Fin dai tempi di Giuseppe Tartini, l’estro e il genio in ambito musicale vengono, di norma, associati a qualcosa di demoniaco e satanico. La stessa arte musicale tout court, in quanto di per sé non naturale, ha sempre avuto un legame forte con il divino e il soprannaturale.
Tale cliché è stato poi ripreso a piene mani nel XX secolo con il mito del chitarrista blues Robert Johnson che, secondo la leggenda, avrebbe venduto l’anima al Diavolo per poter suonare al meglio la sua chitarra. La stesso genere rock è stato fin da subito definito la “musica del Diavolo”.
Poteva dunque, una serie come Chilling Adventures Of Sabrina non pescare a piene mani da questo ampio repertorio folklorico-stilistico ed imbastire un episodio che ha come tema portante una battaglia fra band? La risposta ovviamente è più che scontata.
IL FESTIVAL DI SANSCEMO
L’episodio segue un doppio binario in cui si fondono storyline verticali ed orizzontali. La storyline verticale riguarda, come al solito, l’ennesimo Orrore Sinistro, che in questo caso è l’anima di Lazzaro (l’Uomo Risorto) che ha il potere di portare con sé le anime delle persone morte. Si tratta di un bellissimo espediente narrativo, sia per quanto riguarda le possibilità che questo personaggio porta con sé, sia perché la maniera con cui si decide di combatterlo è una lunga ed appassionata partita di senet tra questo e Mambo Marie (Skye P. Marshall) che ricorda vagamente una ben più celebre “partita con la morte” a cui gli autori attingono a piene mani e con successo.
Peccato che con tutte queste suggestioni (il gioco con la morte, i ritornanti, il binomio satanismo/musica…), che potenzialmente potevano avere un ottimo successo, l’episodio riesca comunque a mandare tutto in vacca scegliendo la strada del citazionismo facile, dei filler continui e delle soluzioni al limite del trash.
Il tema dei “morti che ritornano” è già abbastanza abusato da parte della serialità televisiva e oltretutto viene usato come semplice scusa per imbastire una battaglia fra band musicali dalle motivazioni e dall’esito abbastanza rivedibili. Una scusa per mettere in mostra le doti canore di Kiernan Shipka e soci (come se non fossero già state mostrate abbastanza nei precedenti episodi). Questo però in totale contrasto con quello che dovrebbe essere l’evoluzione del suo personaggio e degli stessi membri del Club della Strizza, costretti perennemente a vestire i panni dei giovani “inesperti” che devono dimostrare il proprio potenziale, per poi essere salvati all’ultimo dall’intervento salvifico di Sabrina che (guarda caso) ha la soluzione al momento giusto e con la giusta colonna sonora cantata rigorosamente in un playback a dir poco vistoso.
L’esito della battaglia fra band è fin troppo scontato, così come banali e insulsi appaiono i villain di questo episodio: una poco stereotipata band punk-rock anni ’80 dal nome enfatico di Satanic Panic, che però non ha nulla né di satanico né di pauroso. Tant’è che la loro sconfitta, come è consuetudine in episodi del genere, è in realtà abbastanza semplice e rapida.
Sulle canzoni scelte nulla da eccepire puntando su classici anni ’80/’90 che strizzano l’occhio allo spettatore medio dello show, come Partytime dei 45 Grave, Time Warp da Rocky Horror Picture Show e Sweet Child O’ Mine dei Guns N’ Roses. Strano che non ci fosse anche Highway To Hell degli AC/DC per completare la playlist (e questa è una grave mancanza).
VOGLIO TROVARE, UN SENSO A QUESTA SERIE…
Il problema reale dell’episodio (ma verrebbe da dire dell’intera serie) è la totale mancanza di un senso generale. Non c’è evoluzione nei personaggi presentati, che rimangono pressoché immutati nella loro psicologia nonostante gli eventi proposti. E questo, arrivati ormai quasi alla fine delle Terrificanti Avventure di Sabrina (che si concluderanno dopo questo blocco narrativo) non può che porre degli interrogativi.
A questo si aggiunge una cattiva gestione del minutaggio e dei personaggi stessi. Il character migliore (la splendida Madame Satan interpretata da Michelle Gomez) è relegata sempre più ai margini della narrazione e si salva solo nel finale quando il suo apporto risulta fondamentale per risolvere l’affaire Lazzaro. Allo stesso modo la stessa Mambo Marie, che finora non se l’era cavata male, viene qui in pratica “fatta fuori” dagli autori, e non si sa se ci sarà ancora posto per lei nei successivi episodi, abbandonando così un altro personaggio che poteva essere degno di nota.
Anche per quanto riguarda i character principali, però, le cose non sono migliori: molto toccante il dialogo fra Sabrina e il redivivo padre Edward Spellman, peccato che anche questo avrebbe meritato un minutaggio migliore e magari un approfondimento in più, mentre così sembra quasi buttato lì a caso. Viceversa una fetta molto importante dell’episodio viene dedicato alla “sorellanza” fra Prudence, Dorcas e Agatha, che non aggiunge nulla alla trama in sé e quindi poteva essere tranquillamente evitata.
CONCLUSIONI
Appare evidente come questa puntata sia un normale episodio di raccordo che fa leva soprattutto sul guilty pleasure verso lo spettatore-fan e sugli appassionati di musica che troveranno qui numerosi spunti per le loro playlist su Spotify, ma che si prende fin troppo tempo ed è eccessivamente ego-riferito. Troppo fumo e ben poco arrosto dunque, che fa venire solo voglia di skippare oltre per procedere nella visione.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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“Chapter Thirty-Four: The Returned” spreca tutto ciò che di potenzialmente buono aveva per creare l’ennesimo episodio di raccordo con numerosi filler in mezzo che però non aiutano la trama principale e rendono il tutto fin troppo prevedibile e scontato. L’anima di George A. Romero si sta rivoltando nella tomba, si spera che non esca fuori per vendicarsi!
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!