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Il continuo accompagnamento musicale rappresenta senza dubbio il punto forte della puntata: se da un parte, in modo banale, il cantato si limita a sostituire il normale dialogo, dall’altra, esso assume una connotazione molto più articolata, fungendo da amplificatore per il particolare senso di claustrofobia comune a tutti gli episodi della serie. La paura di essere scoperto mostrata da Greg, l’incertezza sul destino lavorativo dei presenti e infine la sordità di Janet diventano così pezzi di un mosaico più vasto, ideato per trasmettere allo spettatore una sensazione di ineluttabilità che scaturisce grazie a una serie di rivelazioni oggettivamente telefonate, messe lì allo scopo di suscitare nello spettatore un senso di compiutezza invece del consueto stupore.
L’assenza di colpo di scena diventa essa stessa il colpo di scena. Nessun omicidio o atto criminale di sorta, nessuna scioccante rivelazione, soltanto una storia che va come deve andare, o perlomeno come per una volta ci aspettiamo che vada, ma che lascia comunque lo spettatore in ansia fino all’ultimo secondo, in attesa di un plot twist clamoroso che invece non arriverà mai. Chi guarda si trova così a un bivio: apprezzare come uno show riesca a tenere sulle spine il suo pubblico a prescindere dalla storia raccontata e dall’effettiva presenza di elementi in grado di tenere sulle spine qualcuno, oppure rimanendo basito per la scontatezza di alcuni esiti come la promozione di Fran, la scoperta del tradimento di Greg o il bacio tra Janet e Duane. A prescindere da che parte decidiate di stare – noi personalmente siamo più orientati al secondo schieramento – una cosa è certa: il fattore sorpresa che la serie aveva alle sue origini può dirsi ufficialmente bruciato, dunque l’unico modo per continuare a stupire è proprio attraverso stratagemmi simili, giocando con i tratti caratteristici dello show allo scopo di rimescolare le carte in tavole nella speranza di azzeccare una nuova formula vincente.
L’assenza di colpo di scena diventa essa stessa il colpo di scena. Nessun omicidio o atto criminale di sorta, nessuna scioccante rivelazione, soltanto una storia che va come deve andare, o perlomeno come per una volta ci aspettiamo che vada, ma che lascia comunque lo spettatore in ansia fino all’ultimo secondo, in attesa di un plot twist clamoroso che invece non arriverà mai. Chi guarda si trova così a un bivio: apprezzare come uno show riesca a tenere sulle spine il suo pubblico a prescindere dalla storia raccontata e dall’effettiva presenza di elementi in grado di tenere sulle spine qualcuno, oppure rimanendo basito per la scontatezza di alcuni esiti come la promozione di Fran, la scoperta del tradimento di Greg o il bacio tra Janet e Duane. A prescindere da che parte decidiate di stare – noi personalmente siamo più orientati al secondo schieramento – una cosa è certa: il fattore sorpresa che la serie aveva alle sue origini può dirsi ufficialmente bruciato, dunque l’unico modo per continuare a stupire è proprio attraverso stratagemmi simili, giocando con i tratti caratteristici dello show allo scopo di rimescolare le carte in tavole nella speranza di azzeccare una nuova formula vincente.
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Questa settimana ci limitiamo al cosiddetto “sei politico” di Recenserie e salviamo “Empty Orchestra” in virtù della sua diversità rispetto agli standard della serie. La natura musicale dell’episodio è certamente uno dei maggiori punti a favore ma l’assenza del colpo di scena finale, necessario o meno che sia, ci lascia un po’ con l’amaro in bocca.
The Riddle Of The Sphinx 3×03 | 1.37 milioni – ND rating |
Empty Orchestra 3×04 | 1.26 milioni – ND rating |
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.