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Curon 1×04 – I PadriTEMPO DI LETTURA 3 min

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Se si esclude Suburra, produzione di un livello  nettamente superiore, sono due i fattori che accomunano tutte le serie italiane di Netflix (Baby, Luna Nera e Summertime): una sceneggiatura debole, piena di buchi e un cast decisamente non all’altezza della situazione.
Purtroppo Curon non fa eccezione e in questi primi quattro appuntamenti conferma quanto già visto negli altri prodotti seriali italiani, anche se non è tutto da buttare, anzi ci sono diversi elementi positivi che fanno ben sperare per la riuscita di questa prima stagione.
Certo i diversi buchi di sceneggiatura, già evidenziati nel precedente episodio, caratterizzata inoltre da dialoghi ripetitivi e banali, tarpano le ali a una storia che di per sé è interessante, incastonata tra le splendide location del Trentino-Alto Adige le quali varrebbero da sole la visione dello show. Inoltre, è da sottolineare un buon livello tecnico, vista l’ottima colonna sonora che caratterizza la puntata e una fotografia veramente degna di nota.
Con il finale di puntata del terzo episodio, bad Lucas è entrato prepotentemente in scena e questo sicuramente è un bene narrativamente parlando, per un personaggio non solo più funzionale, visto la leggenda sui due lupi, ma anche più interessante da vedere rispetto all’insipido Lucas originale.
E’ inutile sottolineare che le dinamiche da teen drama rimangono la parte peggiore dello show, tanto che viene da chiedersi se non era meglio optare per uno sviluppo diverso della storia, tuttavia, è comprensibile la scelta commerciale di Netflix, che ha preferito puntare su un pubblico di riferimento ampio e più facile da accontentare, come dimostra il vasto seguito che la serie sta ottenendo, pur con tutte le sue criticità.
Senza dubbio è buona la resa della realtà locale, con l’uso del doppio registro linguistico e le faide tra italiani e tedeschi risalenti ai tempi antichi, in pieno stile campanilistico nostrano, tipico delle piccole realtà provinciali. A convincere meno restano per ora le poche spiegazioni date ai tanti misteri che attanagliano Curon, un punto focale sul quale si giocherà probabilmente la riuscita o meno di questa prima stagione.
Rispetto al disastroso pilota con cui si era aperta la serie, vi sono stati degli evidenti miglioramenti, ma gli elementi negativi che affollano i “Thumbs Down” continuano a essere gli stessi puntata dopo puntata, segno di come alla base del prodotto seriale vi siano dei problemi che, salvo repentine svolte, non avranno una soluzione definitiva.
Con l’introduzione di Pietro, padre di Mauro e Daria e il finale di puntata dove appare Anna tra le fiamme, proprio mentre si celebrava la festa in paese per respingere le ombre, la storia prosegue con qualche novità, mentre a partire dal prossimo ci si aspetta una decisa accelerazione, soprattutto per quanto riguarda la parte mistery dello show.
Resta da segnalare che in questo quarto appuntamento, rispetto ai precedenti, la narrazione si dipana con un ritmo narrativo più sostenuto, con meno tempi morti che lo rallentano, per una visione complessiva più piacevole per lo spettatore, motivo per cui, per la prima volta dall’inizio della serie, si opta per una valutazione superiore alla sufficienza, sperando non resti un caso isolato.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Le splendide location del Trentino – Alto Adige varrebbero da sole la visione dello show
  • Una fotografia degna di nota
  • L’ ottima colonna sonora che caratterizza la puntata
  • La ricostruzione della realtà locale
  • A livello narrativo bad Lucas è sicuramente più interessante dell’originale
  • Il finale di puntata
  • La sceneggiatura rimane piuttosto debole
  • Il cast purtroppo non è all’altezza della situazione
  • Le dinamiche da teen drama rimangono la parte peggiore dello show
  • Per ora ben poche spiegazioni ai misteri di Curon

 

“Il lago non si placherà fino a quando l’ultimo dei Raina non sarà finito sottoterra.”

 

L’assassino 1×03 ND milioni – ND rating
I Padri 1×04 ND milioni – ND rating

 

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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.

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