Quando ci si è apprestati alla visione del pilot di Aquarius l’intento era ben chiaro: assistere ad una serie (evento) focalizzata sulla storia di Charles Manson. Nonostante lo stesso creatore John McNamara abbia asserito di aver creato la serie con una prospettiva di un lustro (5 stagioni quindi), fin dall’inizio si è guardato Aquarius come si era guardato Gracepoint: sapendo che avrebbe avuto un inizio, uno svolgimento ed una fine. Arrivati quasi al giro di boa si è visto senza ombra di dubbio l’inizio, per quanto riguarda lo svolgimento invece c’è più di qualcosa su cui discutere.
Per come è costruita una cosiddetta “serie evento”, cioè un prodotto di cui non ci si aspetta una seconda stagione, l’esistenza di episodi filler va quasi vista come un oltraggio al pubblico perché significa che c’è veramente poca trama orizzontale se si sente il bisogno di sopperire ai 10-13 episodi con delle puntate riempitive. Se come spettatori vi sentite presi in giro dalla visione di “A Change Is Gonna Come” e “A Whiter Shade Of Pale” sappiate che siete ben più che legittimati ad esserlo, avete semplicemente riposto fiducia in un prodotto che la sta tradendo. La biografia di Manson magari non sarà così intrigante e densa da poter garantire da sola la trama orizzontale di un’intera stagione, infatti non per niente è stato preso David Duchovny come protagonista proprio per catalizzare l’attenzione verso altri poli, tuttavia in sei puntate ci si aspettava un’altra storia: più densa, più intricata, più interessante. In questi due episodi invece si raschia il fondo del barile con sottotrame che si intrecciano ma che di per sé non fanno altro che annoiare perché, onestamente, del figlio di Hodiak non ce ne dovrebbe fregare nulla.
Allo stesso modo i vari casi del giorno risultano utili solo per poter esplorare in maniera più approfondita la complessa situazione sociale americana di quegli anni, un periodo storico di profondo cambiamento attraversato da un moto di rivoluzione sociale senza precedenti. Tutte le attenzioni rivolte alle discriminazioni perpetrate verso simpatizzanti di afroamericani e uomini e donne di colore sono un valore aggiunto che non va trascurato anche se a tutti gli effetti non era teoricamente parte della narrazione originale. Certamente una corretta rappresentazioni storica vuole e necessità di una regia attenta e di uno spazio privilegiato, non si discute su questo quanto piuttosto sull’attenzione spropositata che si concede rispetto al caso primario: Manson.
Di difetti ce ne sono veramente molti ed emergono tutti prepotentemente garantendosi uno spazio in prima fila sul palcoscenico, giusto per aggravare la situazione. Duchovny è un bravo attore, a testimoniarlo ci sono 2 Golden Globe e svariate nomination a qualsiasi cosa, Emmy compresi, e come ogni bravo attore riesce a tenere su da solo una scena anche se stesse muto seduto in un angolo. Aquarius risulta ancora guardabile molto spesso solo grazie alla sua presenza che, sia da solo che in compagnia di Grey Damon (Brian Shafe), garantisce spessore all’insieme. I problemi sorgono poi quando in scena non c’è Duchovny ma i suoi colleghi che, fatta eccezione per Damon e Gethin Anthony, sembrano usciti da una fiction di Rete 4. Se ad attori di basso spessore si abbina una scrittura di bassa lega si otterranno dei character di ancor più dubbia fattura, come ad esempio quello di Grace Karn, una casalinga fedifraga che non capisce un cazzo che agisce come se la mattina si alzasse lasciando il cervello sul comodino. Grace è costretta a dire frasi per colpevolizzare la gente quando lei stessa è la prima a non capire quello che succede e che dovrebbe essere fatto. Punta il dito costantemente contro chiunque le giri attorno, che sia suo marito Ken o il ritrovato amore Hodiak non importa, bastano 30 secondi ed una figlia in fuga per sparare merda contro il primo malcapitato che si trova a tiro. Carisma e coerenza non sono mai state il suo forte si vede. L’esempio di Grace è solo uno ma si potrebbe tranquillamente trasformare la recensione in un elenco.
Di fatto la visione del duo “A Change Is Gonna Come” e “A Whiter Shade Of Pale” non suscita emozioni particolari, sbadigli molti ma sussulti praticamente nessuno fatta eccezione per un intenso e brutale pestaggio operato da Hodiak nei confronti di Manson. Posizionato esattamente a metà tra i due episodi, lo scontro è l’unico evento che può essere etichettato sotto l’egida di “trama orizzontale” anche se, di fatto, non c’è stata nessuna conseguenza importante. Il problema è appunto questo: la lentezza. In 80 minuti non accade nulla di rilevante, al contrario vi sono una miriade di eventi di dubbio interesse che affollano la scena contendendosi la palma di “peggior storyline non richiesta”. L’assenza di un Manson in prima linea si fa sentire, così come si fa sentire la necessità di temporeggiare per guadagnare tempo, neanche fossimo in una serie da 24 puntate. Ecco quindi che si propagano a macchia d’olio scene inutili e storyline senza interesse. Non era così che ci saremmo aspettati Aquarius.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Home Is Where You’re Happy 1×04 | 3.74 milioni – 0.8 rating |
A Change Is Gonna Come 1×05 | 3.33 milioni – 0.7 rating |
A Whiter Shade Of Pale 1×06 | 3.22 milioni – 0.6 rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.