Si potrebbe dire che questa recensione contenga numerosi spoiler (e perciò tacciabile di maledizioni e odio da parte dei lettori che, per loro colpa, non dovrebbero leggerla prima di aver visto la puntata).
“It’s been a long, strange day.”
Ma in realtà non si era sempre detto, all’interno della serie, che Harold Meachum era già morto e resuscitato dalla Mano? Se gli input che la serie ha lasciato nel corso degli episodi sono passati inosservati allora vuol dire che non la si stava seguendo bene.
Iron Fist, infatti, non è la classica serie supereroistica pensata per un pubblico medio-generalista. Si tratta di un tassello appartenente a un mosaico più grande chiamato “Marvel/Netflix Universe”, un progetto che nasce fin da subito come “crossmediale” e con una forte orizzontalità delle vicende. Una serie, dunque, che presuppone uno spettatore attento e sensibile ai vari input lasciati da autori e sceneggiatori e che sappia ricollegare i pezzi tra di loro. Dunque non c’è da stupirsi se la serie si apre con un teaser che annuncia ciò che, in fondo, era un vero e proprio segreto di Pulcinella (e qui è necessario cavarsi il dente subito e andare con lo spoilerone): Harold Meachum è in grado di resuscitare!
Grazie alla guarigione ottenuta dalla Mano. il “buon” (si fa per dire) Harold torna dal regno dei morti ancora più ambiguo e stronzo del solito ed è pronto a riprendersi tutto quello che è suo. Quindi chi fosse preoccupato di non rivedere più uno dei personaggi più iconici di questa serie può tirare un sospiro di sollievo. E sarà ancora più felice nel sapere che ritorna con un atteggiamento ancora più disturbato del solito andando sempre di più nella direzione del “villain puro” (ruolo che finora aveva mantenuto in maniera ambigua). Gli atti di estrema generosità e, nello stesso momento, i suoi atti di crudeltà (necessari comunque per togliere finalmente dai piedi uno dei personaggi più fastidiosi e inutili dello show che provocava da sempre attacchi di nazi-fascismo nei suoi confronti), lo rendono un personaggio complesso e affascinante.
Ciò non si può dire dei suoi figli che rimangono, invece, inevitabilmente sullo sfondo e (causa anche attori-cani come interpreti) non riescono ad avere un ruolo rilevante se non quello di fare da “spalle” per la narrazione assecondando, di volta in volta, protagonista e “antagonista” quasi a servizio completo della sceneggiatura. Emblematica, in questo senso, la scena di riavvicinamento tra Harold e Joy, agognata fin dal primo episodio e ridotta, in maniera imbarazzante, a due battute in croce prive di qualsivoglia tensione (con tanto di sguardo fisso e impassibile da parte di Jessica Stroup) e un rapido abbraccio senza nessuna spiegazione aggiuntiva su come possa essere ritornato in vita una persona creduta morta fino a quel momento (quando Danny era stato addirittura internato per lo stesso motivo). Si tratta comunque di una delle poche pecche per una puntata che, nel complesso, dimostra di non lasciare molte cose al caso.
La struttura dell’episodio, infatti, è molto complessa e a tratti ci si potrebbe perdere tra le varie storyline proposte, aggiungendo anche il fatto che sembra essere entrato un nuovo personaggio di cui finora non si sa molto ma, dato il numero di inquadrature e l’attenzione che gli viene data, si presuppone possa giocare un ruolo importante dalle prossime puntate.
Tuttavia è possibile, come nello scorso episodio, riassumere il tutto in due tronconi narrativi che dividono perfettamente in due la puntata, entrambi scanditi da un’atmosfera thrilling che da una parte rallenta il ritmo dell’episodio e dall’altra (e proprio per questo motivo) ne rappresenta la vera forza a livello strutturale.
Il primo troncone è quello che si svolge nel dojo di Coleen e riguarda l’interrogatorio a Madame Gao (finora l’unica vera villain degna di nota di questa serie). L’atmosfera chiusa e claustrofobica e le parole ambigue dell’anziana tengono in piedi una tensione continua che, seppure completamente dialogica e quindi con poca azione, risulta coinvolgente e crea un climax che arriva fino alla sequenza finale di battaglia sullo stesso dojo. Battaglia come al solito giocata sull’abilità di interpreti e stuntman e su trovate originali e sperimentali. Vale davvero la pena aspettare la fine dell’episodio anche se apparentemente non succede nulla.
Anche perché proprio nel finale viene rivelato un ulteriore potere dell’Immortale: il suo pugno non serve solo a darle di santa ragione ai nemici ma è anche un toccasana per curare le malattie. Potere che il protagonista non sapeva di avere prima di questo episodio e che scopre quasi per caso. Il che non è male perché aiuta anche a creare empatia con lo stesso spettatore che scopre ulteriori indizi nel corso delle puntate e nuovi misteri legati all’origine dei poteri di Iron Fist.
Se la vita nel dojo risulta piena di sorprese, centellinate a dovere, al di fuori di esso avviene l’esatto contrario con il secondo troncone narrativo. Qui avvengono in realtà molte cose e rivelazioni importanti ma tutte accatastate in maniera frenetica e quasi confusa, forse proprio per fare da contraltare con le altre storyline (anche troppo in quanto si rischia una perdita d’interesse proprio per questa divergenza di ritmo tra le due parti che rende difficile la concentrazione).
D’altra parte è anche vero che ci si avvicina alla fine della stagione e almeno i nodi (quelli principali) devono venire al pettine considerando poi che niente si concluderà definitivamente alla fine della stagione (c’è il cross-over The Defenders che aspetta) e quindi ci sarà tempo per altri colpi di scena e sorprese.
Nel frattempo non si può non lodare questo climax crescente di qualità narrativa e tecnica che lo show (dopo le prime lentissime puntate) ha preso e ci si può solo augurare che continui anche nelle prossime.
- Harold torna nuovamente in vita al prezzo della sua anima. Questo va in netto contrasto con quanto mostrato nei fumetti. La Mano può eccome resuscitare i morti (nei fumetti tramite sacrificio umano, nel serial ancora non si sa) però se questi vengono nuovamente uccisi dopo la resurrezione non tornano più in vita. Nel serial, a quanto pare, come anche mostrato da Nobu in Marvel’s Daredevil, chi muore dopo la resurrezione può continuare a tornare in vita; anche se, come abbiamo visto, c’è un enorme prezzo da pagare. L’unico modo per uccidere definitivamente un resuscitato della Mano sembrerebbe proprio tagliar loro la testa.
- Colleen Wing cita suo padre Kenji Ozawa.
- Danny confessa esplicitamente di aver combattuto un vero e proprio drago per ottenere il controllo del chi.
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The Blessing Of Many Factures 1×08 | ND milioni – ND rating |
The Mistress Of All Agonies 1×09 | ND milioni – ND rating |
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!