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Siamo così giunti all’episodio natalizio della serie horror antologica Into The Dark, che però, di natalizio, non ha assolutamente nulla, se non qualche decorazione luminosa ed alberi di natale sullo sfondo. Nonostante ciò, possiamo affermare, con assoluta certezza, di trovarsi di fronte ad uno dei migliori episodi fino a qui creati dalla Blumhouse Television per la piattaforma Hulu. La trama di “A Nasty Piece Of Work” è così semplice, tanto quanto il suo svolgimento è caotico, demenziale, irriverente, allucinante e tremendamente perfetto.
Dalle mani di Paul Soter (attore, regista, sceneggiatore ed uno dei membri del gruppo comico Broken Lizard) e dagli occhi di Charles Hood nasce una puntata che catapulta lo spettatore all’interno di una vera e propria casa degli orrori (metaforicamente e fisicamente parlando), dove realtà e finzione si mescolano assieme a surrealismo, sequenze no-sense e quella giusta quantità di black humor necessario a far funzionare un prodotto.
Ted, protagonista di “A Nasty Piece Of Work”, è un dipendente di un’importantissima azienda, sfruttato in tutti i modi dal suo capo, capo che non si accorge di tutti gli sforzi che il pover’uomo compie per far notare le proprie capacità e farsi, giustamente e finalmente, apprezzare. Dopo l’ennesima umiliazione, però, a Ted viene concessa un’insolita possibilità: viene, infatti, invitato a casa del boss per discutere di una probabile promozione che potrebbe svoltare la sua vita. Ted si presenta alla cena disilluso, pieno di rassegnazione e cinismo, sentimenti che hanno affossato la sua positività e speranza in un futuro migliore, ma la serata subirà dei risvolti macabri ed inaspettati.
Non è un caso che, in questa puntata, si percepisca quasi lo spirito guida di Jordan Peele: il regista porta-bandiera dell’afro-horror, infatti, era già stato implicitamente citato come spunto in altri episodi della serie (soprattutto in “Culture Shock“), per non parlare del legame tra Peele e Jason Blum, che è stato uno dei produttori sia di “Scappa – Get Out” che di “Noi”. La componente sociale dell’episodio è tutta rivolta verso la classe operaia, schiacciata dall’autorità arricchita, da coloro che mantengono sempre il coltello dalla parte del manico e non perdono occasione per ricordarlo. Ai quattro protagonisti dell’assurda serata, viene data la possibilità di ribaltare la situazione ed entrare a far parte di quel mondo tanto invidiato ed agognato, ma la scalata ai piani alti avrà delle conseguenze.
Ted, il suo collega Gavin e le rispettive mogli, si ritrovano intrappolati in una escalation di orrore, sadismo e humor nero e diventano, loro malgrado, protagonisti di una sorta di snuff movie, in cui Steven (il boss) e la consorte Kiwi cercano di decidere a chi affidare l’incarico dirigenziale. Lo stravagante “colloquio” metterà a nudo i candidati, sviscerando i loro segreti più nascosti e le loro paure più profonde, spingendoli fino al limite del loro raziocinio.
All’esterno della magione, inoltre, troviamo gli altri grandi capi, tutti vestiti di bianco e con maschere candide, che stridono violentemente con l’oscurità della loro anima: Ted e gli altri tre personaggi non sono altro che mere pedine in un perverso gioco fatto per intrattenere ricchi annoiati dalla vita. L’umiliazione del più debole, infatti, è visto come un semplice passatempo, in un mondo malato, in cui contano solo ricchezza, potere ed ambizione.
La risoluzione finale è l’unico spiraglio di speranza e buonismo concesso dall’episodio e, seppur un po’ troppo telefonata, non stona più di tanto con tutto l’insieme.
Dalle mani di Paul Soter (attore, regista, sceneggiatore ed uno dei membri del gruppo comico Broken Lizard) e dagli occhi di Charles Hood nasce una puntata che catapulta lo spettatore all’interno di una vera e propria casa degli orrori (metaforicamente e fisicamente parlando), dove realtà e finzione si mescolano assieme a surrealismo, sequenze no-sense e quella giusta quantità di black humor necessario a far funzionare un prodotto.
Ted, protagonista di “A Nasty Piece Of Work”, è un dipendente di un’importantissima azienda, sfruttato in tutti i modi dal suo capo, capo che non si accorge di tutti gli sforzi che il pover’uomo compie per far notare le proprie capacità e farsi, giustamente e finalmente, apprezzare. Dopo l’ennesima umiliazione, però, a Ted viene concessa un’insolita possibilità: viene, infatti, invitato a casa del boss per discutere di una probabile promozione che potrebbe svoltare la sua vita. Ted si presenta alla cena disilluso, pieno di rassegnazione e cinismo, sentimenti che hanno affossato la sua positività e speranza in un futuro migliore, ma la serata subirà dei risvolti macabri ed inaspettati.
Non è un caso che, in questa puntata, si percepisca quasi lo spirito guida di Jordan Peele: il regista porta-bandiera dell’afro-horror, infatti, era già stato implicitamente citato come spunto in altri episodi della serie (soprattutto in “Culture Shock“), per non parlare del legame tra Peele e Jason Blum, che è stato uno dei produttori sia di “Scappa – Get Out” che di “Noi”. La componente sociale dell’episodio è tutta rivolta verso la classe operaia, schiacciata dall’autorità arricchita, da coloro che mantengono sempre il coltello dalla parte del manico e non perdono occasione per ricordarlo. Ai quattro protagonisti dell’assurda serata, viene data la possibilità di ribaltare la situazione ed entrare a far parte di quel mondo tanto invidiato ed agognato, ma la scalata ai piani alti avrà delle conseguenze.
Ted, il suo collega Gavin e le rispettive mogli, si ritrovano intrappolati in una escalation di orrore, sadismo e humor nero e diventano, loro malgrado, protagonisti di una sorta di snuff movie, in cui Steven (il boss) e la consorte Kiwi cercano di decidere a chi affidare l’incarico dirigenziale. Lo stravagante “colloquio” metterà a nudo i candidati, sviscerando i loro segreti più nascosti e le loro paure più profonde, spingendoli fino al limite del loro raziocinio.
All’esterno della magione, inoltre, troviamo gli altri grandi capi, tutti vestiti di bianco e con maschere candide, che stridono violentemente con l’oscurità della loro anima: Ted e gli altri tre personaggi non sono altro che mere pedine in un perverso gioco fatto per intrattenere ricchi annoiati dalla vita. L’umiliazione del più debole, infatti, è visto come un semplice passatempo, in un mondo malato, in cui contano solo ricchezza, potere ed ambizione.
La risoluzione finale è l’unico spiraglio di speranza e buonismo concesso dall’episodio e, seppur un po’ troppo telefonata, non stona più di tanto con tutto l’insieme.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Into The Dark alza la sua asticella con un connubio perfetto tra sadismo, humor nero, surrealismo e critica sociale. La prossima volta pensateci due volte prima di accettare un invito dal vostro capo.
Pilgrim 2×02 | ND milioni – ND rating |
A Nasty Piece Of Work 2×03 | ND milioni – ND rating |
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.