rapporti di amicizia tra i più giovani ai quali è perdonato essere anche incoerenti nei vari comportamenti, tanto da mettere in secondo piano le incongruenze narrative.
Chiara e Ludovica, in particolare, mostrano un rapporto di amicizia abbastanza realistico, complice un’evidente intesa tra le due attrici. A proposito del comparto attori, nettamente migliori i più giovani che non risultano stucchevoli quanto i ben più navigati “adulti”. Vittime probabilmente di personaggi troppo banali, mal si digerisce un livello medio recitativo molto sotto le possibilità degli stessi visti in altre occasioni.
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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.