Billions 1×07 – The PunchTEMPO DI LETTURA 5 min

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Questa settimana Billions torna a mostrare i difetti già rilevati nelle precedenti recensioni – dialoghi e situazioni ipertestosteroniche al limite dell’irrealismo, una scrittura a tratti debole e prevedibile, momenti ostentatamente sopra le righe che remano contro il realismo di cui dovrebbe essere pregno il contesto di riferimento – difetti che purtroppo tengono a freno l’enorme potenziale inespresso di uno show che, per sua fortuna, può comunque rifugiarsi nel caldo abbraccio salvifico delle performance recitative di Lewis e Giamatti. La scrittura di Koppelman e Levien – esattamente come avvenne per “Naming Right” – lesina sull’avanzamento di trama orizzontale per concentrarsi sulla disamina psicologico-caratteriale dei due protagonisti, risultando fastidiosamente ripetitiva su certi aspetti – uno su tutti la capacità di Axe di scamparla sempre sul piano mediatico – e addirittura sfornando espedienti narrativi di dubbia credibilità, come il “momento Sherlock” grazie al quale Bobby ricostruisce nella sua mente la sequenza del cazzotto a Bruce individuando la ragazza che lo ha ripreso a bordo piscina.
Dal punto di vista dell’intreccio, “The Punch” offre certamente un modesto paniere di back-story, alcune interessanti, altre al limite dell’utilità. Il faccia a faccia Rhoades/Axelrod dello scorso episodio viene temporaneamente accantonato, mostrandoci nuovamente i due protagonisti combattere dal proprio lato della trincea. Per quanto riguarda il procuratore distrettuale, tralasciando per un attimo la parentesi coniugale, gli autori tornano a porre l’accento sul forte senso civico di Chuck, arrivando, nell’ultimo scambio di battute con Bryan, a sottolineare l’importanza di anteporre il bene della collettività all’ego del singolo. Discorso che, seppur con un’eccessiva teatralità, porta lo spettatore a guardare Chuck sotto una luce diversa, comprendendo le reali motivazioni che orientano il suo agire e portandolo a “tifare” per la sua squadra. Un tifo che, per ragioni di etica, dovrebbe risultare insito in noi tutti ma che invece così non è: da una parte il miliardario self-made man amato dal popolo per il suo passato e la sua generosità, dall’altra l’integerrimo procuratore con aspirazioni politiche in cerca del giusto colpo da mettere a segno per far spiccare la sua carriera, su chi ricadrà la nostra scelta appare abbastanza scontato. Proprio per questo gli autori decidono di porre l’accento sul vero punto focale della vicenda: “Every dollar that he takes through fraud, insider information, market manipulation is a dollar taken away from one of those folks, who earned it”, spostando così le simpatie verso il lato della giustizia e mostrando l’ipocrisia celata dietro le parole pronunciate da Axe nel corso del pilot, con le quali accusava l’America di odiare chi gira in limousine e ostenta la propria ricchezza, più per invidia che per condannare disuguaglianza e disequità.
Sul fronte femminile, Wendy e Lara mettono in scena le rispettive preoccupazioni: lavorative per una, familiari per l’altra. Nel caso della compagna di Chuck, la tenace ricerca di un posto di lavoro alternativo introduce la figura di Chase Kendall, provolone di prima categoria che potrebbe ben presto finire gambizzato da Chuck, o frustato dalla sua dolce consorte, evenienze che forse riuscirebbero nell’impresa di rendere interessante questo segmento narrativo; lady Axelrod invece solleva la sacrosanta questione dell’educazione dei figli, lasciati a sguazzare nel patrimonio milionario del padre e perciò incapaci di fare qualsiasi cosa eccetto lamentarsi di tutto. E’ interessante in questo caso notare le due differenti visioni circa il futuro: da una parte le preoccupazioni di Lara, cosciente del fatto che le cose potrebbero complicarsi nel giro di qualche settimana, dall’altra Bobby, pienamente convinto della sua invincibilità (“Axelrod wins!“), a tal punto da non preoccuparsi del futuro dei suoi figli, ai quali potrà dare sempre tutto ciò che vogliono con la giusta somma di denaro, e arrivando a prelevarli in piena notte dal loro campeggio forzato con il sorriso stampato sul viso, complimentandosi con il suo secondogenito per la sua astuzia nel conservare lo smartphone, premiando ancora una volta la furbizia a discapito della correttezza.
Billions è una serie che incarna perfettamente il mondo e l’epoca in cui viviamo: abitiamo un particolare periodo storico in cui il mondo della finanza si trova al centro del ciclone mediatico, odiato per via delle innumerevoli speculazioni, truffe e fallimenti che hanno portato gente comune sulla soglia del baratro. Il feroce scontro tra Rhoades e Axelrod rappresenta solo l’ennesimo conflitto tra giusto e sbagliato, specchio della nostra attuale società, fondata sullo spirito di competizione e la sopravvivenza del più forte a discapito del più debole. Billions è, in altre parole, un prodotto del nostro tempo, orientato non solo all’intrattenimento ma anche, e soprattutto, – e in tal senso il paragone con Homeland vien da sé – alla riflessione circa la nostra visione del mondo.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Performance recitative sempre convincenti
  • Chuck vs Spyros
  • La raccolta fruste mattutina di Wendy con vaporizzatore per marijuana annesso
  • Password: Roaddog789
  • La talpa Donnie Caan porterà a sviluppi interessanti
  • Scrittura debole e situazioni prevedibili
  • Il momento Sherlock di Axe
  • Axelrod (always) wins!
  • Il discorso di Chuck a Bryan in stile Mufasa troppo teatrale

 

Come accadde per “The Good Life” ci tocca nuovamente abbassare il tiro e limitarci a salvare la serie di Koppelman e soci. La sufficienza risulta, come sempre, abbondantemente meritata, ma questa settimana, nonostante la puntata scorra piacevolmente e offra spunti interessanti per il futuro, la storia appare carente di quel coinvolgimento emotivo che necessariamente ci si aspetta dalla serie. Il rischio è che si finisca per rimanere impantanati in una pericolosissima piattezza narrativa, non da imputare al contesto in cui la storia va sviluppandosi, ma piuttosto a causa di una scrittura poco convincente e restia a decollare sul serio.

 

The Deal 1×06 1.17 milioni – 0.4 rating
The Punch 1×07 1.05 milioni – 0.4 rating

 

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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