In Mad Men ci sono due tipi di persone: vinti e vincitori.
Ed oggi, dopo tanto tempo, Don Draper è un vinto. L’episodio segna la sconfitta di Don, come uomo, come marito, come pubblicitario.
Un’amara sconfitta perché arriva nel momento peggiore, cioè quando sarebbe invece servito un premio, una spinta di autostima, un riconoscimento per i progressi fatti.
Don ha sempre fatto quello che ha voluto, l’agenzia era la SUA agenzia: beveva a dismisura, saltava riunioni e appuntamenti con i clienti, prendeva decisioni in piena libertà e autonomia senza avere bisogno del parere di nessuno, imponeva la sua personalità e la sua autorità, era spesso colto impreparato di fronte ai clienti e supportato solo dall’alcol. E proprio ora invece, proprio quando ha limitato l’alcol, quando si è tenuto costantemente aggiornato e impegnato di pari passo con il lavoro svolto in agenzia, proprio quando aveva bisogno di un riconoscimento da parte della sua azienda, ecco che gli viene negato tutto.
Il vecchio Don non si sarebbe mai piegato ad una così volgare sottomissione ed è per questo che oggi la sconfitta di Don Draper ha un sapore così amaro, perché in quel “Fine” c’è tutta la tristezza di un uomo solo, rifiutato dalla vita, non creduto dalla moglie proprio quando ha smesso con le donne, quando quel suo non andare in California è veramente legato al lavoro, quando fare una sorpresa alla moglie è veramente un desiderio, quando quel “I love you” magari è anche vero.
In sette anni, nell’unico momento in cui Don è veramente lucido e ha voglia di riprendere la sua vita in mano, tutti gli remano contro, facendo quello che infondo hanno sempre fatto, i loro interessi; lo stesso Roger che sembra tendere una mano d’aiuto a Don in realtà non fa altro che pensare alla sua agenzia: finché Don non ha recriminato il diritto di tornare a lavorare andava bene continuare a pagarlo, ma nel momento in cui si pone il problema di riprendere Don oppure di lasciarlo andare dovendo rilevare la sua quota societaria correndo inoltre il rischio di spingerlo verso altre agenzie che lo avrebbero preso volentieri, Roger non fa quello che un vecchio amico avrebbe fatto (e cioè: accetta l’offerta che ti hanno proposto, piuttosto che tornare a quattro zampe alla SCP rinunciando alla tua dignità) ma fa quello che è meglio per sé e per la sua agenzia.
Don accetta. Accetta perché probabilmente era molto più umiliante essere pagato senza lavorare, essere pagato per un lavoro che nessuno vuole, accetta perché ormai in agenzia non è più nessuno, trattato come l’ultimo degli arrivati.
Altro tormentato personaggio di Mad Men è Betty che torna in questo episodio più infantile che mai. Partecipa alla gita del figlio come se fosse la sua, si diverte a provare il latte fresco, si offende con un bambino di cinque anni che probabilmente è molto più maturo di lei, si rifiuta di comprendere l’età mentale del figlio facendogli dispettucci degni di una bimba di scuola materna. L’unica cosa che la fa sentire adulta è fumare una sigaretta dopo l’altra, ma questo non fa altro che dimostrare ancora di più quanto possa essere infantile.
C’è un filo rosso che collega Betty e Don, infondo condividono la stessa condizione di infelicità, così belli nella loro crudele verità, così terribilmente soli.
PRO:
- Regia, sceneggiatura, attori. Non si può non ribadire la perfezione di questa serie
- Betty e Don: i personaggi più beffati dalla vita ed i più belli di Mad Men
- Perché, ce ne sono?
A Day’s Work 7×02 | 1.89 milioni – 0.6 rating |
Field Trip 7×03 | 2.02 milioni – 0.7 rating |
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Lunatica, brutta, cinefila e mancina. Tutte le serie tv sono uguali, ma alcune sono più uguali delle altre.