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Come già accadde per Live: Dead Line, esperimento televisivo molto particolare e sicuramente riuscito che giocava sulla diretta TV, Inside No.9 torna con il suo quinto atto un po’ in sordina, in anteprima su BBC Two in attesa dell’approdo su Netflix.
Questa volta ci troviamo all’interno di uno spogliatoio per arbitri, poco prima di un match molto importante tra Manchester United e Rovers, e il consueto numero 9 non fa più riferimento ad un numero civico o simili, bensì al numero sulla maglia del capitano Calvin Cooke, la cui foto accompagna i titoli d’apertura.
Ci troviamo di fronte al consueto modus operandi a cui la serie ci ha abituati in questi anni: caratterizzazione rapida ma efficace dei personaggi (in 7 minuti scarsi appare ben chiaro allo spettatore quale sarà il ruolo di ciascun character all’interno della puntata), improvvisi e repentini mutamenti all’interno della narrazione e, ovviamente, il solito finale a sorpresa che rimescola tutte le carte in tavola.
L’episodio risulta diviso in tre parti: l’introduzione (i 7 minuti di caratterizzazione di cui sopra), la prima serie di plot twist tra primo e secondo tempo (calcio-scommesse e rottura tra Martin e Calvin) e infine il post-partita, al termine del quale scopriamo la verità circa l’esito inaspettato della gara.
Ci troviamo di fronte al consueto modus operandi a cui la serie ci ha abituati in questi anni: caratterizzazione rapida ma efficace dei personaggi (in 7 minuti scarsi appare ben chiaro allo spettatore quale sarà il ruolo di ciascun character all’interno della puntata), improvvisi e repentini mutamenti all’interno della narrazione e, ovviamente, il solito finale a sorpresa che rimescola tutte le carte in tavola.
L’episodio risulta diviso in tre parti: l’introduzione (i 7 minuti di caratterizzazione di cui sopra), la prima serie di plot twist tra primo e secondo tempo (calcio-scommesse e rottura tra Martin e Calvin) e infine il post-partita, al termine del quale scopriamo la verità circa l’esito inaspettato della gara.
I 30 minuti di girato scorrono molto velocemente, merito della consueta verve dei protagonisti principali e della narrazione sempre originale e fuori dagli schemi che la serie, straordinariamente, riesce ancora a regalarci dopo tutti questi anni.
Nonostante il vasto campionario di trame messe in scena finora, Pemberton e Shearsmith riescono ancora una volta nel loro intento, costruendo una storia decisamente atipica, molto coinvolgente nonostante la maggior parte dei plot twist avvengano off screen, e deliziando lo spettatore con un colpo di scena che effettivamente coglie impreparato chi guarda, obiettivo non facile dal momento che chiunque oramai si aspetta vi sia il solito finale a sorpresa al termine dei consueti 30 minuti.
Si tratta di uno schema molto astuto quello architettato dai creatori: sviare l’attenzione di chi guarda grazie alla lovestory, anch’essa inaspettata, tra Martin e Calvin, per poi risolvere l’episodio grazie ad un altro tipo di amore, quello per la propria squadra del cuore. Una truffa molto astuta, architettata dal personaggio meno sospettabile, l’arbitro integerrimo vicino alla pensione, in grado di corrompere il suo collega fingendosi un’altra persona e ottenendo così il risultato sperato.
Si tratta di uno schema molto astuto quello architettato dai creatori: sviare l’attenzione di chi guarda grazie alla lovestory, anch’essa inaspettata, tra Martin e Calvin, per poi risolvere l’episodio grazie ad un altro tipo di amore, quello per la propria squadra del cuore. Una truffa molto astuta, architettata dal personaggio meno sospettabile, l’arbitro integerrimo vicino alla pensione, in grado di corrompere il suo collega fingendosi un’altra persona e ottenendo così il risultato sperato.
La ricerca dell’equilibrio che all’inizio pareva unicamente legata all’estrema professionalità di Martin si trasforma così nella scusa perfetta per mettere fuori gioco gli undici dello United, il tutto senza che gli avvenimenti finiscano col rivoltarsi contro al direttore di gara. Unico neo, un arbitro che tifa City – e che a quanto pare non nasconde la sua fede calcistica – messo a dirigere un incontro dello United, per giunta così importante, dovrebbe essere vietato dalla legge, ma in fin dei conti queste sono piccolezze, una scusa del recensore per poter allungare il brodo e lamentarsi di qualcosa.
E comunque, a San Siro c’è anche il bidet.
E comunque, a San Siro c’è anche il bidet.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Brillante avvio stagionale, esattamente ciò che ci aspettavamo da una serie come Inside No.9. Dopo cinque stagioni e innumerevoli trame assurde sviluppate nel corso degli anni, è bello vedere come Pemberton e Shearsmith ancora riescano a stupire lo spettatore senza mai scadere nel banale o nel ripetitivo. Un vero peccato che la serie, nonostante l’approdo su Netflix che gli ha conferito maggiore popolarità, risulti ancora così sconosciuta (in quanti avevano idea che la serie sarebbe ricominciata a febbraio?). Ma forse a quel punto ci troveremmo a lamentarci del fatto che lo show sia uscito dalla sua nicchia perdendo la sua unicità.
Noi nel dubbio ringraziamo.
Live: Dead Line 5×00 | 0.73 milioni – ND rating |
Referee’s A W***er 5×01 | ND milioni – ND rating |
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.