Marvel’s Daredevil 1×08 – Shadows In The GlassTEMPO DI LETTURA 9 min

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“Le modulazioni dall’una all’altra erano perfette: salti incredibili su tonalità distanti avvenivano senza alcuno sforzo, semplicemente girando la testa. Nuovi temi, nuovi accenni di melodia, tutti perfettamente e straordinariamente proporzionati, si mescolavano continuamente in quella trama infinita.”


Il geniale scrittore di fantascienza Douglas Adams, alla fine del suo romanzo “L’investigatore olistico Dirk Gently” si lascia andare ad una descrizione riguardante un’esperienza mistica avuta a contatto con una musica di natura quasi divina. Se alla fine ho bene capito il libro, la descrizione dovrebbe corrispondere alla musica di quel genio senza tempo che è J.S. Bach. Probabilmente, nello specifico, potrebbe trattarsi della Suite No.1 in Sol Maggiore per violoncello, il cui preludio è possibile ascoltare ad inizio e a metà episodio.
Cosa hanno a che vedere Douglas Adams, Johann Sebastian e una serie TV tratta da un celebre fumetto della Marvel? Poco, forse. Ma se si leggesse la frase sopra riportata attribuendone una lettura trasversale, riferita a questa riuscitissima serie Netflix, in maniera specifica a questo episodio, le cose potrebbero assumere un diverso aspetto. Per “modulazioni” (termine che in musica indica un processo di vera e propria trasformazione graduale da una sfera tonale all’altra) possiamo intendere metodi di narrazione che effettivamente in questi primi 8 episodi sono mutati “senza alcuno sforzo, semplicemente girando la testa“. Come non allacciarsi in questo modo al discorso riguardante le origini, fatto nella precedente recensione, per parlare di ciò che “Shadows In The Glass” racconta?
Da un lato il flashback su Fisk racconta in maniera che più classica non si può il parallelo tra la psicotica ed opprimente figura genitoriale, verso cui il piccolo Wilson sentiva di dover dimostrare sempre qualcosa, e i suoi soci in affari, i quali iniziano a metterlo in discussione.
È anche vero che essendo questa prima stagione un’intera “stagione di origini” (come detto sempre a proposito della 1×07) e del mondo deviliano, ponendosi in una specie di terra di mezzo tra il passato conosciuto e il celebre presente, la figura di Fisk non sarà quella che ben conosciamo del famoso e temibile Kingpin. In questo il flashback si pone semplicemente come confronto e formazione che ancora sta avvenendo (esattamente come per Matt e Stick), per abbattere tutte le insicurezze e le turbe che sin dall’infanzia hanno accompagnato Fisk. La variabile che spezza il parallelismo tra le due linee temporali sarà proprio Vanessa, una figura capace di farlo sentire persona forte e sicura. Nella classicità del binomio padre violento/madre passiva, notevole il colpo di scena finale che vede la madre nascondere un cinismo e una mente fredda peggiori della furia cieca di Fisk Senior. Alla buona riuscita di questo colpo di scena, all’interno della prevedibilità dello sviluppo nel flashback, si aggiunge un surplus che rende ancora più prezioso l’apporto televisivo di un’opera originariamente cartacea. Il disagio e il disturbo che provano personaggi fumettistici – spesso rappresentati in forme caricaturali e colorate – non potrà mai essere sinceramente vissuto se non con realizzazioni interpretative quali quelle della sequenza di violenza domestica, con tanto di contributo ansiogeno da parte della colonna sonora.
Non si ha minimamente l’intenzione di sminuire la caratterizzazione fumettistica, se lo facessimo sarebbe assai ingeneroso. Si sottolinea, piuttosto, come la trasposizione televisiva possa aggiungere stimoli sensoriali nell’arricchire un disagio già di per sé assai esplicativo.
La “tonalità distante” di questo episodio, se non si fosse compreso, riguarda appunto un approfondimento molto esaustivo su quello che è il principale quanto complesso villain di questa stagione. Non si veda questa 1×08 come una parentesi dove si muta radicalmente protagonista (come è successo qui): la trama ha modo – eccome – di andare avanti. In maniera più flebile, sicuramente, rispetto a quella che ha accompagnato la descrizione del passato di Matt e del suo mentore nel precedente episodio, ma pur sempre portando a casa elementi fondamentali. Se in “Condemned” la guerra tra Matt e Fisk era ufficialmente dichiarata, in questo episodio viene mossa la prima pedina da parte del protagonista morale del capitolo. È interessante notare come l’eroe cieco, proprio quando lascia il passo ad un altro personaggio principale, subisce una sconfitta, arrivando ad una reazione molto simile a quella di Fisk di metà episodio. Ed è proprio questa sconfitta ad essere il vero colpo di scena.
“Shadows In The Glass”, si può dire, procede in maniera standard, proponendo – pur sempre con una fattura di prima scelta – schemi classici e vagamente prevedibili (flashback, confronti, punti di svolta), qualora si conoscano i passi fondamentali nel tratteggio del carattere di un villain. Tutto ciò è ovviamente necessario nel procedere della storia. Così come è necessario il momentaneo prevalere giuridico del reale protagonista della serie, a discapito delle sue travolgenti scene di azione. Apprezzabile il tempo passato (abbastanza sporadico finora) da parte di Matt con i suoi colleghi, essendo la parte legale fondamentale in DD. Ovviamente, come già rimarcato nelle precedenti recensioni, non sarà propriamente questa storyline a lasciare gli spettatori senza fiato. Serve più che altro a far freddare il bollore causato dall’adrenalina in eccesso prodotta da momenti più tesi e rapidi della serie, resi ancora più preziosi dalla contrapposizione con la stasi di queste parentesi.

L’angolo del Nerd della fumetteria all’angolo
 
Poteva RecenSerie non sbattersi per voi a raccattare tutte le curiosità, e le ammiccate d’occhio per questa incarnazione live-action del difensore di Hell’s Kitchen? Maccerto che no! Doveva eccome! Per la gioia dei nostri carissimi lettori, di seguito, come fatto per Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D.Marvel’s Agent CarterThe Flash e Gotham eccovi la “guida” a tutti i vari easter eggs e trivia sulla puntata.
  1. Le origini di Wilson Fisk/Kingpin sono state inventate appositamente per il serial, ma nonostante ciò, anche se gli eventi possono essere diversi da quanto visto nei fumetti, il contenuto non è stato cambiato: possiamo dire che il messaggio è rimasto intatto, pur spiegandolo con parole ed aneddoti diversi. D’altro canto, pure nei comics il passato di Fisk è abbastanza misterioso, e per “misterioso”, intendiamo che non è mai stato raccontato per filo e per segno, ma giusto qualche dettaglio qua e là. Sappiamo che ha commesso il primo omicidio a dodici anni e si è mantenuto rubando tutto quello che gli serviva, cominciando ad interessarsi al crimine grazie a libri che rubava da librerie e biblioteche, avendo la brillante idea di organizzare una rete criminale comandandola come se fosse un azienda; divenne poi la guardia del corpo di Don Rigoletto, per poi tradirlo, organizzare il suo omicidio e prendere il suo posto. La miniserie “Kingpin” di sette numeri pubblicata dalla Marvel Comics tra il 2003 e il 2004 avrebbe potuto risolvere qualche dubbio e curiosità sul suo passato, ma venne presto classificata come storia al di fuori della continuità canonica, in quanto conteneva eventi contrastati e contradditori con quelli mostrati in precedenza.
  2. Il debutto pubblico di Wilson Fisk e la sua dedizione per la filantropia è una classica caratteristica del personaggio. Difatti, dal pubblico Fisk è sempre visto come un amabile imprenditore e onesto filantropo. I suoi collegamenti con la malavita verranno resi pubblici spesso e volentieri, ma Wilson troverà sempre un modo per pulire il suo nome.
  3. Lo si era anticipato tramite citazione dello stesso Kingpin nella quarta puntata, ma qui Melvin Potter/Il Gladiatore fa la sua prima comparsa ufficiale nel serial. E a proposito della sua futura vita criminosa, a cosa si riferiscono Leland e Wilson con “l’altra parte”? La nostra teoria è che si riferiscono alla malattia mentale che la versione Ultimate di Melvin contrae nei fumetti, portandolo a pensare di essere un vero gladiatore in una vera arena romana.
  4. Sempre a proposito di Melvin, il vestito che sta preparando a Owlsley è di colore verde. Potrebbe sembrare una citazione inutile, ma nei fumetti il Gufo (pur non avendo un costume) è sempre vestito con un completo elegante di quel colore. Tra le altre cose, anche nei comics viene rappresentato come un uomo d’affari; qui, addirittura, viene detto che svolge qualche funzione a Wall Street.
  5. E parlando ancora di vestiti, anche in questo episodio viene citato un altro storico vestiario di un personaggio: quello di Kingpin. Mentre nel serial si è sempre vestito di nero, e di grigio nei minutaggi finali, nei fumetti Wilson Fisk si è sempre vestito con colori molto chiari, e specialmente, una giacca bianca. Ok che il grigio e il bianco non sono la stessa cosa, ma per il format seriale farlo vestire di bianco era forse troppo pacchiano.
  6. Mentre nello scorso episodio sono comparsi per la prima volta, in “Shadows In The Glass” ci viene mostrato come Matt stia cominciando a familiarizzare con i suoi billy clubs: i bastoni che diventeranno la sua arma distintiva, dotando anche il suo costume di fortuna con una custodia in cui contenerli.
  7. Mentre nelle puntate è sempre stato chiamato come “uomo con la maschera nera” e “uomo mascherato”, qui per la prima volta, viene chiamato con un nome riconducibile al suo attire da diavolo, nonché suo futuro alias: più precisamente, Ben Urich lo definisce “il diavolo di Hell’s Kitchen”. È altamente probabile che il serial voglia utilizzare questa versione per conferire un retroscena dietro la nascita del suo nome di battaglia, abbandonando invece quella del fumetto, in cui Matt decide di utilizzare il nome con cui i ragazzini lo prendevano in giro da piccolo per incutere timore, perché è un amante dell’ironia e per controsfottere. Per l’appunto, i bambini che lo prendevano di mira lo chiamavano “Daredevil”, che in Italiano vuol dire letteralmente “scavezzacollo”.
  8. Mentre i nomi dei genitori di Wilson vengono rivelati (che sono, rispettivamente, Bill Fisk e Marlene Vistain) nel fumetto non vengono mai menzionati per nome.
  9. Nell’episodio viene mostrato Fisk parlare, anche se per poco, correttamente il giapponese e il cinese. Mentre è vero che Wilson parli giapponese, è invenzione dello show che Kingpin sappia il cinese.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Vincent D’Onofrio
  • Cameo del sarto Potter
  • Approccio del piccolo Fisk in stile Lester Nygard
  • Il cinismo della madre
  • Monologhi finali
  • Avanzamenti di trama
  • Schemi necessariamente prevedibili
  • Anticlimax delle inchieste giornalistico-legali (sebbene il trio Matt – Foggy – Karen abbia un qualcosa in più rispetto al semplice duo Foggy – Karen, o Karen – Urich)

 

Manco a dirlo, un episodio con questo Vincent D’Onofrio sugli scudi non può che essere ben considerato. Il muro con diverse sfumature di bianco, che è il suo sguardo ed il suo volto, rende carne ed ossa un personaggio che per molto tempo è stato bidimensionalmente rappresentato, nella sua evidente e fantasiosa perfezione, tra le pagine di un fumetto.

 

Stick 1×07 ND milioni – ND rating
Shadows In The Glass 1×08 ND milioni – ND rating

 

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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