
Molta più irritazione suscita, invece, il modo in cui viene usato un altro cliché ben noto: approfittare di un black out perché due personaggi restino bloccati in un ascensore, piuttosto che in una stanza chiusa elettronicamente, avendo così modo di conoscersi meglio e diventare, eventualmente, amici. Qui purtroppo, rinchiudere insieme Emily e Lyor si risolve principalmente in un gigantesco spottone per una nota marca di caramelle, senza aggiungere niente di concreto al tratteggio dei personaggi.
A proposito di personaggi, dopo essere stato introdotto nello scorso episodio e nella peggior maniera possibile, il fratello del presidente Kirkman sembra in fase di assestamento nella sempre impegnatissima vita della comunità che gravita intorno alla Casa Bianca, se non altro in veste di baby sitter della piccola Penny. Sinceramente, si spera di vederlo causare qualche guaio, in futuro, quanto meno per giustificare la sua presenza, perché finora il cambio fra lui e la First Lady è a tutto vantaggio di quest’ultima. Improbabile vederlo ricoprire qualche carica ufficiale, per quanto si sia dimostrato un valido aiuto nelle trattative col ministro giapponese delle finanze: la cosa richiamerebbe troppo gli indimenticati fratelli John e Robert Kennedy.
Per venire al piatto forte dell’episodio, il black out che lascia tutti al buio, da cui il titolo, esso serve soprattutto come artificio retorico per consentire al bel tenebroso Damian, col suo perfetto accento british, di andare a trovare la sua amica dell’ambasciata russa e per stuzzicare un po’ la gelosia di Hannah Wells. Perché, a quanto pare, gli sceneggiatori di questa serie riescono a descrivere le relazioni sentimentali solo attraverso triangoli e situazioni da liceo (vedere ad esempio la relazione fra Seth ed Emily).
Molto più promettente sembra lo sviluppo post – black out, servito dopo le doverose piccole rivolte ed i prevedibili atti di vandalismo, successivamente all’aver risolto tutto senza conseguenze devastanti grazie alla genialità dell’addetto informatico, il quale ha capito che se il codice d’avvio degli attacchi hacker è la data di nascita di Alan Turing, il codice per fermarli sarà la data di morte dell’inventore del computer. Dal trambusto di Washington viene scelta, infatti, la figura ritenuta più adatta a ricoprire la carica di vice presidente: è una donna afroamericana, sindaco della capitale statunitense, ritenuta portatrice sana di “stile Kirkman”, cioè del rimboccarsi le maniche e impegnarsi in prima persona, conoscendo effettivamente i reali bisogni della gente.
Essere donna e di pelle nera sono due ostacoli non semplicissimi da superare sulla strada verso una carica così importante, ma la serie vuole fare un balzo nella fede, con un ottimismo assolutamente condivisibile. Quando, nella prima serie di 24, venne introdotto un presidente USA afro americano e poi venne eletto Barack Obama, fu un momento di grande gioia per molti. Ci fu poi un presidente donna, nella serie, interpretata da Cherry Jones, ma questo il mondo lo sta ancora aspettando, dopo la sconfitta di Hillary Clinton alle ultime elezioni. Per la prossima corsa alla presidenza si parla di un’eventuale candidatura di Oprah Winfrey, la potentissima signora dei media a stelle e strisce, di pelle nera, divenuta miliardaria a partire da zero.
Anche senza volersi ossessionare a fare corrispondenze uno a uno tra personaggi reali e quelli della fiction, l’introduzione di Madam VP resta forse l’unico elemento di un certo interesse in uno show dove tutto viene appiattito in un sapor di quotidianità, senza particolari emozioni.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Chi si ostina a seguire la serie ha ormai imparato a non aspettarsi niente di originale, innovativo o sorprendente. Gli ascolti sembrerebbero però premiare la scelta di riorganizzare lo show.
Original Sin 2×13 | 3.69 milioni – 0.6 rating |
In The Dark 2×14 | 3.98 milioni – 0.7 rating |
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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).