Lo scetticismo regna sovrano nella penna di chi scrive. Non è infatti il recensore che la serie voleva ma il recensore che la serie si merita perché, ammettiamolo, il fazionismo ha imperversato anche nelle bocche dei più oggettivi nelle ultime stagioni. E di Game Of Thrones si è sempre (s)parlato troppo e spesso anche senza cognizione di causa, vuoi per aderenza ai libri, vuoi per libertà creative prese da Benioff e Weiss, vuoi per una complicatezza generale nel gestire le millemila trame e personaggi. Eppure si è arrivati fino a qua, sestuplicando gli spettatori che avevano visto la series premiere (2.22 milioni) e con il solo compito di chiudere tutte le trame in 6 puntate e circa 410 minuti a disposizione. Il tutto con la promessa del CEO HBO Richard Plepler: “It’s a spectacle. The guys have done six movies.“, giusto qualche affermazione per stimolare l’appetito.
“Winterfell” arriva quindi carico di aspettative e dopo un’attesa durata quasi 20 mesi che complica un po’ tutto. Chi si aspettava di rivedere l’orda di non-morti congelati sarà rimasto ovviamente deluso, così come coloro che non si spiegheranno come un esercito così grande (e con un drago) possa essere semplicemente collocato in un contesto geografico all’improvviso gigantesco “between us and Winterfell“. Una scelta che da un lato enfatizza ulteriormente l’incapacità degli sceneggiatori nel mantenere realistici gli spostamenti ed i salti temporali, mentre dall’altro appare dovuta per non bruciarsi fin da subito il vero asso nella manica. L’idea generale è infatti quella di fare un bel recap della situazione prima di far realmente partire la stagione, ecco quindi che Winterfell diventa il luogo di raduno per praticamente tutti i personaggi della serie che, in un modo o nell’altro, si sono riuniti qui per far fronte comune contro il Night King. Lo spettatore omniscente deve quindi assistere a tutto quello scambio d’informazioni (poco piacevole) e alle reunion (più piacevole) tra consanguinei, ex mariti, migliori amici e nemici giurati. Può piacere come no, purtroppo appare come un prologo obbligatorio da cui non ci si può tirare indietro prima della battaglia finale. Classico hollywoodiano.
Qyburn: “Our queen’s brothers are unlikely to survive their Northern adventures. But in the event that they do… She has a keen sense of poetic justice.”
Bronn: “That fucking family.”
Una cosa che sarà subito saltata all’occhio di molti è il ritorno (molto inaspettato ma apprezzato) del Game Of Thrones politico, ovvero di quella parte della serie che aveva fatto innamorare il pubblico. E l’incipit più potente arriva ovviamente dalla regina (in tutti i sensi) dei magheggi che, in poche battute ma molti sottotitoli, ricorda a tutti che i Lannister pagano sempre i propri debiti, specie tra consanguinei. La politica non rimane ferma solo a King’s Landing ma è molto forte anche a Winterfell dove si consumano diverse schermate tra leghisti puristi del nord e fautori dell’unione, scontri che rendono molto viva la situazione e permettono allo spettatore di capire i diversi punti di vista e l’ottusità delle persone che non hanno ancora visto cosa c’era dietro il muro.
Rimane il solo dubbio circa quanto questi nuovi giochi politici possano perdurare visti i tempi molto ristretti ma, finché ci sono, non ci si lamenta.
Jon Snow: “I don’t know how to ride a dragon.”
Daenerys: “Nobody does. Until they ride a dragon.”
Jon Snow: “What if he doesn’t want me to?”
Daenerys: “Then I’ve enjoyed your company, Jon Snow.”
Jon Snow: “What do I hold onto?”
Daenerys: “Whatever you can.”
Jon Snow: “You’ve completely ruined horses for me.”
Una simpatica versione de La Storia Infinita porcheria con dei draghi guardoni: si potrebbero riassumere così tutte le scene totalmente inutili fatte solo per ostentare una love story incestuosa e due draghi. Enfatizziamo questo spezzone perché quanto visto sembra essere stato scritto da una penna diversa rispetto a quella che ha dipinto il toccante momento in cui Jon scopre l’identità dei suoi genitori, eppure è la stessa. Quasi ad enfatizzare la presenza sempre più lampante di diverse anime che coesistono all’interno di Game Of Thrones: quella politica, quella da teenager e quella mainstream che predilige l’effetto scenico al realismo degli eventi. Qui in “Winterfell” emergono tutte e tre in scene diverse ma comunque emergono e confermano per l’ennesima volta un cambio di stile già visto nelle ultime stagioni. Che piaccia o meno.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Dragon And The Wolf 7×07 | 12.1 milioni – 5.2 rating |
Winterfell 8×01 | 11.7 milioni – 5.0 rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.