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Poldark ritorna con la sua quinta, e a quanto pare ultima, stagione. Al di là delle ragioni, condivisibili o meno, palesi o intuibili, che hanno spinto Debbie Horsfield a decidere di chiudere qui l’avvincente drama in costume, non si può non esprimere una punta di rammarico all’idea che entro un paio di mesi le avventure di Ross e di Demelza, di George e di Enys, di Sam e di Drake, di Geoffrey Charles e di Caroline giungeranno al termine. Soprattutto dopo aver assistito ad una season premiere in cui si gettano le basi per sviluppi di trama intriganti e pieni di potenzialità e in cui prosegue quella progressiva espansione della narrazione al di fuori dei confini della Cornovaglia, già avviata nelle passate stagioni dalle peripezie politiche prima di George e poi di Ross: se è vero che Nampara, Trenwith, Truro, le miniere corniche dove si fatica a trovare lavoro e le splendide scogliere ideali per passeggiate e minacce di gruppo continuano ad essere il fulcro della storia, è altrettanto vero che le gesta dei protagonisti si intrecciano sempre più con la grande storia e con le politiche, interne e coloniali, della Gran Bretagna.
A tal proposito, è fondamentale l’ingresso sulla scena di due nuovi personaggi. Innanzitutto c’è il colonnello Edward Despard, interpretato da un sempre ottimo Vincent Regan: vecchia conoscenza di Ross e Dwight, veterano della guerra d’indipendenza americana, governatore della Mosquito Coast che ha avuto l’ardire di prendere in moglie una ex-schiava (che sacrilegio, in una nazione che ancora praticava la schiavitù) e ora prigioniero della Corona per aver pestato i piedi alla persona sbagliata. Nella fattispecie a Ralph Hanson, ricco commerciante di mogano delle Indie Occidentali e papabile nuovo co-villain della stagione, che non sfigurerebbe affatto accanto a George Warleggan… se solo questi fosse ancora il vecchio George.
La morte di Elizabeth si rivela un colpo troppo duro per l’ambizioso deputato, avvelenando quello che dovrebbe essere il momento più felice della sua vita (sta per ricevere un cavalierato, mica poco per il nipote di un fabbro) e spingendolo abbondantemente oltre l’orlo della follia. Le scene in cui ha le allucinazioni della moglie defunta, per quanto siano una trovata banale, ben rendono la fragile situazione psicologica di un uomo privato dell’amore della sua vita, rimasto solo con due figli su cui non riesce ancora a riversare il proprio amore paterno (ci riuscirà mai?) e un insensibile zio impegnato più a fare affari e a combinargli un matrimonio con la bella di turno che a chiedergli anche solo per un istante come stia. Né la morte di Elizabeth sembra mitigare l’astio col figliastro Geoffrey Charles, pronto a intraprendere la carriera militare e probabilmente anche a soffiargli la suddetta bella bionda.
D’altro canto, per Ross le cose non sembrano andare meglio, visto che per salvare il vecchio amico Ned finisce per accettare un patto col mefistofelico e misterioso signor Wickham, che potrebbe rivelarsi più gravoso del previsto. Si potrà, giustamente, far notare che la catena di eventi che porta il protagonista in questa nuova situazione sia trattata con una certa frettolosità e si serva di diverse coincidenze a dir poco provvidenziali: chiedere allo spettatore di accettare senza colpo ferire che Ross capiti per caso sul luogo di un potenziale attentato a re Giorgio III proprio quando avrebbe bisogno di un modo per tirare l’amico fuori di prigione è decisamente troppo. Ma da un lato ciò potrebbe essere dovuto alla ristrettezza dei tempi di questa stagione, che conta solo otto episodi e deve quindi forzare la trama, dall’altro dal bisogno di avviare per bene la macchina narrativa entro la fine dell’episodio piuttosto che lasciare in sospeso la questione Regan per la settimana successiva. In ogni caso, si preannunciano tempi duri per la testa calda più famosa di Cornovaglia.
Non va meglio in quel di Nampara e dintorni, dove il fuoco della rivoluzione sembra aver attecchito tra i popolani esasperati dalla fame e dalla mancanza cronica di lavoro. Nulla di nuovo sotto il sole, da questo punto di vista, poiché l’esasperazione della plebe è uno dei leitmotiv della serie da sempre e anche la questione rivoluzionaria francese è stata affrontata negli scorsi anni. La novità sta nel legare questo tema ad un nuovo personaggio che irrompe nella vita dei Poldark e dei Carne in maniera a dir poco esplosiva: Tess Tregidden. L’infervorato discorso sulla spiaggia, il faccia a faccia con Demelza (in cui la tensione tra le due donne si poteva tagliare col coltello, brave entrambe le attrici) e in generale il modo di porsi sulla scena della new entry ne fanno subito emergere la combattività e l’ardore, mentre il fatto che Sam si sia già prenotato per salvare la pecorella smarrita e ricondurla all’ovile fa sperare che anche per il predicatore sia giunta l’ora di accasarsi. Nella speranza, ovviamente, che le sue peripezie sentimental-matrimoniali siano migliori di quelle del fratello Drake, che ha sì coronato il sogno d’amore con Morwenna, ma deve fare i conti con i traumi della donna e con l’incapacità di questa di consumare carnalmente la loro unione. Ancora una volta, il motto di casa Carne è “Mai ‘na gioia”.
A uscire male dall’episodio, a sorpresa, è Demelza, colei che ha sempre incarnato il giusto equilibrio tra gentilezza e fermezza, tra fiducia nel prossimo e pragmatismo. Vederla promettere lavoro con leggerezza o assumere in casa propria la stessa donna che il giorno prima la minacciava neanche troppo velatamente, o addirittura partire per Londra dopo un tentativo di incendiarle la priorità, fa sorgere dubbi sulla qualità della scrittura di un personaggio che negli anni si è imparato ad amare proprio per la sua coerenza e la sua intelligenza.
Nel complesso, comunque, ci si trova di fronte ad una discreta premiere che ha l’ulteriore pregio di accennare ad un tema quale la questione della schiavitù, della cui abolizione si discuteva proprio in quegli anni. La Gran Bretagna fu una delle prime nazioni ad attuarla, nel 1807, e chissà che nella finzione di Poldark non salti fuori che Ross ha avuto un suo ruolo in questo epocale evento.
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Il fatto che questa stagione sia l’ultima si fa sentire nella frettolosità con cui la premiere dà il via alle danze, ma non è un grande problema: l’ingresso di nuovi personaggi e la trattazione di nuove tematiche di un certo peso sembrano promettere un’ultima annata a dir poco esplosiva. Bisogna solo pazientare e sperare che tutto vada per il meglio.
Episode 8 4×08 | ND milioni – ND rating |
Episode 1 5×01 | ND milioni – ND rating |
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.