“The sad fact is, the facts have never mattered less than they do today.“
Questa frase si può benissimo riferire anche alla strutturazione dell’intero episodio, specialmente a quella metà dedicata al processo a Red. Poteva essere un momento di televisione veramente potente, invece viene volto in farsa, grazie ad un cospicuo numero di goffaggini e incongruenze. Si può quindi procedere ad aprire un vero e proprio diario degli errori, stile Michele Bravi, e iniziare a sbacchettare gli sceneggiatori. Per il punto d’inizio c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Come antipasto, si possono scegliere alcuni piccoli, fastidiosi errori di continuity: negli scorsi episodi è stato accennato ad un imminente sessantesimo compleanno di Red (febbraio 2020), con Bastian Moreau che ha mostrato un badge datato ottobre 2019, invece nel processo si continua a dire che la Task Force Reddington è attiva da circa cinque anni. Dovrebbero essere sei o sette. Irritante quanto il cambio di data di nascita di Lizzie da 1984 a 1985.
Pasticcio ancor più grave: al momento della sua scomparsa Raymond Reddington era un ufficiale di Marina, non si è mai formalmente dimesso, quindi gli toccherebbe la corte marziale, un processo militare e non civile.
Peggio di tutto: si celebra il processo al numero uno sulla lista dei maggiori ricercati d’America. Non è credibile che, non solo non gli venga permesso di farsi difendere da un avvocato di sua scelta, ma che si ritrovi ad essere difeso da un avvocato d’ufficio, impacciato e chiamato all’ultimo minuto, come un qualsiasi ragazzo senza famiglia (con tutto l’amore e il rispetto per Remi, i suoi cani e la sua scimmietta Jolie Coeur). Succedesse nella realtà, ci sarebbe di sicuro una corsa dei maggiori studi legali del Paese per mandare i loro uomini di punta. Soprattutto negli Stati Uniti, dove le Kardashian sono diventate famosissime per il puro fatto di essere le figlie dell’avvocato difensore di O. J. Simpson, stella del football accusata di aver ucciso l’ex moglie e un cameriere.
Si può capire l’esigenza di non togliere troppa luce all’attore protagonista, soprattutto quando ha alle spalle l’esperienza di cinque anni di Boston Legal (e si vede tutta), però quando è troppo è troppo. L’aiuto di Marvin Gerard non sarebbe stato affatto male.
Con tutto il bailamme in aula previsto da una cattiva scrittura, resta sacrificato anche il povero accusatore interpretato da Ken Leung, per quanto personaggio e interprete facciano del loro meglio. La vicenda, comunque, non finisce qui, perché è previsto un ritorno dell’avvocato Sima anche in futuri episodi.
Dispiace ancora di più vedere così tante buone occasioni sprecate in quanto, il resto della puntata, riserva spunti interessanti e pregevoli. Tanto per chiudere il discorso sul processo, l’idea di incastrare Red per la matricola abrasa della pistola che aveva con sé fa molto Al Capone incastrato per frode fiscale.
La trama verticale riserva un personaggio intrigante come il dottor Stark non si capisce se parente di Iron Man o della famiglia di Winterfell. I portatori di perfetta e luminosa bontà non hanno cittadinanza nel mondo di The Blacklist, ma lui riabilita il nome della categoria farmaceutica dopo lo Speziale – Apothecary, inoltre si aprono scenari sorprendenti quando si vede Dembé a colloquio con lui. Molti potrebbero essere i motivi per cui Red potrebbe aver bisogno dei servigi di un biohacker pronto a tutto in nome del progresso scientifico: trovare una cura per Samar, se, come sembra, l’agente Navabi sta soffrendo le conseguenze dell’incidente avuto alla fine della scorsa stagione. Trovare una cura per Alexander Kirk e, sepolta l’ascia di guerra, unire le forze con l’oligarca russo per sapere definitivamente che fine ha fatto Katarina Rostova. Oppure ancora aiutare Lizzie e Agnes.
Il richiamo alla genetica, alla capacità di riparare il DNA, riporta in gioco temi già trattati nella prima stagione, ad esempio nell’episodio “The Cyprus Agency”, quando si parlava di “gene guerriero”, di cui l’agente Keen sarebbe portatrice e, tra i fans, di un eventuale progetto Bimbi Potenziati di cui poteva far parte anche Tana delle Tigri la scuola St. Regis in cui venne addestrato Tom Keen.
Il discorso viene poi ampliato e declinato mostrando un gruppo di ragazzi con alcuni chip impiantati sottopelle per essere più profondamente connessi a computer, telefonini e sistemi di domotica. Vengono rappresentati senza la minima traccia di ironia, senza nessuno degli stereotipi legati ai nerd. Meriterebbero più attenzione, ma approfondire il tema dei cosiddetti nativi digitali e quello, ancor più scottante, del controllo qualità nella ricerca scientifica, esula dai confini di una serie tv come questa. Peccato.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Corsican 6×02 | 3.91 milioni – 0.6 rating |
The Pharmacist 6×03 | 3.65 milioni – 0.6 rating |
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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).