“I need time to digest my thoughts, I’ll let you know when I’m ready.”
Arrivati al primo midseason invernale della carriera di Ghosted è inevitabilmente tempo di bilanci. Qual è la salute generale dello show? Quali sono le possibilità di ritrovarsi in tale gradevole compagnia anche l’anno prossimo? Ci si possono aspettare dei miglioramenti nella seconda parte di stagione?
“Just do it.”
(slogan della Nike di quattro recensori incauti che si sono lanciati in un’impresa disperata ma eroica)
Un primo sorprendente merito che si può riconoscere all’accoppiata Robinson-Scott è di aver divertito i fan e i recensori, sia durante gli otto episodi finora mandati in onda, sia dopo, quando veniva il momento di scriverne le recensioni. Naturalmente questo punto di vista soggettivo non è condizione né necessaria né tanto meno sufficiente per promuovere la serie, ma rimane comunque una prima funzionale cernita tra comedy che verranno ricordate nel tempo e comedy che finiranno presto nel dimenticatoio. Approfondendo questa immediata simpatia, si può d’altronde scoprire una certa intelligenza di fondo, mascherata da idiozia spicciola, che ha mantenuto costante il tono degli episodi seguendo una semplice e basilare regola, nell’ottica di poter sfruttare al meglio due cavalli di razza come Craig Robinson e Adam Scott: poco storytelling, tanta interazione. Un’affermazione, questa, che sarebbe un grandissimo disonore per qualsiasi altra serie, non per Ghosted che, come si è ripetutamente avuto modo di scrivere, è un prodotto che ha viaggiato nel tempo, sbucando da un passato incredibilmente così lontano, agli esordi della serialità televisiva, dove Lost non aveva ancora compiuto la sua rivoluzione. Ecco, sinteticamente: una serie che mostra cosa sarebbe successo se quindici anni fa J.J. Abrams e Lindelof avessero intrapreso una spedizione su Marte, senza la guida esperta di Elon Musk.
“You know that’s because you have been conditioned by society to assume the most rational explanation, right?”
“And you’ve been conditioned by comic books to believe in nonsense and gobbledygook.”
“Haunted Hayride” mette in luce proprio quella che è la maggior debolezza/virtù della serie FOX: si tratta sì di un midseason finale, ma semplicemente dal punto di vista della programmazione, perché per una volta non si ha a che fare con sospensioni di trame, spericolati cliffhanger e angoscianti attese, tanto che anche la trama stessa dell’episodio filler è alquanto risicata, disseminando giusto quelle due informazioni utili per contestualizzare l’avventura settimanale: una ragazzina posseduta, un vecchio fantasma e una bara dove ricomporre alla bellemeglio un paio di ossa in decomposizione.
Come si diceva, è invece la tanta interazione tra i due protagonisti a trainare dall’inizio alla fine la narrazione, a cominciare dall’incipit in macchina, completamente slegato dal resto della storia, ma con un tasso di demenzialità talmente alto da risultare uno dei momenti più riusciti. Forse per la prima volta, inoltre, Craig Robinson trova il suo dovuto spazio senza risultare all’ombra del partner Scott, nonostante parta da una posizione di svantaggio, essendo Max (con il suo passato all’MIT e la sua passione per il soprannaturale) il personaggio più atipico che Ghosted ha finora generato. Una perfetta intesa tra i due, anche grazie all’intromissione della Lafrey, che porta lo spettatore là dove machiavelliche evoluzioni di trama non sarebbero potute arrivare: la pace catartica di chi ha fatto del disimpegno il proprio impegno personale e della banalità un’originale cifra stilistica. Non è forse Ghosted la serie perfetta da consigliare agli amici da recuperare nelle imminenti vacanze natalizie? Chi lo ha deciso che fare binge-watching debba essere per forza un’attività estenuante?
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Ghost Studz 1×07 | 1.94 milioni – 0.8 rating |
Haunted Hayride 1×08 | 2.61 milioni – 1.0 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.