La valutazione in coda alla recensione, attribuita a “Switch”, non vuole elevare questo episodio a pietra miliare della storia televisiva, all’epico ritorno di una serie chiacchierata per mesi e mesi e ricominciata con fischi e botti. Bless Them All perché non abbiamo elementi per criticare scelte narrative, perché rimaniamo con il fiato sospeso nelle lunghe sequenze che caratterizzano questo particolarissimo tipo di narrazione che tanto ha conquistato il pubblico televisivo.
“Switch” potrebbe tranquillamente essere considerato la parte due di “Marco“, protagonista la particolare crisi etica di Jimmy. Tanto è vero che nel finale tutto torna alla “normalità”, con il nostro protagonista ad esercitare il suo mestiere, sebbene con una netta evoluzione, soprattutto nel suo ufficio.
La narrazione di Gilligan tende sempre di più a riempire dei buchi lasciati precedentemente, per questo l’inizio di questa 2×01, tolto il flashforward introduttivo in bianco e nero, inizia riprendendo la sequenza finale della 1×10, aggiungendo particolari che negli scorsi mesi ci erano sconosciuti.
Volendo tracciare una sinossi, quindi, potremmo dire che Jimmy si vuole ributtare nelle truffe ma si stufa subito e accetta così il posto a Santa Fe. Poi c’è il tizio della scorsa stagione che pecca di Ybris e con il suo Hammer si fa fregare dal ritrovato Nacho. Potreste dire: non è presto per un Bless? In fondo non è poi successo granché.
Non è presto per un semplice motivo. Immaginate di incontrare una persona che inizia a raccontarvi nei minimi dettagli la sua giornata. Parte dal momento in cui si sveglia, elencando ogni singolo particolare con i giusti ritmi e mettendovi nelle condizioni di prevedere vagamente ciò che sta per dire, riuscendo comunque a sorprendervi. Al termine del racconto potrebbe non essere successo assolutamente nulla, eppure vi siete accorti di non esservi persi una singola parola del vostro interlocutore il quale, parlando, vi ha fatto capire di voler arrivare ad un particolare punto.
Vince Gilligan sa dove vuole arrivare e ce lo fa capire. Forse perché ha un modo suo di comunicarlo mediante la messa in scena, forse è l’eredità di Breaking Bad che si fa sentire, eppure noi ci fidiamo del suo racconto. Capiamo che ogni singolo dialogo, anche il più frivolo, è in realtà fondamentale.
Nella narrazione di alcuni eventi, qualora la nostra curiosità venga correttamente rapita, non ci sentiremo mai in dovere di contestare i passaggi intermedi. Ci fidiamo perché vogliamo sapere dove si vuole arrivare.
Questo avviene in una serie ben scritta, questo avviene a maggior ragione in uno spin off con un personaggio da noi già conosciuto e amato. Ciò che questa nuova premiére ci fa capire è che ne avremo ancora per un bel po’ del Jimmy McGill avvocato, ma se l’attenzione rimane così alta, non sentiamo assolutamente il bisogno di bruschi cambiamenti.
Ma come fa l’attenzione a rimanere alta? Intanto appare ovvio che gli interpreti giocano un ruolo fondamentale. Bob Odenkirk in questo potrebbe addirittura superare Bryan Cranston che era comunque attorniato da carismatici personaggi/attori. Bob Odenkirk/Jimmy McGill/Saul Goodman non sta spacciando metanfetamina, non sta combattendo contro una malattia mortale. E’ semplicemente un uomo che combatte con la sua etica traballante e che cerca di dare un senso ad un mestiere intrapreso solo per seguire un carismatico ed egocentrico fratello. Eppure le sue vicende ci catturano come non mai.
Altro elemento, che non scopriamo certo adesso, è la lunghezza delle sequenze, il mantenimento di tempistiche reali nelle situazioni descritte. Ne è un esempio il lungo gioco di sguardi tra Jimmy e Kim nel momento in cui viene messa ulteriormente a fuoco la voce del broker al telefono, poco prima che Jimmy decida di intervenire. Oppure il lunghissimo scambio tra il cretino con l’hammer e i due poliziotti che capiscono subito che qualcosa non va.
C’è poco da dire perché poco è stato ancora detto, semplicemente perché il racconto è stato interrotto ancora al momento della colazione (riprendendo il paragone soprariportato della giornata narrata). Ma quel poco ci è stato detto maledettamente bene.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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“Yeah, all good.”
Marco 1×10 | 2.53 milioni – 1.2 rating |
Switch 2×01 | 2.57 milioni – 1.1 rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.