Tanto era complesso e stratificato l’anime di Cowboy Bebop, quanto invece il live action ispirato ad esso, risulta fondato sul concetto di semplicità ed immediatezza.
Il che è abbastanza comprensibile essendo un prodotto pensato per un pubblico neofita, sperando che questo abbia ancora la voglia (dopo questi episodi) di andarsi a recuperare la serie animata del 1998.
Ma questo appare alquanto improbabile dal momento che gli episodi (come quest’ultimo “Sad Clown A-Go-Go”) sono abbastanza altalenanti come ritmo, dovendo mediare continuamente fra lo sperimentalismo della seria animata (improponibile per un live action odierno) e la “frenesia” delle serie contemporanee. Un ibrido narrativo che difficilmente riesce bene, proprio come in questo caso.
PIERROT LE FOU
Il personaggio di Mad Pierrot compare nella ventesima puntata della serie animata. Il background del personaggio viene abbastanza rispettato (un uomo selezionato da una misteriosa organizzazione per degli esperimenti genetici, che impazzisce e diventa una macchina da guerra vivente), meno le sue motivazioni e il suo arco narrativo.
La necessità stessa di dare un background definito al character in questione in realtà ne smorza il fascino che questo aveva nell’anime. La sua introduzione ed entrata in scena erano completamente all’insegna della suspense e del mistero, e la sua furia cieca contro Spike Siegel, completamente priva di senso, ne accresceva il lato schizofrenico e sadico.
Nello show, Pierrot viene usato come mera “scusa” per portare avanti la trama orizzontale dell’odio che intercorre fra Spike e Vicious, facendolo diventare un semplice “scagnozzo” di quest’ultimo. E quindi di fatto smorzandone il fascino e lo stesso arco narrativo, che nell’anime era costruito decisamente meglio. La fine di Pierrot Le Fou non rilascia alcuna emozione nello spettatore, se non la sensazione di trovarsi di fronte all’ennesimo villain che appare e scompare nell’arco di un episodio.
I PROBLEMI DI VICIOUS
In compenso, la trama orizzontale procede spedita, con piccoli e grandi plot twist interni. Come quello riguardante Vicious che qui prende finalmente il controllo del Red Dragon.
Il plot twist interno, in questo caso, sta nel suo rapporto con Caliban (un ottimo e sprecato John Noble), che si scopre, in punto di morte, essere suo padre. Tutto questo dovrebbe dare più profondità al personaggio di Vicious, ma ha il solo risultato di renderlo ancora più patetico e assolutamente poco credibile come villain principale.
Il cliffhanger finale, con la scoperta del complotto ordito ai suoi danni da parte di Julia, potrebbe essere il punto di svolta della trama orizzontale. Ma (al netto della sua prevedibilità) a questo punto occorrerebbe chiedersi quanto possa effettivamente essere interessante per lo spettatore questa storyline.
RITMO TROPPO FRENETICO
Anche perché, giunti ormai a due passi dal season finale, poche cose hanno realmente funzionato e difficilmente lo show potrà migliorare da qui in poi. “Sad Clown A-Go-Go” dimostra come il mettere troppa carne al fuoco, senza darle prima un minimo di spessore, non aiuta decisamente a rendere piacevole la trama. La quale scivola via tra una sparatoria e l’altra, e tra una gag e l’altra. Ma tutto in maniera fin troppo vorticosa, come avesse fretta di concludere il prima possibile la stagione.
E, a questo punto, lo stesso spettatore non può che augurarsi la stessa cosa.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Episodio che introduce uno dei villain più iconici di Cowboy Bebop. Che puntualmente viene banalizzato e sminuito con un tentativo malsano di dargli un background utile alla trama. Sarà per la prossima volta, cowboy!
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!