Falling Skies 4×01 – Ghost In The MachineTEMPO DI LETTURA 6 min

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Utilizzando un’espressione un po’ alla “Mulino Bianco”, principalmente possiamo dividere le serie televisive in due categorie: quelle fatte bene e quelle fatte con i piedi. La consuetudine vuole che siano solo le prime ad andare avanti, sacrificando le seconde in favore di qualche show che non abbia la presunzione di gettare nella
pattumiera quaranta minuti settimanali della nostra vita. Purtroppo, però, esiste anche una terza categoria: quella delle serie tv inspiegabilmente ancora in onda, quelle dure a morire nonostante le evidenti pecche a livello narrativo e recitativo. Falling Skies, ovviamente, rientra di diritto in questa terza classificazione, elevandosi “gloriosamente” a modello rappresentativo della categoria. Se da tre anni a questa parte non riuscite a trovare una motivazione legata all’assurda decisione di rinnovare lo show per un ulteriore anno d’agonia e supplizi televisivi, non preoccupatevi, non siete i soli, gli unici a non pensarla in questo modo sono Rodat e Spielberg, creatore e produttore di questo piccolo gioiello del trash.
Ma facciamo un passo indietro. La terza stagione ci aveva lasciato con quel “capolavoro” di season finale intitolato “Brazil”, nel quale gli alieni “buoni”, i Volm, avevano deciso di combattere gli invasori, gli Espheni, mettendo al sicuro i sopravvissuti della II Mass niente di meno che in Brasile, zona che a quanto pare sarebbe estranea alla distruzione globale causata dagli extraterrestri. Tutto ciò aveva “ovviamente” causato il disappunto tra i membri della resistenza che, dopo anni di battaglie sanguinarie, faticosi spostamenti, difficoltà nel reperire cibo e medicine, ingenti perdite e quant’altro, non solo hanno rifiutato la generosa offerta dei loro alleati, ma si sono addirittura infuriati ingiuriandoli senza un motivo apparente e accusandoli di volerli rinchiudere in presunti campi di concentramento. Una discussione tra umani e Volm che si trasforma inspiegabilmente in scontro e che spinge gli alieni a fregarsene (giustamente) di Mason e compagni. Tutto questo soltanto per permettere al nostro Tom di sciorinare una serie di luoghi comuni sulla forza di volontà degli esseri umani (o degli americani?) per poi lasciarci, dopo “ben” dieci minuti di battaglia, nella medesima situazione d’inizio stagione.
Dunque, dopo aver preso in giro milioni di spettatori per la terza volta, sputando senza vergogna sopra a 400 minuti delle loro esistenze, Falling Skies torna prepotentemente sulla scena, avvalendosi dello stratagemma preferito dagli sceneggiatori pigri di tutto il mondo: il reset d’inizio stagione. Dopo cinque minuti è già chiaro che qualcosa nello show è cambiato. Personaggi e situazioni sembrano aver subito un ridimensionamento drastico fin dalle prime battute, cambiamento che sarà confermato pochi istanti dopo l’attacco lampo degli Espheni, deus ex machina narrativo inserito per poter suddividere la storia in quattro storyline separate, ognuna delle quali “capitanata” da uno dei Mason, dispensatori di inutili riflessioni esistenziali e spicciola retorica filo-americana. Tutte tematiche che già avevano ammorbato inutilmente lo spettatore nelle stagioni precedenti e che inspiegabilmente continuano ad essere veicolate da personaggi per nulla credibili interpretati da attori ancor meno credibili.
Il piccolo Matt diventa quindi il leader della resistenza in uno dei campi di rieducazione costruiti dagli alieni per controllare le giovani e deboli menti. Non ci è dato di sapere il motivo che ha portato gli invasori a passare dalla politica di sterminio a quella di riprogrammazione, ma con Falling Skies la cosa migliore da fare è non porsi domande e farsi forza, dunque faremo così.
Ben si ritrova invece in una piccola oasi di gioia e serenità, un luogo dedicato alla pace e alla non violenza, un luogo in cui le persone sembrano costantemente sotto effetto d’acidi e dove le piante crescono forti e rigogliose, insomma, Chinatown. Stendendo un velo su questa decisione che avrà sicuramente provocato risate a non finire e soffocamenti multipli tra gli spettatori, Ben pare essere l’unico ad avere un po’ di sale in zucca in questa comunità hippie e con il carisma che solo Giovanardi potrebbe avere, cerca di convincere Lourdes e Maggie a fumarsi meno canne e pensare che attorno a loro l’invasione aliena continua, e forse rifugiarsi a Chinatown non è il metodo giusto per fermarla.
Hal, il Mason più odiato da tutti, è ovviamente rimasto alla guida dei ribelli buoni, cercando di fermare l’invasione nel più geniale dei modi: utlizzando un vecchio generatore rubato alla nemesi di suo padre Tom “Jesus” Mason, Pope, che in fin dei conti voleva solo guardare un po’ di tv tranquillo aspettando che la morte sopraggiungesse per mano degli Espheni. Un piano comunque più intelligente di quello di Hal, che con estrema gioia di tutti, finisce solo col prendersi una vagonata di mazzate dall’ex galeotto.
Ma il meglio (del peggio) ce lo teniamo per la fine. Il Dr. John Carter di ER è il personaggio che subisce la trasformazione più radicale da parte degli autori. Ricordiamo che nel giro di soli 4 anni il nostro beniamino è passato da professore di storia a guerrigliero, con una parentesi da Presidente dei Nuovi Stati Uniti (in uno dei consueti reset d’inizio stagione) per poi diventare “Ghost”, eroe mascherato, armato di lanciafiamme, cartografo e pilota di motocross. Fantastico. Qui il genio degli autori raggiunge l’apice, elevando Tom Mason ben oltre la figura di Dio onnipotente che si era faticosamente costruito nel corso degli anni, portandolo a diventare il vendicatore mascherato all’interno di questa struttura, almeno in teoria, controllata dagli alieni.
Falling Skies non smette mai di stupirci e quando sembrava che ormai il fondo fosse stato raschiato, ecco che gli autori riescono a superarsi, sconfinando senza pudore nel trash più estremo rendendo lo show, se possibile, ancor più brutto. Terrorizzati dalla convinzione che questa serie potrebbe non subire mai la cancellazione da parte del network, ci riserviamo la speranza che almeno la famiglia Mason possa subire la medesima sorte per mano degli invasori alieni.

PRO:

  • Le ambientazioni ben riprodotte, gli alieni e l’atmosfera post-apocalittica sono sempre stati gli unici pregi di Falling Skies
  • La scelta di Chinatown come paradiso degli hippie
CONTRO:
  • La famiglia Mason
  • Il vendicatore mascherato
  • I campi di rieducazione
  • Hal
  • Il reset di inizio stagione

 

Ennesimo scivolone per la serie prodotta da Steven Spielberg che alla sua quarta stagione non fa altro che confermare la pessima qualità del prodotto. Dopo il flop di Terra Nova e The River, il regista è riuscito a salvare almeno uno dei suoi progetti fallimentari, portandolo avanti fin qui solo grazie al suo nome nei credits e all’eccessivo patriottismo con cui la serie ci ha esasperato e che tanto piace al popolo americano. Perché infondo Falling Skies ci impartisce un grande insegnamento: a questo mondo non esiste battaglia impossibile se sei americano, se riesci a intortare la folla con una marea di luoghi comuni e se imbracci un AK-47. In Tom we trust.

Brazil 3×10 3.74 milioni – 1.2 rating
Ghost In The Machine 4×01 3.67 milioni – 1.0 rating

 

VOTO EMMY


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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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