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Tirando le somme su quanto visto in questi sei episodi, non si può non parlare principalmente di incertezza temporale. Ju-On: Origins presenta a tutti gli effetti un’antologia di storie sfalsate nel tempo e che si incrociano tra loro all’interno delle scene. Storie con tratti comuni, non perfettamente definite nel loro svolgersi, difficili da incasellare in un preciso continuum. L’incertezza temporale vale per lo spettatore che guarda un susseguirsi di sequenze senza saperle ben inquadrare, ma vale anche per i diversi personaggi presentati, che vedono le loro crude vicende influenzate da presenze che altro non sono che figure di altre storie. Presente, passato e futuro si incrociano tra di loro all’interno della casa, dando delle parziali spiegazioni (a personaggi e spettatori) sulla natura di alcuni eventi oscuri, ma spesso anche essendone la causa diretta.
Una volta concepito ciò, verrebbe quasi da riguardare l’intero show per cogliere elementi e apparizioni che ad una prima visione erano difficili da comprendere.
Quanto detto rappresenta sicuramente l’ingrediente principale dello show e dello svolgersi di questo sesto episodio. L’apparizione fantasmagorica e inquietante deve avere il predominio estetico rispetto ad eventuali procedimenti narrativi che sarebbero stati più scontati. La ricerca del paranormale di Yasuo rimane quasi sempre sullo sfondo, affermando sicuramente la sua importanza, ma preferendo poi un risvolto che coinvolge lo scrittore in prima persona, piuttosto che renderlo figura investigatrice imparziale.
Se questo lato ha in effetti un risvolto marginale ma onnipresente (il minutaggio di Yasuo e collaboratori è costante ma mai elevato), ancora più di contorno è il lato poliziesco. Il poliziotto che va a parlare con il ricercatore nel finale rende ancora più irrilevante qualsiasi risvolto inerente le indagini. Il fatto che nessuno poteva sapere che all’interno del cadavere della donna cui era stato strappato il feto fosse presente un telefono rappresenta una potenziale rilevazione da giallo classico. La risposta di Yasuo però è particolarmente significativa: “l’ho inventato”. Il telefono effettivamente è ricorso più volte nelle differenti narrazioni presentate, sia come oggetto che da un punto di vista sonoro. La simbologia di tutti i vari fattacci avvenuti dentro la casa lascia pensare a dei ricorsi e ad elementi ricorrenti da cui non si può scappare, anche uscendo dalla casa. Yasuo sapeva del telefono e basta, senza esserne coinvolto, senza esserne realmente a conoscenza, perché figura direttamente coinvolta, sin dall’infanzia, con l’energia demoniaca della casa.
Difficile – o forse limite di chi scrive – chiudere perfettamente il cerchio degli eventi. Perché il papà di Yasuo e l’inquilino del 1997 scompaiono vittime di una stranissima e presunta autocombustione? Cosa è realmente successo? Il tizio che tenta di accoltellare la donna incinta nella visione in bianco e nero è l’inquilino originale che ha dato il via alle maledizioni e alla ricorrenza dell’evento come mostrato qualche episodio fa? Probabilmente chi è a conoscenza della mitologia del marchio Ju-On avrà delle risposte ben più precise rispetto ad un neofita che si gode semplicemente un nuovo prodotto Netflix dal sapore più esotico del solito. Indubbiamente lo stile curato, le scene meravigliosamente spaventose e gli intrecci narrativi ricercati e complessi non possono che infondere voglia di approfondire il discorso. O comunque di andare a soggiornare in una casa abbandonata nei sobborghi di Tokyo e vedere un po’ che succede.
Una volta concepito ciò, verrebbe quasi da riguardare l’intero show per cogliere elementi e apparizioni che ad una prima visione erano difficili da comprendere.
Quanto detto rappresenta sicuramente l’ingrediente principale dello show e dello svolgersi di questo sesto episodio. L’apparizione fantasmagorica e inquietante deve avere il predominio estetico rispetto ad eventuali procedimenti narrativi che sarebbero stati più scontati. La ricerca del paranormale di Yasuo rimane quasi sempre sullo sfondo, affermando sicuramente la sua importanza, ma preferendo poi un risvolto che coinvolge lo scrittore in prima persona, piuttosto che renderlo figura investigatrice imparziale.
Se questo lato ha in effetti un risvolto marginale ma onnipresente (il minutaggio di Yasuo e collaboratori è costante ma mai elevato), ancora più di contorno è il lato poliziesco. Il poliziotto che va a parlare con il ricercatore nel finale rende ancora più irrilevante qualsiasi risvolto inerente le indagini. Il fatto che nessuno poteva sapere che all’interno del cadavere della donna cui era stato strappato il feto fosse presente un telefono rappresenta una potenziale rilevazione da giallo classico. La risposta di Yasuo però è particolarmente significativa: “l’ho inventato”. Il telefono effettivamente è ricorso più volte nelle differenti narrazioni presentate, sia come oggetto che da un punto di vista sonoro. La simbologia di tutti i vari fattacci avvenuti dentro la casa lascia pensare a dei ricorsi e ad elementi ricorrenti da cui non si può scappare, anche uscendo dalla casa. Yasuo sapeva del telefono e basta, senza esserne coinvolto, senza esserne realmente a conoscenza, perché figura direttamente coinvolta, sin dall’infanzia, con l’energia demoniaca della casa.
Difficile – o forse limite di chi scrive – chiudere perfettamente il cerchio degli eventi. Perché il papà di Yasuo e l’inquilino del 1997 scompaiono vittime di una stranissima e presunta autocombustione? Cosa è realmente successo? Il tizio che tenta di accoltellare la donna incinta nella visione in bianco e nero è l’inquilino originale che ha dato il via alle maledizioni e alla ricorrenza dell’evento come mostrato qualche episodio fa? Probabilmente chi è a conoscenza della mitologia del marchio Ju-On avrà delle risposte ben più precise rispetto ad un neofita che si gode semplicemente un nuovo prodotto Netflix dal sapore più esotico del solito. Indubbiamente lo stile curato, le scene meravigliosamente spaventose e gli intrecci narrativi ricercati e complessi non possono che infondere voglia di approfondire il discorso. O comunque di andare a soggiornare in una casa abbandonata nei sobborghi di Tokyo e vedere un po’ che succede.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Alto livello scenico e narrativo che lascia lo spettatore smarrito, inquieto e con tantissima curiosità. Sicuramente l’obiettivo di far riscoprire il marchio Ju-On è pienamente raggiunto.
Episode 5 1×05 | ND milioni – ND rating |
Episode 6 1×06 | ND milioni – ND rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.