Sin dai suoi primi minuti, questa puntata si pone come la mid-season premiere che molti avrebbero voluto vedere, sopratutto perché il piglio di “The Inside Man” è molto più “tradizionalista” e incline alle aspettative dello spettatore che attendeva con smania il ritorno di Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. dopo mesi di pausa. Cominciare questa recensione con un paragone con l’episodio precedente è più che dovuto dato che “Bouncing Back” ha mostrato delle peculiarità benefiche ai fini dell’evoluzione dell’intera serie. Peculiarità che è riuscita ad ottenere solo sacrificando molti degli aspetti che (tendenzialmente) ci si aspetta da una premiere o una mid-season premiere.
“The Inside Man” è quello che più soddisfa le aspettative mainstream del pubblico per queste tipologie di episodi. Con questo non si vuole dire che “The Inside Man” affossi la qualità del precedente episodio ma che, semplicemente, si omologhi di più con suddette caratteristiche. Per questo si è iniziato la recensione dicendo che questo è l’episodio che molti avrebbero voluto vedere settimana scorsa. Perché, mentre l’undicesimo episodio della terza stagione si può classificare come “sperimentale” per il tentativo (riuscito) di inserire più ricercatezza in fotografia e regia, la puntata di questa settimana è invece al 100% Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. style.
Quello a cui ci troviamo di fronte è un episodio che ha la tipica costruzione a cui siamo abituati, con un ritmo incalzante, scene d’azione coreografate a regola d’arte, un colpo di scena sul finire della missione di turno e l’avanzamento parsimonioso (ma accattivante) delle varie side quest in attivo. Tra queste, il rapporto simbiotico tra il cadavere di Grant Ward e l’Inumano Hive e la sua continua crescita occupano un certo posto di rilievo per l’inquietudine che riesce a scaturire.
Con quanto detto sopra, non vogliamo dire che la serie è improvvisamente diventata schematica, ma che ha trovato il suo equilibrio dopo episodi passati ad affinare sceneggiatura e regia ed i risultati si vedono sempre più. Anche perché essere “schematici” equivale a dire che il telefilm dica sempre le stesse cose e sempre nella stessa maniera, non cambiando di una virgola il suo modus operandi quasi fino al masochismo o, peggio, all’implosione della serie stessa. Il colpo di scena madre dell’episodio, quello in cui Glenn Talbot si rivela essere la talpa, è l’ennesima prova di come la tecnica del serial sia maturata così tanto da trovare sempre nuovi mezzi per ottenere gli stessi risultati.
Una di questi è il modo in cui il serial ABC/Marvel Studios tratta ad ogni appuntamento la questione degli Inumani. Il telefilm analizza la faccenda sotto tutti i punti di vista, fornendo una uguale dose di paure/paranoie/pregiudizi ma anche di fiducia/esaltazione/accoglienza verso questa nuova razza. Purtroppo il discorso non può ancora andare verso una conclusione vera e propria poiché al film degli Inumani manca ancora molto ma per ora l’importante è sollevare domande scomode e osservazioni intelligenti, cosa che, effettivamente, succede da “Aftershock” e ancora continua ad accadere.
Il discorso Inumani, pur non arrivando ad un suo apice per motivi di “scaletta cinematografica”, riesce comunque a fare il suo sporco lavoro, dividendo membri del Team Coulson e pubblico per la delicatezza della questione. Al di là di discorsi come etici o moralisti, gli sceneggiatori evidenziano così bene ogni incongruenza di pensiero delle due parti che viene tanto facile dare ragione alla fazione “anti-Inumani”, quanto tanto difficile dar torto alla “pro-Inumani”, facendo dell’unica risposta possibile alla vicenda Inumani una maturata da ogni singolo spettatore. Qualcuno sicuramente sospetta che questi discorsi siano, in realtà, un tentativo di cavalcare l’onda del prossimo “Captain America: Civil War” e di cui ci si aspetta un tie-in con Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. In realtà, tematiche molto simili a quelle che si vedranno nel terzo film del Capitano nel serial in questione sono già in corso da circa un anno e mezzo.
Sempre dopo un anno e mezzo di assenza, torna in maniera molto gradita l’Uomo Assorbente, sporadico villain della stagione scorsa: un ritorno che è pura croce e delizia. Visivamente efficace per il ruolo che ha come “ariete con i superpoteri” (resi, tra l’altro, molto bene a livello di effetti speciali) vederlo come buono e schierato dalla parte dello S.H.I.E.L.D. è una vera marcia indietro per il serial, nonché eccessiva e fin troppo libertina rivisitazione per un personaggio che è sempre stato nient’altro che un’antagonista fatto e finito. Un turn face che proprio non c’era bisogno di mettere in atto, come non c’era bisogno di separare Lance Hunter e Mimo dal resto del team. E’ vero che è stato anche un modo per creare aspettative per il prossimo episodio ma è da un po’ che gli showrunner fanno di tutto per creare dei momenti tra Bobbi e Hunter proprio per spianare la strada al prossimo Marvel’s Most Wanted: ennesimo spin-off di Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. di cui si ha molta paura, poiché le principali motivazioni della sua esistenza sono l’esaltazione del fan-service e delle diaboliche ship. Di solito questi non sono i presupposti migliori su cui creare delle fondamenta solide però è anche vero che sulla carta tante altre potenziali serie sembravano delle cagate pazzesche alla stregua della Corazzata Potëmkin e poi si sono dimostrate delle autentiche rivelazioni. Se cosi fosse, RecenSerie sarebbe piena dei recensori più felici della Terra ma siamo così pessimisti al riguardo che se vediamo una luce in fondo al tunnel va a finire che andiamo a spegnerla.
Poteva RecenSerie non sbattersi per voi e raccattare tutte le curiosità e le ammiccate d’occhio per la nuova stagione di Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D.? Maccerto che no, doveva eccome! Per la gioia dei nostri carissimi lettori, ecco a voi la “guida” a tutti i vari easter eggs e trivia disseminati nella puntata.
- Rivediamo l’Uomo Assorbente, celebre villain dei fumetti Marvel apparso per la prima volta in “Shadows“. Se volete saperne di più su Carl Creel, cliccate il link e verrete condotti alla recensione di “Shadows” in cui è incluso uno specchietto informativo su di lui.
- L’Australiano citato da Glenn Talbot è Eden Fesi aka Manifold. Comparso per la prima volta su Secret Warriors #4 del 2009, Eden Fesi è un mutante con l’abilità di piegare il tempo e lo spazio, consentendogli di teletrasportarsi ovunque egli voglia senza impedimenti o restrizioni. Eden è inoltre un australiano aborigeno nato nella stessa zona in cui viveva il mutante Gateway: mutante comparso spesso in storie degli X-Men con diverse abilità, tra cui quella che condivide con Manifold, potere che poi gli insegnò a controllare. Venne reclutato da Nick Fury quando Slingshot/Yo-Yo Rodriguez s’infortunò gravemente, entrando ufficialmente come parte del team.
- Quando Hive sta facendo la “scansione” dei ricordi della mente di Grant Ward si possono vedere a gran velocità i seguenti momenti topici della vita del personaggio:
– Il bacio con Skye
– L’uccisione di Victoria Hand
– La morte dell’Agente 33
– L’incontro con John Garrett
– L’uccisione di Buddy, il cane di John Garrett
– La spinta che fece cadere Thomas Ward nel pozzo
– Eiettare Fitz e Simmons nell’oceano
– L’uccisione di Christian Ward - Nathi Zuma, Ellen King, Haruto Yakimura, Anton Petrov e Xiao Chen sono personaggi inventati appositamente per il serial.
- Hive, nella sua versione cartacea originale, non è un Inumano ma un organismo parassita creato nei laboratori del Hydra.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Bouncing Back 3×11 | 3.52 milioni – 1.1 rating |
The Inside Man 3×12 | 2.91 milioni – 1.0 rating |
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