“Time has come.”
Dopo la visione di questo sesto episodio, anche lo spettatore comune (e noi con lui) raggiunge finalmente la critica americana che giusto una settimana prima della diffusione in mondovisione aveva stroncato Iron Fist a partire appunto da questi primi sei episodi. Proprio sul finire di “Immortal Emerges From Cave” sorge l’impressione che questa volta la critica abbia preso una grossa cantonata. Senza negare alcun diritto alla soggettività, sembra quasi che oltreoceano si siano accaniti sul personaggio di Danny Rand per attaccare il fenomeno complessivo dei cinecomics, prendendosela però con la vittima sbagliata. Beninteso, la sensazione nel binge-watching non è quella di assistere a un nuovo Daredevil, ma sarebbe presuntuoso per il serial spacciarsi per tale.
Marvel’s Iron Fist è un prodotto semplice, senza pretese sociali come Luke Cage e senza virtuosismi di montaggio alla Jessica Jones. Come gioca però con la sua semplicità è un discorso piacevolmente diverso. Si prenda ad esempio l’incipit: solenne nelle parole del maestro di Danny, ma contemporaneamente quasi ridicolo nella scena del karaoke-killer. Questa commistione tra aulico e ironico conferma nettamente la direzione presa tra l’altro dal Marvel Cinematic Universe con la recente introduzione di Stephen Strange. L’ultima collaborazione tra La Casa delle Idee e Netflix ha infatti in comune con il cinecomic di ottobre 2016 la decisione di affrontare l’introduzione del misticismo, condendola però con (per alcuni forse anche troppo) molto sarcasmo.
Riconoscere la bontà di fondo di un’operazione seriale, semplicemente diversa da quello che ci si poteva aspettare, non vuol dire certamente ignorare i piccoli difetti che rallentano il ritmo della visione. E primo tra i difetti è sicuramente Ward, che soffre finora della scrittura più stereotipata (ricco milionario dipendente dalla codeina e con un rapporto difficile con il padre, davvero?), ma anche Colleen e Claire in questo episodio si danno alacremente da fare per risultare poco più di un riempitivo.
“Because of who you are there will always be forces gathering against you, preparing, waiting, looking for a weakness in you. Disguised as a friend. Slipping past you as a stranger. They are everywhere. You must always be aware of their presence, because they are aware of you. They study your every move, looking for what you reveal to them. In this way, you are your own worst enemy. And this is why I tolerate no questioning from you… because doubt leads to death.”
Riempitivi in funzione del vero fulcro di questa puntata: l’incontro tra Madame Gao e Danny, che da solo basterebbe a generare tensione a sufficienza. La prima è de facto l’aspetto più interessante che questa prima metà di stagione ha mostrato. Una donna paradossale, apparentemente fragile ma spietata, apparentemente onorevole, ma diabolicamente astuta. Siamo finalmente davanti a un villain di peso, che potrebbe reggere da sola le sorti dell’intero show, vista la presenza scenica finora mostrata, mentre Danny sembra essere in balia dei suoi sotterfugi e delle sue trame.
Una difficoltà ben rappresentata dal crescendo dei tre scontri che lo vedono protagonista – potremmo dire “uno migliore dell’altro”, se non fosse che è il secondo a colpire particolarmente per regia e coreografia – e che, pur essendo un espediente verticale di cui difficilmente se ne avvertiranno conseguenze nell’orizzontalità dei tredici episodi, alza considerevolmente il livello finora messo in mostra.
- L’episodio è diretto da RZA, membro della band Wu-Tang Clan, che ha anche diretto un film chiamato The Man With The Iron Fists.
- La canzone cantata al karaoke è la celeberrima “Take On Me” degli A-Ha.
- “L’incredible green guy” è ovviamente un riferimento a Hulk.
- Claire Temple cita trasversalmente Luke Cage sparando un bel “Sweet Christmas” in italiano tradotto come “Cristoforo Colombo”. È una delle frasi caratteristiche di Cage, come per La Cosa il suo grido di battaglia “È Tempo di Distruzione!”. La frase è usata anche come semplice esclamazione alla “Grande Giove!”.
- Mentre i gemelli russi sono inventati appositamente per il serial, gli altri due personaggi sono invece presi a piene mani dal fumetto. La donna è La Sposa Dei Nove Ragni (Bride Of Nine Spiders) mentre lo specialista delle armi è Scythe.
- Già citata nelle trivia della recensione di “Eight Diagram Dragon Palm“, La Sposa Dei Nove Ragni è una delle sette Armi Immortali e campionessa della città mistica Kingdom Of Spiders. Comparsa per la prima volta su Immortal Iron Fist #8 del 2007, non molto è stato detto sulla sua backstory. Si sa solamente che, come Iron Fist e le altre Armi Immortali, è stata addestrata per la protezione della sua città e all’utilizzo del chi; con questa energia riesce a manipolare la volontà del ragni e piegarla al suo volere, combinando la cosa con la padronanza del kung-fu e dei vari tipi di veleni. Attualmente, anche vista la sua breve comparsa, non è dato sapere se il serial rispetterà la versione originale.
- Scythe è, invece, il primo villain affrontato da Iron Fist nella sua carriera editoriale. Comparso per la prima volta su Marvel Premiere #16 del 1974, Scythe è un mercenario prezzolato abile nell’uso delle armi Giapponesi, specialmente con la kusarigama. Per quanto esperto, verrà sempre sconfitto in men che non si dica da Iron Fist.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Under Leaf Pluck Lotus 1×05 | ND milioni – ND rating |
Immortal Emerges From Cave 1×06 | ND milioni – ND rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.