“Do you know the way to San Jose?”
È nella natura delle serie cambiare il proprio DNA per non risultare noiose ricadendo, ripetutamente, nei soliti schemi; in genere il cambiamento è sinonimo di evoluzione ma, altre volte, è solo sinonimo di mancanza di carisma e assenza di idee. Fin dal principio, pur esponendo una bella idea iniziale, avevamo espresso un certo timore riguardo il possibile proseguo della serie a causa dei limiti che aveva sin dalla nascita. Il problema infatti non risiedeva tanto nei personaggi, quanto nell’effettiva possibilità di diluire l’arco narrativo in più stagioni, senza risultare pesanti e senza ripetersi.
L’ambiente artico e la base artica in assetto militare, conferivano alle puntate quella sorta di sensazione opprimente che poteva far considerare Helix una specie di serie “horror”, tuttavia avanzando è stato difficile mantenere intatto questo appeal e nel lungo periodo si era notato un certo tipo di problema legato alla location. Nel season finale, con grande coraggio, si era deciso di aprire le porte all’utilizzo del “flashforward”, cambiando completamente le carte in tavola, rendendo Julia “cattiva” e spostandosi molto tempo avanti per non parlare più di quanto accaduto all’Arctic Biosystems oltre che per dare nuova linfa alla serie.
È con questo incipit che Helix fa tabula rasa di quanto accaduto nella 1° stagione e ricomincia a tessere la trama, partendo da una barca ritrovata nelle vicinanze dell’isola di Saint Germain, dove un nuovo e mortale virus ha fatto la sua prima apparizione. Quando si parla di tabula rasa bisogna dar atto a Porsandeh che sà esattamente come attuarla: personaggi, tempistiche, luoghi, ogni cosa è stata modificata. La cosa che colpisce fin da subito è l’incredibile assenza del main character dalla premiere, Billy Campbell ed il suo Dr. Alan Farragut vengono solo nominati ma non compaiono mai se non per un breve istante a fine episodio. Se Alan Farragut è “costretto” a comparire sotto qualche forma in quanto main character, in maniera più prevedibile visto il netto cambio di location, Hatake, Balleseros e i gemelli Daniel/Miksa non compaiono in “San Jose” ed è immaginabile che non lo faranno nemmeno per le successive 12 puntate.
La scelta di splittare la narrazione in due archi narrativi distanti tra loro 30 anni (Julia ricompare il 10951° giorno, mentre gli altri presumibilmente dopo quel Day 235 a Parigi) è audace e non può non ricordare, in una sorta di elogio, quanto fatto da Damon Lindelof in Lost perchè troppe sono le similitudini con i naufraghi del volo Oceanic 815. A partire dalla medesima ambientazione nell’Oceano Pacifico, l’apparizione della comunità che vive su Saint Germain compare la prima volta con delle fiaccole che i fan di Lost non potranno non ricordare; allo stesso modo vige la regola che “l’isola ha i suoi segreti” e che si è bloccati lì per un periodo di tempo considerevole: dire che Porsandeh non si è ispirato a Lost per scrivere questa stagione sarebbe un’enorme bugia. Questa sorta di emulazione/elogio è l’elemento più “disturbante” della premiere in quanto arma a doppio taglio: toglie autorevolezza e originalità all’insieme costringendo lo spettatore, di fatto, a chiudere un occhio di fronte alle tante troppe similitudini che, se da un lato possono far piacere, dall’altro infastidiscono parecchio.
Tralasciando il discorso Lost, a capitanare la spedizione del CDC nell’isola c’è un altro Dr. Farragut ed è lo stesso che una volta saltava sulle pareti e sbavava un liquido nero dalla bocca, insomma il caro e vecchio Peter. Insieme a lui ritroviamo la solita ed inutile Dr. Sarah Jordan che, nonostante forse sia già diventata MILF, è già sicuro finirà a letto entro 3-4 puntate con la new entry nota come Dr. Kyle Sommer, a.k.a. “il belloccio della stagione” o “il nuovo Balleseros”. Il team, pur risultando affiatato, convince solo in parte ma ci riserviamo di dare un giudizio più accurato sull’ensemble solo fra un paio di puntate. A fare le veci di Hiroshi Hatake troviamo tale Brother Michael, veci che sanno fin troppo di “già visto” nella scorsa stagione ma che risultano necessarie per introdurre l’isola ed i suoi abitanti. Chi invece rappresenta una nuova tipologia di character è l’uomo nella foto che continua a ripetere “Do you know the way to San Jose?“, uomo che si trova nella linea temporale futuristica di Julia Walker e che si chiama Caleb. Lui è la new entry più interessante in assoluto perchè rappresenta qualcosa di nuovo e di totalmente inaspettato al pubblico che ormai conosce già le dinamiche viste nella 1° stagione. Caleb sembra rappresentare una sorta di guida per Julia però l’apparenza in Helix molto spesso inganna e quindi conviene aspettare prima di dare ulteriori giudizi.
Insomma in questa nuova premiere di Helix ci sono cose che convincono ed altre meno, ad ora possiamo solo rimanere in attesa e vedere come si giocheranno le carte che hanno preparato per la 2° stagione perchè da quelle dipenderà la valutazione complessiva.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Dans L’Ombre 1×13 | 1.38 milioni – 0.4 rating |
San Jose 2×01 | 1.00 milioni – 0.3 rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.