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“Nicky just let me say… Just stop, stop. I’m begging you, stop. Okay? No more. And-and stop, stop sending letters to my house. I’ve got a wife and a family. I moved on. I wish I was wired differently, but I’m not. Okay? I-I can’t just turn back. It’s good to see you, Nick”.
Nonostante un livello generale delle puntate abbastanza alto, in questa terza stagione lo show di Dan Fogelman ha avuto diverse battute d’arresto e, dopo diversi colpi a vuoto, si è infine risollevato con il precedente episodio. Viste le deludenti storyline di Kate e Randall, a salvare la situazione ci ha pensato la porzione di trama dedicata al Vietnam, che ha regalato il giusto spazio sia a Kevin che al character interpretato da Milo Ventimiglia.
E’ chiaro come ogni piccolo indizio e conseguente svolta narrativa fosse stata pianificata dagli autori per arrivare a questo momento, che è stato sapientemente diviso in un maxi episodio formato da due parti, con tanto di pausa nel mezzo, visto che la settimana prossima la serie non andrà in onda. Un espediente per sfruttare al massimo quella che è sicuramente una svolta narrativa di ampia portata, nonostante da diversi episodi fosse già evidente che il fratello di Jack fosse in realtà ancora vivo.
La scelta di una tripla narrazione parallela tra Vietnam, post guerra e presente, si è rivelata sicuramente vincente: questa soluzione non ha reso eccessivamente statico e scontato un momento che, seppur emotivamente importante, non ha occupato da solo tutto il minutaggio a disposizione.
Le scene finali rappresentano una degna conclusione di una puntata di alto livello con da una parte Kevin, che decide di rompere con il passato e prendere una decisione diametralmente opposta rispetto al padre, e dall’altra Nick, il quale, provato dalla visita dei nipoti e dalla notizia della morte del fratello, continua a rimuginare sui suoi sbagli, con quel “I never got to tell him. It was an accident” che racchiude in sé tutto l’episodio.
Il flashback riguardante il più piccolo dei Pearson e la sua pesca esplosiva, finalmente rivela agli spettatori il main event che ha portato al crollo definitivo dell’ex medico e alla rottura, anche se parziale, del rapporto tra i due fratelli, molto legati fin da piccoli.
La perfezione non esiste, nonostante Jack e Rebecca spesso vi siano stati molto vicini, almeno come coppia. Le bugie di Becca sul padre biologico di Randall e le menzogne del marito sulla morte del fratello sono l’ennesima dimostrazione che bisogna scendere a compromessi anche all’interno di una coppia potenzialmente perfetta.
Unica pecca di questo dodicesimo appuntamento è, a voler essere pignoli, rappresentata dal fatto che, nonostante i tanti anni trascorsi, guarda caso Nick viva ancora nella medesima roulotte e nella stessa via, la quale tra l’altro dà anche il nome all’episodio. Una forzatura necessaria per l’avanzamento della trama, ma che poteva essere evitata attraverso diverse soluzioni narrative.
“You know, your old man he saw everything in black and white, no gray. It’s, it’s why he had two lives. Uh, the one before I ruined everything. The one after. And he, he walked away from the first life. And once Jack picked a direction, he never changed course.
You know, he put the war behind him, and he never looked back. I wasn’t so lucky.”
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Un bellissimo episodio per This Is Us, che finalmente ritorna agli alti livelli che avevano contraddistinto la prima stagione, rendendo lo show estremamente popolare. Resta da capire in che modo verrà gestito il ritorno di Nick che, almeno guardando il titolo, dovrebbe rappresentare il fulcro narrativo anche del prossimo episodio. Nel frattempo, questa undicesima puntata non può che meritare il massimo dei voti.
The Last Seven Weeks 3×10 | 7.70 milioni – 2.0 rating |
Songbird Road (1) 3×11 | 8.22 milioni – 2.0 rating |
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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.