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11.22.63 1×05 – The TruthTEMPO DI LETTURA 4 min

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(Sadie) trasse un respiro lungo e spezzato, poi sbottò: “E quella che provo è rabbia. So che la vita è dura, penso che tutti lo sappiano nel profondo del cuore, ma perché deve essere anche crudele? Perché deve mordere? (…) Perché non ci sono seconde possibilità?”
(Stephen King – 22.11.63)

Il tema principe di questa puntata, che inizia esattamente dall’inquadratura con cui era finita la precedente, è l’aggressione a Sadie ad opera dell’ex marito psicopatico. Le drammatiche sequenze occupano gran parte del tempo, tra sangue, terrore e candeggina, offrendoci altri momenti trucidi dopo quelli al mattatoio di “The Kill Floor“.
Solo alcune osservazioni: T.R. Knight, nel ruolo di Johnny, non fa paura come dovrebbe e non solo perché non ha il fisico imponente di Josh Duhamel. Non scomodiamo paragoni con il Jack Nicholson di Shining, non si pretende certo tanta maestria, ma insomma si poteva fare di meglio. Le scene, inoltre, sono inframmezzate in modo un po’ fastidioso, per esempio da un momento ambientato nel 2016 con il protagonista a lezione mentre parla con i suoi studenti. Non se ne capisce bene l’utilità, anche perché i ragazzi non sembrano molto interessati alla domanda: “Se poteste intervenire su un momento preciso per cambiare la storia, cosa cambiereste?“.
James Franco, dal canto suo, sta in parte e fa l’unica cosa giusta e logica: buttare la candeggina negli occhi dell’aggressore. Pensata molto migliore della bugia malamente rattoppata con cui cerca di spiegare alla sua donna le registrazioni trovate in casa sua, dove della gente parla geme in russo. Spiccano in positivo, nel mare della negatività, tutti i personaggi della scuola di Jodie. Si dimostrano assai solidali con Sadie e con Jake nel momento del bisogno, anche se lui era stato allontanato dall’insegnamento per “clausole morali”, dopo la scoperta dei suoi incontri con l’amata nel motel. Sembrano quasi voler confermare la visione degli anni ’60 a stelle e strisce come epoca più simpatica e più gentile, diciamo così, rispetto all’attuale. Era ancora quella a cui gli americani amano pensare come ad un’età dell’innocenza, quella precedente alle morti mai chiarite di Marilyn Monroe (agosto 1962) e, appunto, di JFK. Un’epoca, per dirla come King nel libro, in cui Dickens non avrebbe fatto troppa fatica a ritrovarsi. Certo non per chi era di colore, come si diceva allora, o afroamericano come si dice oggi. Si conferma comunque la capacità della showrunner Bridget Carpenter di cogliere lo spirito dei tempi attraverso le minuzie della quotidianità.
Dove invece è stato fatto un cambiamento sostanziale rispetto alla pagina scritta è stato nella scena in cui Jake fa visita a Sadie in ospedale, subito dopo l’aggressione. La versione cartacea si conclude con le parole citate sopra, invece la miniserie con la rivelazione della vera identità di Mr. Epping e della sua missione (nel libro gliel’aveva già detto), in una scena molto più consolante e pacificatoria rispetto allo scritto originale. Vedremo da qui alla fine se J. J. Abrams e il suo team, d’accordo con lo stesso King, avranno conservato il senso che il libro dà, del ballo come momento di gioia e leggerezza contrapposto, appunto, allo scorrere inesorabile del tempo che tutto consuma. Le scene al prom già viste hanno cominciato a suggerire qualcosa, ma forse non si è ancora capito bene.
Tornando all’episodio, l’aggressione serve anche come distrazione del protagonista dal suo scopo principale: sorvegliare Lee Harvey Oswald per vedere se sia lui o no il colpevole dell’attentato al Generale Walker. Bill conferma anche qui di essere un omino veramente inutile, messo lì soltanto perché il libro è in massima parte un monologo interiore del nostro viaggiatore del tempo, quindi a Jake, nella versione filmata serve qualcuno a cui parlare. Insomma, una cosa sola doveva fare e sbaglia pure. D’altronde si sa: il passato si difende con tutti i potenti mezzi a sua disposizione. Appuntamento, dunque, a Dallas, in Dealy Plaza, il 22 Novembre 1963 alle 12.30.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Miss Mimi
  • Deke 
  • Munirsi di pannolini per l’incontinenza quando si va a lottare contro il passato, non si sa mai
  • I simpatici ragazzi della scuola di Jodie
  • Almeno ci siamo liberati di un pazzo pericoloso
  • The Truth è uno dei titoli più abusati assieme a La Trappola o Addio Ad Un Amico
  • Siccome nella miniserie quando Jake torna nel passato è il 1960, non il 1958 come nel libro, non passa per Derry e salta l’incontro coi ragazzi di It
  • Bill, l’omino inutile

 

La puntata rende omaggio a tutti i vecchi proverbi del genere “I sentimenti sono un’arma, l’arma del destino” o “Il fattore umano fa sempre saltare il banco”. Il fatto è che ci dice ancora poco su Lee Harvey Oswald. Ne sapremo certamente di più nel prossimo episodio, intitolato proprio “Happy Birthday, Lee Harvey Oswald”. Resta, comunque, un degno svolgimento delle scene drammatiche dell’aggressione e rimangono immutati anche i piccoli tocchi ironici e l’attenzione all’ambientazione d’epoca.

 

Eyes Of Texas 1×04 ND milioni – ND rating
The Truth 1×05 ND milioni – ND rating

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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).

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