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“You are most welcome. But, Agent Johnson, while your friends will indeed survive, team will not. I have seen the future. Carry on this mission and cherish it, for it will be your last mission together.”
Marvel’s Agents Of Shield si prepara alla propria corsa verso il finale di serie con un episodio decisamente filler, visto e considerato che la trama si cristallizza nuovamente, ma perfettamente funzionante. L’intervento di Yo-Yo per sbloccare lo Zephyr dal “rimbalzo” temporale sembrava aver avuto fortuna nel precedente episodio, salvo rivelarsi non sufficiente al team dello S.H.I.E.L.D. per evitare di rimanere intrappolati in un vortice temporale. Un vortice temporale che, lentamente, trascina lo Zephyr verso il suo totale annichilimento (così come il suo equipaggio) e che ben presto si dimostrerà essere un vero e proprio loop temporale in cui Coulson e Daisy sembrano essere intrappolati (ma coscienti, a differenza di tutti gli altri personaggi).
Un’idea perfettamente in linea con la narrazione della stagione, incentrata sui viaggi temporali, e perfettamente portata in scena: Elizabeth Henstridge (Simmons), regista della puntata, rimodella a proprio piacimento uno dei migliori episodi della stagione non lesinando nei piccoli colpi di scena; nel perfezionismo scenico; nel sadismo così come nella comicità; nella compostezza e seriosità dei dialoghi tra Coulson e Daisy.
In definitiva, “As I Have Always Been” era l’episodio di cui MAOS necessitava a questo punto della stagione per scrollarsi probabilmente di dosso le “trappole temporali”, così da riprendere a pieno ritmo con la narrazione della stagione. La puntata viene raccontata seguendo la protagonista principale, Daisy (rediviva e finalmente tornata ad essere personaggio attivo), che lentamente comprende di essere bloccata all’interno di un loop narrativo mortale. Per uscire, l’unica alternativa, dopo svariati tentativi, viene trovata nel famoso impianto che Simmons si è fatta impiantare e di cui Enoch e Deke sono gli unici ad esserne a conoscenza. L’impianto serve per preservare informazioni preziose riguardanti Fitz da un possibile interrogatorio chronicom, ma rappresenta anche un filtro che impedisce a Simmons di aiutare i suoi compagni nella risoluzione del loop. La soluzione è tanto semplice quanto dolorosa per il pubblico: per salvarsi, Coulson e compagni devono rimediare da Enoch l’EDM (Electrochron Displacement Mechanism) senza il quale però il pittoresco compagno di avventure morirà (per la precisione, si spegnerà).
Un’idea perfettamente in linea con la narrazione della stagione, incentrata sui viaggi temporali, e perfettamente portata in scena: Elizabeth Henstridge (Simmons), regista della puntata, rimodella a proprio piacimento uno dei migliori episodi della stagione non lesinando nei piccoli colpi di scena; nel perfezionismo scenico; nel sadismo così come nella comicità; nella compostezza e seriosità dei dialoghi tra Coulson e Daisy.
In definitiva, “As I Have Always Been” era l’episodio di cui MAOS necessitava a questo punto della stagione per scrollarsi probabilmente di dosso le “trappole temporali”, così da riprendere a pieno ritmo con la narrazione della stagione. La puntata viene raccontata seguendo la protagonista principale, Daisy (rediviva e finalmente tornata ad essere personaggio attivo), che lentamente comprende di essere bloccata all’interno di un loop narrativo mortale. Per uscire, l’unica alternativa, dopo svariati tentativi, viene trovata nel famoso impianto che Simmons si è fatta impiantare e di cui Enoch e Deke sono gli unici ad esserne a conoscenza. L’impianto serve per preservare informazioni preziose riguardanti Fitz da un possibile interrogatorio chronicom, ma rappresenta anche un filtro che impedisce a Simmons di aiutare i suoi compagni nella risoluzione del loop. La soluzione è tanto semplice quanto dolorosa per il pubblico: per salvarsi, Coulson e compagni devono rimediare da Enoch l’EDM (Electrochron Displacement Mechanism) senza il quale però il pittoresco compagno di avventure morirà (per la precisione, si spegnerà).
Enoch: “But it’s not the physical pain that troubles me. I am acutely aware that in my thousands of years observing humans I never used to feel lonely.
I have been alone many times. To be candid, I preferred it. But it wasn’t until I met this particular team of S.H.I.E.L.D. agents that being alone meant…feeling lonely. And I don’t care for it. So…I am feeling, as you might expect, some anxiety now.
[…] That is very kind of you. But…it’s that last part, isn’t it? You can stay with me up to the end but you can’t come with me at the end. I will have to leave you. And I will have to do that alone. And I can’t help wondering…when that happens…will I feel lonely?”
Coulson: “I can say with some authority that you’re not wrong. Dying is lonely. But the feeling is temporary…at least for the person dying. The ones who are left behind…less so. I guess that’s the one advantage to going first.
Enoch: “Yes. It’s different, watching your friends go before you, isn’t it? I have been through that, as well. It can be harder to stay than to leave. I’m sorry, Philip J. Coulson.”
I have been alone many times. To be candid, I preferred it. But it wasn’t until I met this particular team of S.H.I.E.L.D. agents that being alone meant…feeling lonely. And I don’t care for it. So…I am feeling, as you might expect, some anxiety now.
[…] That is very kind of you. But…it’s that last part, isn’t it? You can stay with me up to the end but you can’t come with me at the end. I will have to leave you. And I will have to do that alone. And I can’t help wondering…when that happens…will I feel lonely?”
Coulson: “I can say with some authority that you’re not wrong. Dying is lonely. But the feeling is temporary…at least for the person dying. The ones who are left behind…less so. I guess that’s the one advantage to going first.
Enoch: “Yes. It’s different, watching your friends go before you, isn’t it? I have been through that, as well. It can be harder to stay than to leave. I’m sorry, Philip J. Coulson.”
Enoch agisce senza nemmeno riflettere: il salvataggio dell’intera squadra ha un peso specifico (a livello di importanza) sicuramente maggiore rispetto al proprio. Ecco quindi che lo Zephyr viene tratto in salvo, ma a discapito di uno dei personaggi principali. La sequenza finale, riguardante l’addio di Enoch, non è solo ricolma di dialoghi e riflessioni cariche di sentimentalismo ma anche di domande esistenziali e possibili risposte: importante da questo punto di vista gli interventi di Coulson (un LMD strutturalmente simile ad Enoch) che già in precedenza nella puntata aveva avuto modo di dialogare con Daisy proprio riguardo questo tipo di tematiche esistenzialiste.
La morte, la solitudine ed il fatidico “dopo” misterioso che avvolge il termine della vita diventano argomento di breve trattazione tra Daisy, Coulson ed un sempre più debole Enoch che, ormai a ridosso della fine, ricorda sommessamente il suo migliore amico (Fitz) dispiacendosi di non averlo al suo fianco.
Prima di spegnersi, tuttavia, Enoch sottolinea, dopo aver puntualizzato di aver visto il futuro, come quella in corso rappresenti l’ultima missione del team dello S.H.I.E.L.D. di cui ha fatto parte anche lui. Da un certo punto di vista lo spettatore è conscio di questa informazione (dal momento che questa settima stagione rappresenta l’ultima), tuttavia un’affermazione di questo tipo getta ulteriore fumo su ciò che sarà l’effettivo futuro dei singoli membri del team una volta arrivati alla vera conclusione della storia. La vita va avanti, quindi, per tutti i personaggi così come per la serie.
“As I Have Always Been” rappresenta il commiato perfetto per uno dei personaggi più iconici delle ultime stagioni, nonché miglior appuntamento di questa settima stagione. Henstridge ha sottolineato che per prepararsi alla regia di questa puntata ha guardato film e serie tv che incentravano la loro narrazione attorno ad un loop narrativo (Russian Doll, Groundhog Day e Run Lola Run) e, come sottolineato in precedenza, il risultato finale ripaga sicuramente il lavoro.
La morte, la solitudine ed il fatidico “dopo” misterioso che avvolge il termine della vita diventano argomento di breve trattazione tra Daisy, Coulson ed un sempre più debole Enoch che, ormai a ridosso della fine, ricorda sommessamente il suo migliore amico (Fitz) dispiacendosi di non averlo al suo fianco.
Prima di spegnersi, tuttavia, Enoch sottolinea, dopo aver puntualizzato di aver visto il futuro, come quella in corso rappresenti l’ultima missione del team dello S.H.I.E.L.D. di cui ha fatto parte anche lui. Da un certo punto di vista lo spettatore è conscio di questa informazione (dal momento che questa settima stagione rappresenta l’ultima), tuttavia un’affermazione di questo tipo getta ulteriore fumo su ciò che sarà l’effettivo futuro dei singoli membri del team una volta arrivati alla vera conclusione della storia. La vita va avanti, quindi, per tutti i personaggi così come per la serie.
“As I Have Always Been” rappresenta il commiato perfetto per uno dei personaggi più iconici delle ultime stagioni, nonché miglior appuntamento di questa settima stagione. Henstridge ha sottolineato che per prepararsi alla regia di questa puntata ha guardato film e serie tv che incentravano la loro narrazione attorno ad un loop narrativo (Russian Doll, Groundhog Day e Run Lola Run) e, come sottolineato in precedenza, il risultato finale ripaga sicuramente il lavoro.
Enoch: “This is the nature of family, isn’t it? I have seen it countless times on countless worlds. People arrive, so we celebrate and people leave us, so we grieve. We do what we can with the time in between but the cycle is always there. No one escapes it. Not even me.”
Coulson: “Which means you’re not alone. You’re a part of that cycle.”
Daisy: “Like every other living thing.”
Enoch: “Fitz. He was my best friend.”
Daisy: “And you were a good friend to Fitz. You were a good friend to all of us.”
Enoch: “As I have always…”
Coulson: “Which means you’re not alone. You’re a part of that cycle.”
Daisy: “Like every other living thing.”
Enoch: “Fitz. He was my best friend.”
Daisy: “And you were a good friend to Fitz. You were a good friend to all of us.”
Enoch: “As I have always…”
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Migliore episodio della stagione fino a questo punto. Una commistione perfetta tra sentimentalismo, azione e sci-fi. Ed il pubblico può solo che essere felice.
After, Before 7×08 | 1.38 milioni – 0.2 rating |
As I Have Always Been 7×09 | 1.28 milioni – 0.2 rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.