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La situazione in Killing Eve inizia a farsi oltremodo discutibile. Da un lato abbiamo una trama stagionale che fatica ad inquadrare e mettere a fuoco la destinazione ultima; dall’altra abbiamo una stagione che fatica ad ingranare con il realismo scenico.
Villanelle? Ghost? I Dodici? Chi è il villain e qual è l’obbiettivo? La comparsa di Ghost aveva fatto credere che l’evoluzione della storia potesse comprendere, finalmente, la comparsa di svariati killer al soldo della fantomatica lobby citata nella prima stagione. Uno sviluppo alla John Wick che non avrebbe sicuramente creato dispiacere negli spettatori e avrebbe quanto meno portato in scena una buona dose di intrattenimento.
Invece no: dopo l’interrogatorio dello scorso episodio Ghost scompare di scena, non viene più menzionato ed a conti fatti potrebbe essere benissimo non esistito e non si noterebbe alcuna differenza. Gli sceneggiatori hanno blandamente utilizzato l’espediente di un nuovo killer per due banali motivi: il primo era l’obbiettivo stagionale, ossia riavvicinare i personaggi di Villanelle ed Eve; il secondo era rivelare l’identità della persona che aveva commissionato l’omicidio che Eve e la sua nuova squadra stavano seguendo. Un utilizzo quantomeno discutibile di un personaggio che poteva essere sfruttato decisamente meglio.
Killing Eve ha sempre potuto contare su due elementi di ottima fattura: una sceneggiatura intrigante e magnetica ed una narrazione limpida e reale con dei personaggi ligi al loro ruolo. Detto, quindi, del notevole passo indietro in termini di sceneggiatura (forse per via del già assicurato rinnovo ad un terzo ciclo narrativo) è da appuntare come questo episodio evidenzi un ulteriore passo indietro anche relativamente al realismo scenico.
Villanelle rappresenta un obbiettivo primario della task force capitanata da Carolyn ed Eve così come si può intuire dal commando inviato presso l’hotel in cui risiedeva e da cui è scappata per pura fortuna, aiutata da un Konstantin, sempre impossibile da etichettare. All’improvviso, invece, in questa puntata diventa parte della stessa task force iniziando a lavorare con Eve. Era proprio necessario che fosse lei a ricoprire quel determinato ruolo (farsi amica la sorella di Aaron Peele per riuscire a carpire i segreti dell’imprenditore)? Il passaggio da villain ad eroe non viene spiegato ed appare molto forzato: da ricercata ad aiuto detective? Molto discutibile la scelta in quanto a realismo scenico.
Ciò che depotenzia ulteriormente l’episodio è il visibile soprassedere delle leggi quando si sta parlando di Konstantin e Villanelle. E’ comprensibile che i due personaggi siano fondamentali ed utili in quanto ad informazioni custodite, ma è allucinante come nessuno dei due venga seriamente “punito” per qualche azione pericolosa portata a termine: Konstantin ha avvisato, fatto fuggire e nascosto Villanelle fino ad ora, eppure continua ad essere al fianco di Carolyn quasi facesse parte della task force.
Un viscidume, quello dei personaggi di Carolyn e Konstantin (in quanto impossibili da etichettare), che intacca la serie stessa, quindi.
Altro personaggio alla deriva: Niko. Dopo un inizio puntata che balla sulla linea di confine tra drammatico ed erotico, il marito di Eve decide bene che è arrivata l’ora dei saluti e se ne va di casa. La situazione sarà stata sicuramente già tesa, ma l’evoluzione del tutto ed i cambi di idea (soprattutto perché così drastici) non convincono totalmente. Con l’allontanarsi di Niko, Eve perde l’ultimo tassello di contatto umano che poteva avere con la realtà andandosi ad avvicinare (in quanto a possibile costruzione) a quella enigmatica di Carolyn.
Arrivati alla sesta puntata si può tranquillamente dire che l’assenza in fase di sceneggiatura di Phoebe Waller-Bridge (Fleabag) si percepisce in maniera cristallina: la storia manca di sviluppi e coerenti evoluzioni narrative, ma soprattutto manca di mordente e credibilità.
L’aver finalmente ricongiunto Eve e Villanelle non può da solo rappresentare un plus della sceneggiatura: Killing Eve non sta convincendo con questo secondo ciclo e la situazione sembrerebbe non migliorare. Con due soli episodi alla conclusione le speranze sono ridotte al lumicino.
Villanelle? Ghost? I Dodici? Chi è il villain e qual è l’obbiettivo? La comparsa di Ghost aveva fatto credere che l’evoluzione della storia potesse comprendere, finalmente, la comparsa di svariati killer al soldo della fantomatica lobby citata nella prima stagione. Uno sviluppo alla John Wick che non avrebbe sicuramente creato dispiacere negli spettatori e avrebbe quanto meno portato in scena una buona dose di intrattenimento.
Invece no: dopo l’interrogatorio dello scorso episodio Ghost scompare di scena, non viene più menzionato ed a conti fatti potrebbe essere benissimo non esistito e non si noterebbe alcuna differenza. Gli sceneggiatori hanno blandamente utilizzato l’espediente di un nuovo killer per due banali motivi: il primo era l’obbiettivo stagionale, ossia riavvicinare i personaggi di Villanelle ed Eve; il secondo era rivelare l’identità della persona che aveva commissionato l’omicidio che Eve e la sua nuova squadra stavano seguendo. Un utilizzo quantomeno discutibile di un personaggio che poteva essere sfruttato decisamente meglio.
Killing Eve ha sempre potuto contare su due elementi di ottima fattura: una sceneggiatura intrigante e magnetica ed una narrazione limpida e reale con dei personaggi ligi al loro ruolo. Detto, quindi, del notevole passo indietro in termini di sceneggiatura (forse per via del già assicurato rinnovo ad un terzo ciclo narrativo) è da appuntare come questo episodio evidenzi un ulteriore passo indietro anche relativamente al realismo scenico.
Villanelle rappresenta un obbiettivo primario della task force capitanata da Carolyn ed Eve così come si può intuire dal commando inviato presso l’hotel in cui risiedeva e da cui è scappata per pura fortuna, aiutata da un Konstantin, sempre impossibile da etichettare. All’improvviso, invece, in questa puntata diventa parte della stessa task force iniziando a lavorare con Eve. Era proprio necessario che fosse lei a ricoprire quel determinato ruolo (farsi amica la sorella di Aaron Peele per riuscire a carpire i segreti dell’imprenditore)? Il passaggio da villain ad eroe non viene spiegato ed appare molto forzato: da ricercata ad aiuto detective? Molto discutibile la scelta in quanto a realismo scenico.
Ciò che depotenzia ulteriormente l’episodio è il visibile soprassedere delle leggi quando si sta parlando di Konstantin e Villanelle. E’ comprensibile che i due personaggi siano fondamentali ed utili in quanto ad informazioni custodite, ma è allucinante come nessuno dei due venga seriamente “punito” per qualche azione pericolosa portata a termine: Konstantin ha avvisato, fatto fuggire e nascosto Villanelle fino ad ora, eppure continua ad essere al fianco di Carolyn quasi facesse parte della task force.
Un viscidume, quello dei personaggi di Carolyn e Konstantin (in quanto impossibili da etichettare), che intacca la serie stessa, quindi.
Altro personaggio alla deriva: Niko. Dopo un inizio puntata che balla sulla linea di confine tra drammatico ed erotico, il marito di Eve decide bene che è arrivata l’ora dei saluti e se ne va di casa. La situazione sarà stata sicuramente già tesa, ma l’evoluzione del tutto ed i cambi di idea (soprattutto perché così drastici) non convincono totalmente. Con l’allontanarsi di Niko, Eve perde l’ultimo tassello di contatto umano che poteva avere con la realtà andandosi ad avvicinare (in quanto a possibile costruzione) a quella enigmatica di Carolyn.
Arrivati alla sesta puntata si può tranquillamente dire che l’assenza in fase di sceneggiatura di Phoebe Waller-Bridge (Fleabag) si percepisce in maniera cristallina: la storia manca di sviluppi e coerenti evoluzioni narrative, ma soprattutto manca di mordente e credibilità.
L’aver finalmente ricongiunto Eve e Villanelle non può da solo rappresentare un plus della sceneggiatura: Killing Eve non sta convincendo con questo secondo ciclo e la situazione sembrerebbe non migliorare. Con due soli episodi alla conclusione le speranze sono ridotte al lumicino.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Mah. Che ne è stato del Killing Eve che abbiamo imparato ad apprezzare?
Smell Ya Later 2×05 | 0.45 milioni – 0.1 rating |
I Hope You Like Missionary! 2×06 | ND milioni – ND rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.