“People have to look in my eyes meanwhile I’m saying I am innocent. I am innocent”
La seconda stagione di Hand Of God è iniziata in modo molto lento e poco accattivante.
Andando avanti non è che questa cosa sia migliorata.
Prova ne è questo episodio che è una lunga sequela di dialoghi che ha il solo scopo di ritardare il più possibile il match (perché di un vero e proprio match si tratta) televisivo tra Pernell Harris e la giornalista televisiva Lesley Levay (Brooke Smith), il cui ruolo, determinante in questa puntata (ed emblema di tante trasmissioni che fanno leva su sofferenze personali e scandali qualsiasi riferimento alla D’Urso è puramente casuale), è annunciato fin da subito con lunghe inquadrature ravvicinate e dialoghi significativi.
Naturalmente, non tutto quello che sta in mezzo o è al di fuori da questo importante segmento narrativo è da buttare. Nel teaser iniziale dell’episodio, per esempio, veniamo introdotti in un clima crescente di detection con l’arresto di Keith, a seguito della sua confessione, e le conseguenti indagini del comandante Toby. Lunghe inquadrature, piani sequenza, dialoghi scarni ma taglienti e la fotografia buia rendono questa sequenza iniziale degna di un buon film a metà tra il western e il noir oltre che la vetta massima di suspense mai raggiunta in questa seconda stagione.
Peccato che, subito dopo questo straordinario teaser, il ritmo cominci fin da subito a calare, togliendo completamente interesse per gli avvenimenti.
La narrazione si sposta sul piano “celeste” con il ritorno, in maniera prepotente, delle visioni del giudice Harris, elemento di sicura presa per il pubblico. Visioni che si allargano sempre di più verso gli altri protagonisti dello show tra cui Jocelyn che ci regala una scena altamente metaforica ma, allo stesso tempo, molto realistica del suo stupro. e tuttavia questo non basta a toglierle la patina da “ameba” che ha dalla prima stagione.
L’allargamento d’attenzione alle altre storylines, quindi, invece che offrire un ulteriore approfondimento del contesto e quindi un arricchimento della trama, ne peggiora solo il contenuto perché si concentra su dialoghi (qui veramente troppi e poco utili al procedere della narrazione) che sembrano sviare dalla storyline principale e non aggiungono niente a quanto già conosciuto.
Per quanto riguarda, invece il match televisivo esso viene giocato con grande ritmo narrativo e lascia un cliffhanger buono per le prossime puntate.
Apprezzabile in ogni caso la recitazione degli interpreti, anche se si denota una totale mancanza di empatia, eccezion fatta per Crystal (Dana Delany) qui nelle inedite vesti di “detective e risolutrice della situazione” (ruolo non nuovo che la rende uno dei pochi personaggi veramente interessanti di questa serie).
Era già noto il cinismo del protagonista (mascherato dietro il fondamentalismo religioso ma comunque ben evidente) ma qui viene esasperato rendendolo forse troppo distante dagli spettatori stessi che faticano non poco a comprendere le sue motivazioni (difetto comune in molte parti di questa seconda stagione).
Si spera che la serie, date le rivelazioni del finale, rientri presto nei propri binari per non far cadere del tutto questa seconda stagione (va bene che è l’ultima però insomma…), magari partendo proprio dagli aspetti positivi di questo episodio.
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Not Writing A Love Letter 2×04 | ND milioni – ND rating |
I See That Now 2×05 | ND milioni – ND rating |
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!