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Continua e finisce (?) la storyline strettamente legata a Jonah che vede questi due episodi in continuità tra loro, come fossero il primo e il secondo tempo di uno stesso racconto.
Accadono molte cose tra tutti i vari protagonisti (e antagonisti). Non ci si è mai soffermati a contarli ma tra ragazzi e genitori si sta parlando di qualcosa come 16 personaggi principali e almeno altri 6/7 che a rotazione ritornano negli episodi. Generalmente nei teen drama si viaggia su numeri decisamente più bassi, rischiando molto spesso di ripetere sempre gli stessi schemi. Se da un lato si può apprezzare lo sforzo di cercare di approfondire ognuno di loro con motivazioni e caratteri, dall’altro pesa notevolmente una certa coerenza in alcuni passaggi narrativi. Ci si riferisce, per esempio, alla necessità di dover far incontrare troppo spesso genitori e figli senza un senso logico narrativo. Sarà questione di minutaggio da spalmare sui vari attori, ma molto spesso ci si trova ad annoiarsi nell’ennesimo colpo di scena che vede uno dei ragazzi chiamare/raggiungere uno dei genitori. In questi due episodi Gert chiama Janet per aiutarla con gli psicofarmaci o Geoffrey che diventa alleato/prigioniero dei Runaways senza battere ciglio. Sia chiaro, il rapporto amore/odio tra genitori e figli deve necessariamente essere esplorato e nessuno pretende che non ci siano ricadute nelle prese di posizioni. L’impressione però è che, a turno, i personaggi sembrano dimenticarsi di essere in conflitto e si “usano” l’un l’altro per piani sempre al limite del ridicolo.
Prendiamo anche lo scontro finale con Jonah: preso di per sé, ha un suo valore narrativo ben preciso e apre scenari interessanti su cosa stiano diventando entrambi i gruppi. Il problema sorge quando si costruiscono le motivazioni che li portano verso certe scelte. Alcuni esempi: Karolina, che fino a pochi istanti prima sembra essere obbligata a seguire Jonah per il suo nuovo senso di famiglia che lo permea in ogni suo discorso, viene abbandonata in pochi secondi, dopo aver sentito motivazioni banali e decisamente poco coinvolgenti sul fatto che debba rimanere coi suoi amici. Oppure Nico, informata sull’identità dell’assassino di sua sorella, si vendica a scoppio ritardato solo perché serve alla trama e al personaggio urge una tonalità più ambigua da novella assassina. Mancano sostanzialmente i percorsi di crescita dei personaggi che non siano così telefonati da rendere l’intreccio solo nesso causa/effetto, una banale trama senza una costruzione appassionante. Manca in sostanza il pathos.
In tutto ciò, Jonah viene quindi eliminato anche se tutto lascia supporre che torni presto sotto qualche altra forma. Si perde un personaggio che onestamente poteva essere sfruttato meglio, soprattutto nel conflitto tra le due generazioni. Julian MacMahon ha dalla sua un carisma che spicca all’interno di un comparto attori che si riducono spesso a macchiette (soprattutto tra i grandi). In negativo, come non menzionare la recitazione sempre imbronciata di Angel Parker (Catherine Wilder), efficace quando si uccide qualcuno o semplicemente riceve un appunto sagace dal proprio marito.
Accadono molte cose tra tutti i vari protagonisti (e antagonisti). Non ci si è mai soffermati a contarli ma tra ragazzi e genitori si sta parlando di qualcosa come 16 personaggi principali e almeno altri 6/7 che a rotazione ritornano negli episodi. Generalmente nei teen drama si viaggia su numeri decisamente più bassi, rischiando molto spesso di ripetere sempre gli stessi schemi. Se da un lato si può apprezzare lo sforzo di cercare di approfondire ognuno di loro con motivazioni e caratteri, dall’altro pesa notevolmente una certa coerenza in alcuni passaggi narrativi. Ci si riferisce, per esempio, alla necessità di dover far incontrare troppo spesso genitori e figli senza un senso logico narrativo. Sarà questione di minutaggio da spalmare sui vari attori, ma molto spesso ci si trova ad annoiarsi nell’ennesimo colpo di scena che vede uno dei ragazzi chiamare/raggiungere uno dei genitori. In questi due episodi Gert chiama Janet per aiutarla con gli psicofarmaci o Geoffrey che diventa alleato/prigioniero dei Runaways senza battere ciglio. Sia chiaro, il rapporto amore/odio tra genitori e figli deve necessariamente essere esplorato e nessuno pretende che non ci siano ricadute nelle prese di posizioni. L’impressione però è che, a turno, i personaggi sembrano dimenticarsi di essere in conflitto e si “usano” l’un l’altro per piani sempre al limite del ridicolo.
Prendiamo anche lo scontro finale con Jonah: preso di per sé, ha un suo valore narrativo ben preciso e apre scenari interessanti su cosa stiano diventando entrambi i gruppi. Il problema sorge quando si costruiscono le motivazioni che li portano verso certe scelte. Alcuni esempi: Karolina, che fino a pochi istanti prima sembra essere obbligata a seguire Jonah per il suo nuovo senso di famiglia che lo permea in ogni suo discorso, viene abbandonata in pochi secondi, dopo aver sentito motivazioni banali e decisamente poco coinvolgenti sul fatto che debba rimanere coi suoi amici. Oppure Nico, informata sull’identità dell’assassino di sua sorella, si vendica a scoppio ritardato solo perché serve alla trama e al personaggio urge una tonalità più ambigua da novella assassina. Mancano sostanzialmente i percorsi di crescita dei personaggi che non siano così telefonati da rendere l’intreccio solo nesso causa/effetto, una banale trama senza una costruzione appassionante. Manca in sostanza il pathos.
In tutto ciò, Jonah viene quindi eliminato anche se tutto lascia supporre che torni presto sotto qualche altra forma. Si perde un personaggio che onestamente poteva essere sfruttato meglio, soprattutto nel conflitto tra le due generazioni. Julian MacMahon ha dalla sua un carisma che spicca all’interno di un comparto attori che si riducono spesso a macchiette (soprattutto tra i grandi). In negativo, come non menzionare la recitazione sempre imbronciata di Angel Parker (Catherine Wilder), efficace quando si uccide qualcuno o semplicemente riceve un appunto sagace dal proprio marito.
C’è qualcosa da salvare? Poco ma ci proviamo. La serie, per quanto sia appesantita da troppe trame, troppe liti fine-del-mondo e troppi tradimenti, si lascia seguire quanto basta da voler sapere dove si voglia andare a parare. Conoscendo l’autore dei comic book originari di questa serie, si immagina che una migliore scrittura dei dialoghi renderebbe tutta questa sospensione d’incredulità più sopportabile, così come gli stessi personaggi.
Ora, risolta la faccenda Jonah, si aprono nuovi scenari e si inizieranno a fare bilanci su cosa siano gli “Scappati” e cosa vogliano fare con i loro genitori. Il terrore che trascinino ancora per molto questi continui ribaltamenti di fronte è grande. Onestamente stanno diventando ridicole anche le rimostranze dei figli verso questi genitori dipinti come malvagi ma poi ancora utili per essere usati quando più fanno comodo. Non sbagliava Topher a ricordarci che fossero solo figli ricchi e viziati, che giocavano a fare i supereroi in un mondo che li avrebbe comunque protetti.
Ora, risolta la faccenda Jonah, si aprono nuovi scenari e si inizieranno a fare bilanci su cosa siano gli “Scappati” e cosa vogliano fare con i loro genitori. Il terrore che trascinino ancora per molto questi continui ribaltamenti di fronte è grande. Onestamente stanno diventando ridicole anche le rimostranze dei figli verso questi genitori dipinti come malvagi ma poi ancora utili per essere usati quando più fanno comodo. Non sbagliava Topher a ricordarci che fossero solo figli ricchi e viziati, che giocavano a fare i supereroi in un mondo che li avrebbe comunque protetti.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Il giudizio rimane ancora sufficiente e il timore è che rimanga tale per tutta la stagione anche se una quasi idea di season finale la si trova in questo stesso episodio. Vedremo se ci saranno miglioramenti ma non ci speriamo tanto.
Rock Botton 2×05 | ND milioni – ND rating |
Bury Another 2×06 | ND milioni – ND rating |
Last Rites 2×07 | ND milioni – ND rating |
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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.