Arrow 3×12 – UprisingTEMPO DI LETTURA 6 min

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Ogni numero di magia è composto da tre parti o atti […] Il secondo atto è chiamato “La svolta”. L’illusionista prende quel qualcosa di ordinario e lo trasforma in qualcosa di straordinario. Ma ancora non applaudite. Perchè far sparire qualcosa non è sufficiente; bisogna anche farla riapparire“.

Queste la parole pronunciate dal John Cutter di Michael Caine, che aprivano (e chiudevano) il The Prestige di Christopher Nolan nel lontano 2006. Alla luce degli ultimi avvenimenti in casa Arrow, il compito che hanno dovuto affrontare gli sceneggiatori dello show può dirsi fortemente assimilabile a quello del citato operato dell’illusionista. Dopo la svolta, quindi, della scomparsa di Oliver, e dell’ex-Incappucciato, da Starling City, è giunto il momento di vederlo tornare e, se possibile, in maniera convincente. Siamo rimasti tutti scioccati dalla coraggiosa scelta degli autori, ma ancora non abbiamo applaudito. Il prestigio, appunto, ci viene mostrato solo ora, con “Uprising”.
E sì, visto l’episodio, possiamo finalmente battere le mani e, anzi, forse osare addirittura una standing-ovation. I writers non si limitano, infatti, a confezionare uno scolastico numero di magia, ma fanno di più: in occasione del ritorno sulla scena dell’eroe protagonista, decidono di ripercorrere alcune tra le tematiche più ricorrenti della serie; regalarci uno dei flashback più attesi; sullo sfondo di una battaglia perfettamente orchestrata e spettacolare; in una mescolanza d’atmosfere, tanto da “origini” quanto da “apocalisse”, delle più suggestive.
Per restare in termini “nolaniani” siamo di fronte ad un Arrow, contemporaneamente, Begins e Rises, in merito ai conflitti interni e alle gesta della squadra protagonista, al percorso del personaggio di Malcolm Merlyn e allo sorti dell’intera Starling City. Oltre, ovviamente, allo stesso Oliver Queen, che, in un’inquadratura da brividi, finisce per riapparire davanti ai media e alla popolazione, in veste di fonte d’ispirazione e simbolo di speranza, tanto simile, appunto, ad un odierno Batman (e andandosene via, tra l’altro, alla stessa maniera del Cavaliere Oscuro).
Procediamo, quindi, con ordine. Se in “Left Behind” avevamo assistito al disfacimento del “team Arrow” (ufficialità del nome by Felicity), in “Midnight City” lo abbiam visto subito ricomporsi, con la ferma convinzione che la “Oliver’s mission“, dopotutto, è anche la loro. Per quasi tutta la durata dell’episodio, perciò, ci viene mostrata la loro ritrovata sinergia, con tanto di Black Canary in più. Un plauso importante va alla riuscita messa in scena della loro lotta all’assedio della banda di Brick. Per quanto, infatti, le dinamiche della presa del Glades ci avevano, precedentemente, fatto storcere fastidiosamente il naso, è altrettanto vero che oramai il danno è stato fatto, e la resa visiva, perlomeno, può giudicarsi più che soddisfacente.
Ritornando all’operato dei nostri “eroi”, invece, a sorprendere maggiormente è, come anticipato, il persistente déjà vu che ci accompagna nelle loro sequenze. Sembra di essere tornati alla prima stagione, al momento della formazione del team, più precisamente quando le tempistiche e la complicità tra i suoi componenti era tutta da affinare. Con il perenne elefante del “fantasma” di Oliver Queen nella stanza, difatti, vediamo Laurel sorprendersi delle capacità di Felicity o i lamenti della stessa Lance durante le suture applicatele da Diggle. Apice della storyline, sull’onda di quanto fatto notare fino ad ora, senza dubbio la chiamata a raccolta degli abitanti del quartiere invaso, con quel “Daniel Brickwell...you failed this city” recitato, a turno, da Canary e da Arsenal (ufficialità del nome by Felicity II).
A proposito del popolo della “Town”, giusto e azzeccato il ripescaggio del personaggio di Sin, soprattutto per il suo ruolo nello smascheramento dell’inganno di Laurel all’ignaro padre. Anche qui, tra le scelte più infelici avute in questa stagione. Eppure, il fatto che Lance dimostri buon occhio nel riconoscere in Arsenal l’identità di Roy Harper, lascia un piccolo spiraglio sulla genuinità delle intenzioni degli autori, i quali, forse, vogliono semplicemente dirci che il poliziotto ha solo rifiutato a se stesso, fino ad ora, il terrore dell’idea che possa esser successo qualcosa alla propria figlia.
Ma tra gli aspetti più riusciti e positivi della puntata c’è, sicuramente, la messa a fuoco sul personaggio interpretato da John Barrowman, tanto atteso non solo dai fan di Doctor Who, ma da tutti quelli che ne hanno riconosciuto il talento e l’indubbia levatura (se non altro, rispetto al resto del cast). Nel flashback di Malcolm Merylin non c’è solo il percorso di nascita (begins), di caduta e della successiva risalita (rises) del personaggio, che vanno a ripetersi simbolicamente nel presente (specie nella decisione finale), ma sono anche presenti le tematiche più care alla filosofia dello show, nonché alla medesima crescita spirituale dell’assente protagonista.
La scoperta che Daniel Brickwell è il vero artefice della morte della moglie, infatti, non è che il pretesto per riportare in auge, in linea con i continui déjà-vu dell’episodio, la questione dell’omicidio come risoluzione della vendetta e della sua necessità per fare giustizia, già chiave di svolta per Oliver tra la prima e la seconda stagione. Non è un caso, quindi, che a fermarlo dall’uccidere Brick sia proprio il signor Queen tornato dall’oltretomba (come ha fatto lo stesso Merlyn, tra l’altro); ancora, non è un caso che nella medesima scena Malcolm ripercorra tutte le malefatte compiute fino ad ora, in una specie di riassunto dell’intero plot della serie “The League… the Undertaking… Tommy…”, dirette conseguenze della morte di Rebecca, di fronte al migliore amico del figlio defunto (nonché presente, da bambino, al funerale della moglie), fratello di colei che in qualche modo lo sta cambiando. Un legame testimoniato dal detto “Only the student has hope to defeat the master”, che dalla bocca di una Tatsu nei panni della tradizionale maestra orientale passa inconsapevolmente a Merlyn nel finale. Non stupisce, allora, visti i destini così simili, la decisione di Oliver di allearsi con lui nella lotta a Ra’s Al Ghul. O, meglio, risultano encomiabili i tentativi degli autori di rendere certe forzature perlomeno coerenti (anche se rimane poco chiaro lo scopo dell’assurdo piano dell’omicidio di Sara).
Coerente è anche la reazione di Felicity, la quale non fa in tempo a rallegrarsi del prestigio della resurrezione dell’amato compagno, che già è costretta a scontrarsi con l’incredibile neo-nata coppia. Risuonano, ancora una volta, le profetiche parole di Tatsu: Oliver avrebbe trovato sì il modo di sconfiggere Ra’s (l’aiuto di Merlyn), finendo però col sacrificare la “most precious” che possiede. E quell’ “I don’t want be a woman you love” che chiude l’episodio, lascia pochi dubbi alle interpretazioni.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Ritmo dinamico e coinvolgente
  • Resa dell’assedio nei minuti iniziali
  • Tutte le sequenze del team Arrow, con tanto di riferimento a The Flash e il “wrong city” di Roy
  • “The Town” vs Daniel Brickwell e la sua banda
  • Flashback di Malcolm Merlyn 
  • Il ritorno di Oliver, anticipato dalla ripresa del tema musicale di Arrow, e l’inquadratura finale al centro della piazza
  • Il confronto Malcolm-Oliver nel vicolo 
  • La lite Felicity-Oliver e l’avverarsi della “profezia” di Tatsu
  • Reazioni del team al ritorno di Oliver, forse troppo poco emotive
  • La telecamera di Malcolm sul pc di Felicity
  • Daniel Brickwell e la stessa pistola usata per tutti i propri omicidi
  • Piano di Malcolm ancora piuttosto confuso e non convincente

 

“Uprising” chiude alla grande il trittico di episodi post mortem di Oliver Queen, e suo il personale “spettacolo di magia”, all’insegna della rinascita. C’è tutta la sintesi di Arrow in questi quaranta minuti, nello spirito e nelle tematiche, coi suoi pregi e i suoi difetti, e, paradossalmente, facendo a meno della presenza costante dello stesso “Arrow”, ridotta ai minimi termini. L’impressione è che ci troviamo di fronte all’alba di un nuovo inizio, per i protagonisti e per lo show. Le carte sono state rimescolate definitivamente e niente, d’ora in avanti, sarà più lo stesso.

 

Midnight City 3×11 2.91 milioni – 1.1 rating
Uprising 3×12 2.94 milioni – 1.2 rating

 

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