“Il sangue scorre nelle vene” questo il titolo italiano dell’ultimo capitolo di questa prima (e forse unica?) stagione di Equinox, serie Netflix in arrivo direttamente dalla Danimarca. Una serie che ha fatto fin da subito gridare ad un possibile sequel concettuale di Dark, fallendo miseramente da questo punto di vista, preferendo quindi rintanarsi nel fantasy-horror dei fratelli Duffer: Stranger Things.
E’ NATO PRIMA EQUINOX 1985 O STRANGER THINGS?
Gli elementi con l’altro prodotto di casa Netflix sono numerosi e fanno storcere il naso: le premesse, le intenzioni ed una certa parte di sceneggiatura sembravano invogliare lo spettatore a credere in qualcosa di oltre al puro e semplice tangibile cercando di abbracciare la metafisica. Uno specchietto per le allodole che si è dimostrato definitivamente tale in questo finale di stagione: non c’è spiegazione alcuna se non la fantomatica presenza di una realtà parallela dominata da dei antichi, culti pagani e cyning (ossia re) di questa realtà oscura, tenebrosa e carica di terrore.
Questa realtà parallela ricalca di pari passo l’upside-down di Stranger Things ed ha veramente ben poco di innovativo sia dal punto di vista meramente scenografico (alberi, terreno, utilizzo del filtro rosso, aria permeata da detriti fluttuanti), sia per quanto concerne la scrittura (difficile trovare, a livello concettuale, delle differenze tra Demogorgone e Uomo Lepre). Risulta anche complicato riuscire a giustificare quanto visto sposando l’idea del richiamo a Stranger Things visto e considerato che si tratta di un prodotto recente, visto e considerato che solitamente si tende al richiamo verso prodotti storicamente riconosciuti come colonna portante (e quindi anagraficamente ben più vecchi).
Resta quindi la possibilità della condivisione dell’idea tra Equinox e Stranger Things.
EQUINOX IN PAROLE POVERE
L’idea generale della storia viene fortunatamente spiegata, salvo concludere il viaggio “alla ricerca di Ida” nelle lande desolate di una realtà parallela soprannaturale.
Il figlio concepito durante l’equinozio tra Ida ed il professore Henrik (l’Uomo Lepre, un non umano come viene identificato dall’autista risvegliatosi dal coma) doveva essere il dono per quest’ultimo, tuttavia l’aborto di Ida scombussola i piani di tutti e per ovviare al mancato omaggio c’è la necessità di un nuovo sacrificio, di una nuova vita. Ovviamente la scelta ricade sulla giovane ragazza che ha impersonato Ostara: Ida viene rapita da Henrik. Il ciclo, ripetendosi ogni 21 (numero che la puntata decide all’improvviso di proporre ovunque tra ospedale, numeri civici, quaderni ecc) anni incastra la sorella sorellastra di Ida, Astrid, che si sacrifica (per il bene comune?) all’Uomo Lepre dando la possibilità a tutti i ragazzi scomparsi nel 1999 di fare ritorno alla propria dimora o almeno così sembrerebbe dagli ultimi frame degli episodi. Fine. Ma è stato veramente preso in considerazione tutto?
ELEMENTI TRALASCIATI
Durante il colloquio conclusivo al centro di cure dove Astrid era stata mandata viene detto da un dottore che la bambina era certa che la sorella fosse diventata Ostara e che fosse stata proprio per questo sacrificata durante un rito. In pratica la piccola Astrid già sapeva tutto quello che la Astrid adulta ha dovuto scoprire pezzo per pezzo, episodio dopo episodio in questa stagione. Come demolire l’utilità di cinque puntate, in pratica: se la bambina già sapeva possibile che non si ricordasse minimamente di quanto lei stessa diceva? Le cure mediche possono davvero essere una giustificazione per una gestione talmente approssimativa dei dialoghi?
Astrid abbandona il centro di cure camminando fuori dalla struttura: ma se era stata portata lì contro la sua volontà come è possibile che nessuno abbia preso la briga di controllare che lì ci rimanesse?
La scena del primo incontro tra Henrik e Astrid è effettivamente avvenuto? Perché l’abitazione mostrata nel terzo episodio si dimostra essere non solo fatiscente, ma anche a pezzi e crollata. Quindi sorge il dubbio che il tutto sia stato una semplice visione (anche molto dettagliata, in questo caso) di Astrid.
Capitolo visioni: per quale motivo ci sarebbe questo profondo collegamento tra Astrid e l’upside-down dell’Uomo Lepre? Cosa rende così tanto speciale la giovane?
Falke approccia Ida sul camion prima dell’inizio dei festeggiamenti asserendo che “non era questo il piano” (riferendosi evidentemente a quanto avvenuto durante l’equinozio): quindi quale era il piano? I ragazzi sono stati complici consapevoli oppure soggiogati dall’entità demoniaca?
In merito ai ragazzi occorre annotare la pessima gestione da questo punto di vista: dopo gli avvenimenti del bosco Amelia, Jakob, Falke ed Ida non troveranno mai più il modo di parlare, di chiarire o altro ancora facendo sedimentare dubbi e perplessità non solo tra di loro, ma anche nel pubblico.
Quelle sopra esposte sono la maggior parte delle domande rimaste irrisolte e minimamente prese in considerazione durante la stesura della sceneggiatura di quest’ultima puntata che chiude (a suo modo) il cerchio narrativo trovando una soluzione alla scomparsa dei ragazzi, ma tralasciando una miriade di dettagli e quesiti a cui occorreva per forza di cose dare una risposta. Non si può terminare una stagione (o peggio una serie) aprendo un portale verso una realtà parallela e facendo riapparire dei ragazzi senza tentare di motivare il tutto in qualche modo.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Il 13 febbraio 2000 andava in onda in America l’episodio “Closure” di The X-Files in cui il mistero della scomparsa di Samantha Mulder trovava finalmente soluzione: accompagnato da “My Weakness” di Moby, Fox Mulder supera la collina e all’orizzonte vede un gruppo di ragazzini intenti a giocare, ridere e scherzare. Tutti fantasmi, tutte visioni. Nel mezzo, anche sua sorella Samantha che gli corre incontro, lo abbraccia e lo prende per mano per accompagnarlo lungo il suo percorso.
La scena conclusiva tra Ida e Astrid riporta alla mente questa sequenza di The X-Files e la sensazione dello spettatore in questo caso è molto simile a quella che provò Mulder: “Sono libero”. Sì, perché dopo la percezione di aver gettato al vento più di quattro ore di vita la sensazione che inonda il corpo è quella della libertà.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.