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Cowboy Bebop 1×10 – Supernova SymphonyTEMPO DI LETTURA 3 min

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recensione Cowboy Bebop 1x10“See you space cowgirl, someday, somewhere!”

Con “Supernova Symphony” si conclude Cowboy Bebop, trasposizione live-action del fortunato anime giapponese targato Shinichiro Watanabe.
Uno show molto discusso soprattutto dai puristi (e non) della serie animata. Non solo per la trama in sé, che ha il difetto di banalizzare tutto ciò che di filosofico e profondo trasmetteva l’opera di Watanabe, ma soprattutto per la scelta di “occidentalizzare” tale prodotto. Il risultato è uno show riuscito a metà, che inevitabilmente porterà ad una discussione su questo tipo di trasposizioni.

ERA NECESSARIO?


In effetti, a ben vedere, non si può dire in assoluto che sia stato un completo flop. Certo, la fortuna della serie è stata quella di avere, fin da subito, un fandom assicurato e un buon concept di fondo, per cui era davvero difficile sbagliarsi completamente. Allo stesso modo, non si può dire che la regia di Michael Katleman o la soundtrack scelta (sempre ottima, come anche il ri-arrangiamento della mitica sigla Tank!) non siano state all’altezza. Se l’obiettivo era quello di far conoscere l’anime originario ai neofiti, soprattutto occidentali (unico motivo per compiere un’operazione del genere), si può dire che in qualche modo ci sia riuscito.
Al netto dell’inevitabile confronto con l’opera originaria, lo show ne esce (purtroppo) pesantemente umiliato, dal momento che la scelta è stata quella di puntare tutto sul lato comedy-action della storia e non altrettanto sulla profondità della trama e dei personaggi.

CITAZIONISMO A GO GO!


E dire che, comunque, “Supernova Symphony” ci ha provato, in questo senso, a restituire quell’aura di epicità di cui l’anime era portatore. L’episodio è caratterizzato da un’atmosfera e un mood prettamente noir, dalla prima all’ultima inquadratura, compreso il finale agrodolce che accompagna l’uscita di scena del Team-Bebop.
Vengono inoltre riprodotte quasi fedelmente (in una modalità “simil-cosplayer“) battute, citazioni e pose dei character dell’anime. Ma anche in questo modo l’effetto è semplicemente quello della fan fiction, soprattutto se poi manca lo spirito filosofico che permeava l’opera di Watanabe. Questo rimane soltanto in alcune sequenze che richiamano i film di Sergio Leone (la scena della sparatoria al mercato del pesce) e Bruce Lee (scontro in chiesa fra Spike e Vicious), con un gusto per il citazionismo cinematografico che era tipico anche della serie anime.

PERSONAGGI STRAVOLTI


E tuttavia questo rimane l’unico elemento che accomuna l’originale giapponese con questa trasposizione occidentale.
Per il resto si ha un completo reboot dei personaggi principali che è fatto apposta per farli piacere ed apprezzare ad un pubblico più trasversale possibile. Ed è qui che stanno tutti i difetti principali dell’episodio e dell’intero show. Tra villain che si confermano quanto di più stereotipato e cartoonesco ci possa essere (un Vicious perennemente in over-acting e Julia ennesimo cliché della damsel in distress che diventa feroce femme fatale) e “buoni” ridotti a mera parodia di loro stessi, l’unico personaggio che si salva è quello di Jet Black (l’ottimo Mustafa Shakir).
Rimane poi ancora un mistero la scelta di lasciare solo per il cliffhanger finale un personaggio chiave dell’anime come Radical Ed, interpretato qui dall’esordiente Eden Perkins.
Cowboy Bebop risulta dunque un grande insieme di mediazioni continue fra omaggio e attualizzazione di un’opera non-occidentale e ormai parecchio datata. Rimane comunque una delle trasposizioni migliori viste finora di un’anime giapponese, soprattutto se paragonato ad altri “esperimenti” dello stesso genere (coff…coff… Death Note coff… coff…).

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Fa sempre piacere riascoltare la sigla d’apertura
  • Soundtrack
  • Omaggi a Sergio Leone e a Bruce Lee
  • Finale
  • Finora la miglior trasposizione di un anime…
  • Scena iniziale
  • Stravolgimento completo dei personaggi dell’anime poco utile
  • Vicious e Julia
  • Finale
  • Personaggio di Radical Ed completamente sprecato
  • …il che è tutto dire!

 

Finisce quella che, ad oggi, è forse la più fortunata fra le trasposizioni “occidentali” di un anime giapponese. Sperando che, per i prossimi “esperimenti” si possa imparare dagli errori commessi, il finale ha se non altro il merito di essere coerente con il resto dello show.

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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!

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