Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. 1×02 – 0-8-4TEMPO DI LETTURA 10 min

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Sembra NCSI, ma non lo è, quindi tanto valeva chiamarlo così. Senza Joss Whedon lo show non tira avanti, manca lo humor, manca il drama, manca tutto, si vede che è noioso senza di lui. Un episodio che non va da nessuna parte, decisamente da bocciare…avanti il prossimo. Bene, ora che abbiamo accontentato gli haters dello show, possiamo andare avanti… Nonostante tutto bisogna riconoscere che 0-8-4 abbia i suoi difetti, non si può certo passar sopra a tanti altri pregi che questo episodio presenta; magari qualcuno di voi li ha cercati con la lente di ingrandimento e il cappello da Sherlock Holmes non trovandoli, ma tranquilli che il nostro lavoro è anche questo: far notare ai telefilm addicted quello che passa di sfuggita, nel bene e nel male.
Il difetto principale di questo secondo episodio di Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. è anche il suo grande pregio; l’intera puntata è costruita in modo tale da mettere sul campo narrativo tutti gli agenti del team scelto da Coulson, far passare quest’ultimo leggermente in secondo piano, e dar spazio di manovra all’intera squadra che, inevitabilmente, avrà il primo dei tanti battibecchi sia dal punto di vista caratteriale, sia dal punto di vista operativo. L’introspezione psicologica fatta con il contagocce funziona, viene detto quanto basta per far interessare lo spettatore, pure qualcosina sul passato di certi personaggi, giusto qualche accenno tanto per stuzzicarli un pò e si rimane riservati su altri temi che saranno sviluppati con calma (e magari anche in altre occasioni migliori) nel corso di questa prima stagione o nelle prossime…ma ahimè, c’è un prezzo da pagare a tutto questo, un prezzo che risponde al nome di “trama”.
Il plot della storia, sebbene coinvolga temi/luoghi/eventi/nomi noti dell’Universo Cinematografico Marvel, risulta un po’ sempliciotta e scritta per presentare il minimo indispensabile dei requisiti chiesti da uno show incentrato su un team di agenti segreti…ma, d’altro canto, questo aspetto era purtroppo da sacrificare se si voleva spingere di più sulle interazioni di gruppo; così facendo, 0-8-4 appare di più come uno “stand alone episode” dove, nonostante faccia parte della continuità personale del telefilm e di un universo narrativo più grande, si può guardare accazzo senza aver visto l’episodio 1. Questa formula è molto famigliare ai fumetti, soprattutto ai nostri “prodotti nostrani” come Dylan Dog, formula che permette di cominciare la lettura in qualsiasi momento della numerazione ma, per un serial televisivo, rischia di stancare alla lunga dato che non si può vivere solo di episodi pilota per un intera stagione.
La cosa assolutamente riuscita di questa seconda puntata del nuovo serial Marvel è che ogni personaggio comincia a mostrare la propria tridimensionalità, è vero che già dal primo episodio si capiva bene o male il ruolo degli agenti del Coulson Team, ma qui invece si fa un lavoro più certosino e si comincia a spalmare bene bene i futuri caratteri, e l’operazione è riuscita così bene che pure il personaggio di May piace e comincia ad essere scusato per la robbosità di inizio telefilm…discorso che esclude Skye, che quando si presenta, sembra che il telefilm ruoti intorno a lei. Nonostante il bel colpo di scena di cui è protagonista e la dimostrazione che la nostra hacker dell’Idroscalo comincia a maturare la Sindrome di Stoccolma, rimane ancora un personaggio acerbo che (a parte il probabile ruolo della traditrice) non ha apparente utilità per il gruppo.
Altra cosa che è sia un difetto (per alcuni) e sia un pregio (per altri), è il tenore dell’episodio; nell’aria, l’assenza di Joss Whedon si sente e si palpa a mani nude…ma se vi dicessi che sotto certi aspetti è un bene? Mi prendereste a legnate? Ok, posate un attimo i bastoni, che moh vi spiego. Quando la gente legge/sente il suo nome, il pubblico si aspetta 4 cose da lui: un personaggio femminile che spacca i culi, frasi accattivanti e taglienti, azione da capogiro e scene divertenti; forse l’etichetta “Marvel” davanti al titolo “Agents of S.H.I.E.L.D.” forvia un attimo il pubblico, quindi mi sento in dovere di ricordare che le vicende trattate sono quelle di agenti segreti, figure che film come The Good Shepard, The Departed e la trilogia di Jason Bourne descrivono come un lavoro infame, pericoloso, snervante, alienante e pieno di imprevisti, finiti amici, dolore e sacrificio per persone che manco sapranno della propria esistenza in questa lotta senza elogi fatta lontano dalle luci della ribalta tutte puntate su Avengers e soci. Io non so voi, ma in questo non ci trovo niente di divertente e spassoso, ergo, è bene che (a volte) lo humor venga accantonato per trattare il tutto con più serietà anche se, per qualcuno, questa cosa non andrà giù. Se è così, allora, forse, i Simpson sono uno show più adatto al vostro tenore di intrattenimento. E a proposito di imprevisti, da elogiare anche il cameo di Nick Fury; anche qui, qualcuno potrebbe criticarlo perchè messo dentro lo show solo per strappare qualche risata al pubblico…ebbene, noi di RecenSerie lo guardiamo in un’altra ottica.
Questo cameo mi ha ricordato quello di Bruce “Hulk” Banner in Iron Man 3, che tutti criticavano perchè tutti si aspettavano qualcosa che collegasse la terza pellicola del miliardario alcolizzato ad altri film in dirittura d’arrivo alla corte di Mamma Marvel ma io vi consiglierei di guardarla diversamente. Pensateci, è comunque Hulk che compare insieme ad Iron Man in un film, all’epoca degli Spider-Man di Sam Raimi e degli X-Men di Bryan Singer queste cose potevano essere realizzate solo nei migliori viaggi mentali sponsorizzati da una massiccia dose di LSD, quello che si vede alla fine di Iron Man 3 è la prova che le regole del gioco sono cambiate, che ormai è un universo narrativo fluido che coinvolge più figure, figure a cui addirittura gli stessi attori che ne vestono i panni si sono affezionati. Ora, prendete il cameo di Nick Fury, avvenuto all’interno di un telefilm e guardatelo sotto quest’ottica aggiungendo il fatto che è pure il direttore dell’organizzazione in questione (e che prima o poi doveva farsi vedere, in qualità di capoccia): non credete anche voi che sia una cosa straordinaria? No perchè, in realtà lo è.
L’angolo del Nerd della fumetteria all’angolo
Come la si era introdotta nella precedente recensione di Agents Of S.H.I.E.L.D., rieccoci al consueto specchietto di RecenSerie che raccoglie tutte le curiosità invisibile agli occhi dei non-addetti ai fumetti Marvel. Mi raccomando, non diffidate delle imitazioni, che le informazioni giuste sulla Casa delle Idee ce l’abbiamo solo qui. Cominciamo? Cominciamo.
  1. La nuova Camilla Reyes è un personaggio inventato ex-novo per lo show e non ha alcun precedente fumettistico.
  2. Quando Coulson è in balia di Reyes, egli riceve una chiamata dalla base; questi, per identificarsi, usano il nome in codice “S.H.I.E.L.D. 616”. E’ più di un semplice codice di procedura, ma un vero e proprio riferimento. Come sapete, il mondo dei fumetti è pieno di universi paralleli e mondi futuri dagli scenari più dispotici di un’intera stagione di Glee, così la Marvel, decise di etichettare i loro universi narrativi con una sigla in modo da poterli riconoscere. La sigla 616 non è il numero del diavolo scritto da un ubriaco, ma la sigla che corrisponde all’universo classico dei fumetti; alcuni pensano che il numero corrisponda alla data di uscita del primo numero dei Fantastici Quattro (6 Novembre 1961) a cui corrisponde l’ufficiale inizio della narrativa Marvel, altri invece pensano che sia un numero puramente casuale.
  3. Direttamente da Capitan America: Il Primo Vendicatore e Avengers, ritornano (seppur in minima parte) le vicende legate al Tesserract; spieghiamo ai non addetti cosa sia questa tecnologia. Nell’UCM (Universo Cinematografico Marvel, abbreviato) l’oggetto è chiamato Tesserract ed è un artefatto di origine Asgardiana e creato da Odino in persona con il potere di generare energia infinita; finora lo si è visto usare per manipolare l’energia in sé, creando potenti raggi energetici oppure per creare wormhole attraverso lo spazio e dimensioni parallele. Nell’UMC, invece, l’oggetto è chiamato Cubo Cosmico (prima comparsa: Tales of Suspances #79, 1966) e ha il potere di controllare la materia e l’energia; l’artefatto risponde solo alla volontà dell’individuo che lo possiede e, con abbastanza forza di volontà, colui che possiede il Cubo Cosmico può far avverare qualsiasi desiderio. Maggiore sarà la forza di volontà del detentore del Cubo Cosmico, più ampie saranno le cose su cui potrà far valere il suo potere (realtà inclusa).
Facce da Fumetto
Questa “sub-specchietto” invece, lo troverete nella recensione solo ed esclusivamente quando nell’episodio arriverà qualche personaggio abbastanza rilevante di entrambi gli Universi Marvel conosciuti (quello fumettistico e quello cinematografico). In particolare, in questi due episodi, hanno fatto una breve comparsata i personaggi di Maria Hill (Cobie Smaulders) e il gran visir dello S.H.I.E.L.D., Nick Fury (sua maestà Samuel “Pulp Fiction” L. Jackson). Ravaniamo un po’ nei loro panni sporchi e vediamo di fare un bel close-up concentrato.
Maria Hill
Dopo una operazione in nero non autorizzata che ha avuto grandi ripercussioni politiche sugli Stati Uniti, Nick Fury si ritira dal ruolo di direttore e passa alla clandestinità; al suo posto viene nominata Maria Hill in vece di nuovo direttore. Hill è stato un personaggio creato appositamente per prendere il posto di Fury dopo la sua dipartita; la differenze tra le due versioni non sono molte, di fatti, si somigliano su quasi tutti gli aspetti. Le uniche differenze e che, nei film, Hill sembra un semplice agente di alto rango e braccio destro di Fury; nei fumetti invece i due non hanno mai collaborato.
Nick Fury
Rispetto alla signorina di cui sopra, il capoccia dello S.H.I.E.L.D. ha parecchie cose non in comune con la versione originale. Nel UMC, Nick Fury è un veterano della Seconda Guerra Mondiale, capo degli Howling Commandos e grande amico di Dum Dum Dugan e Capitan America. Infatti, dopo la fine della guerra, fonderà lo S.H.I.E.L.D. proprio per portare avanti gli ideali di Cap e (sempre ispirandosi a lui) userà un acronimo fatto in modo che possa avere l’equivalente della parola Inglese “Shield” che significa “Scudo”, arma usata dalla Sentinella della Libertà sia come difesa ma anche come attacco; l’idea dello S.H.I.E.L.D. è proprio questa, un’organizzazione pronta a difendere il mondo, ma anche ad attaccarlo ed eliminare potenti minacce, se necessario. E’ caucasico, ha una benda su un occhio mancante riportata dopo una missione e ha i capelli castani con folte basette bianche, possiede inoltre il grado militare di Colonnello; il segreto della sua giovinezza non è mangiare al Subway ma l’essersi iniettato una variante del Siero del Super Soldato (chiamato “Infinite Formula”) che rallenta l’invecchiamento e dona capacità fisiche olimpioniche. Invece, nell’UCM, di Nick Fury non si sa praticamente niente, ma le sue origini (si vocifera) saranno rivelate in Capitan America: Winter Soldier, il sequel di Il Primo Vendicatore. Le uniche cose che si sanno, è la lampante e palese differenza fisica e il fatto che, per questa versione cinematografica, i produttori si siano ispirati alla versione Ultimate creata per la serie a fumetti “Ultimates” dove (i creatori di tale serie) si sono ispirati a Samuel L. Jackson per il volto di Fury; la serie citata risale a 6 anni prima della prima apparizione di Jackson come Fury.
PRO:
  • Ottima interazione di squadra
  • Più action, più drama e meno humor
  • Il cameo di Nick Fury
CONTRO:
  • Skye
  • La trama troppo blanda
Episodio tutto sommato godibile, non esente da difetti, ma presenta comunque una curva di miglioramento in grado di tappare questi tappabilissimi buchi. Siamo comunque al secondo episodio e, nonostante tutto, Marvel’s Agent Of S.H.I.E.L.D. non soffre della sindrome di noia che affligge tutti i secondi episodi. Questo, vorrà pur dir qualcosa!

 

VOTO EMMY

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