“This is not a game.”
The Plot Against America è una serie difficile. Partiamo da questo.
Non è difficile da digerire una Storia diversa da quella che abbiamo conosciuto: è la consapevolezza di averla sfiorata che rende ogni puntata un giro sulle montagne russe.
Per quanto ucronica sia la trama costruita da Philip Roth, essa rappresenta una concreta declinazione dell’azione umana e delle barbarie di cui è capace.
Nell’era dei diritti e della lotta antidiscriminatoria le logiche del rabbino Bengelsdorf appaiono così lontane dalla nostra cultura e dal nostro vissuto. Eppure siamo tutti frutto di una Storia sfiorata, affatto astratta, affatto irrealizzabile. Quest’ultimo concetto è reso in maniera molto chiara dal personaggio di Evelyn: perché un ebreo dovrebbe avvalorare le politiche antisemite?
Nella visione dell’episodio ogni azione di Evelyn, ogni suo tentativo di accrescere la politica del governo Lindbergh ci lascia perplessi e infastiditi dal personaggio; tutti atteggiamenti frutto della sua stoltezza o della sua ignoranza. Ma se non ci fermiamo al velo sopra posto e indaghiamo più in profondità vedremmo che in quel momento Evelyn la Storia la sta vivendo. Difficilmente si può chiedere a un contemporaneo una certa lucidità di analisi e capacità di critica della storia in divenire: l’ardua sentenza, lo sappiamo bene, è dei posteri.
Evelyn allora potrà difettare di ogni requisito imprescindibile per acquisire la realtà che si sta compiendo di fronte ai suoi occhi (istruzione, lungimiranza, capacità critica, intuizione) ma in realtà quello che le capita è quello che potrebbe capitare al più alto tra gli istruiti e al più impavido tra i coraggiosi, essere, cioè, vittima del fascino del male.
Non si può d’altro canto negare al rabbino Bengelsdorf (e soprattutto a John Turturro) un’ars oratoria particolarmente persuasiva ed efficace. D’altro canto, come sostenere tali nefandezze se non con arguzia ed eloquenza?
C’è poi da osservare che ogni attacco alla libertà o alla democraticità passa sempre per una trama politica fitta e ben ramificata, da renderla all’apparenza non così insostenibile, tutt’altro.
Alla luce di tutto quello che sappiamo e della consapevolezza che ci ha resi responsabili e ci ha obbligato a rimanere vigili nell’esatta misura in cui ci siamo mostrati sordi, riusciamo a riconoscere nelle parole di Bengelsdorf il seme della discordia. Ma per quanto ci piaccia professarci difensori della libertà, della dignità e dell’umana compassione, è utile domandarsi da quale lato saremmo stati, noi? Privi del bagaglio culturale che ci ha resi allo stesso tempo liberi e schiavi di un passato che siamo in dovere di non dimenticare, che ruolo avremmo ricoperto nel governo Lindbergh?
Un’epoca che non è poi così lontana e uno schema di persuasione suscettibile di ripetersi nella storia svelano quanto in realtà l’uomo sia debole e quanto sia importante rimanere vigili.
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Lunatica, brutta, cinefila e mancina. Tutte le serie tv sono uguali, ma alcune sono più uguali delle altre.