La prima stagione di Iron Fist non è stata certamente un successo, inutile negarlo. Sebbene noi di Recenserie abbiamo stemperato varie volte la critica più feroce rivolta alla serie, non abbiamo potuto non abbiamo potuto non notare come molte delle altre critiche avessero un fondo di verità (o, in molti casi, fossero estremamente corrette). Questa recensione non è il luogo adatto per rianalizzare nel dettaglio queste criticità (è stato già fatto lo scorso anno); quest’introduzione serviva soltanto per constatare che, a causa di un’accoglienza assolutamente negativa, il nuovo showrunner sia voluto correre ai ripari, apportando un significativo cambio di rotta e di caratterizzazione dei personaggi. Questa scelta non rappresenta sicuramente una novità nel panorama televisivo statunitense: la stessa cosa accadde, infatti, anche all’inizio della seconda stagione di Parks And Recreation. Il paragone tra queste due serie, però, finisce qua: se la celebre comedy di Michael Schur, infatti, beneficiò enormemente di questo cambiamento, che si rivelò particolarmente azzeccato, per il prodotto Marvel/Netflix, invece, non si può certo dire la stessa cosa, almeno per il momento.
“Some days, I get hit by this self-doubt tidal wave. That internal monologue, like, “Did you think you could just show up with a sketchbook and people would start throwing money at you?“
Sostenere che sia tutto da buttare, in questa stagione di Iron Fist, sarebbe ingeneroso: sono presenti, infatti, alcuni spunti degni di interesse che potrebbero innalzare notevolmente la qualità dello show. Primo fra tutti, il personaggio di Mary. Inizialmente, nella première, sembrava un personaggio destinato a comparire una sola volta, nel piccolo sketch comico tra Albert e Danny. Verso metà episodio, però, si erano viste le sue crisi di panico, uniti ai post-it abbastanza inquietanti. L’intenzione, dunque, è quella di renderla parte integrante della narrazione.
Il suo character, ben interpretato dall’attrice britannica Alice Eve (la dottoressa Carol Marcus di Star Trek Into Darkness), è sicuramente molto complesso. Del resto, non potrebbe essere altrimenti, dato che Mary Walker si trasformerà, in futuro, in “Typhoid Mary Walker”, una villain apparsa varie volte nelle storie dei supereroi Marvel. Quello che non si capisce, però, è perché si sia scelta di farla comparire in Iron Fist, dato che ha sempre combattuto contro Daredevil e, sporadicamente, contro Deadpool e Spiderman. In ogni caso, essendo uno degli aspetti più positivi (soprattutto in prospettiva) di questa stagione, la scelta migliore è concedere il beneficio del dubbio, e aspettare i futuri sviluppi.
Un altro aspetto positivo è il focus maggiore riservato a Chinatown e, soprattutto, alle rivalità tra le varie organizzazioni territoriali. Innanzitutto, un contatto più stretto con la criminalità si addice maggiormente ad un supereroe, piuttosto che gli sfarzosi uffici. In secondo luogo (questo punto è abbastanza collegato al precedente), le scene d’azione dovrebbero essere davvero molte di più, avendo a che fare quotidianamente con Golden Tigers e The Hatchets. Per questo motivo, non si può non guardare con interesse alla futura guerra tra i due clan, temporaneamente sospesa, ma pronta a scoppiare di nuovo, in caso Davos abbia ucciso Mr. Yang (anche se Yang fosse vivo, l’aggressione da parte di Davos potrebbe convincerlo a cambiare idea).
“Mika’s married. Her husband is a congressman running for reelection. I think she would do just about anything to prevent a scandal. But in order for that to work, we need something scandalous.“
Dopo aver elencato gli aspetti positivi (che, in realtà, non sono così tanti), è ora di prendere in considerazione i punti più negativi di questa puntata.
Innanzitutto, bisogna partire dalla criticità maggiore, ossia il duo Joy e Davos. Durante l’introduzione, si era parlato di parziale riscrittura dei personaggi, ed è ovvio che Joy sia stato quello oggetto dei cambiamenti più significativi. Sia chiaro, un’evoluzione caratteriale era inevitabile, dopo tutte le scoperte fatte sul conto del padre (e, di conseguenza, sulle ripetute bugie di Ward, anche se a fin di bene). Quello che non convince, però, è la decisione improvvisa di vendicarsi nei confronti del fratello e di Danny. Per quanto Ward abbia sbagliato a non dirle mai niente, il responsabile di tutto era Harold. Non va dimenticato, infatti, che egli manipolava e maltrattava Ward a tal punto da farlo entrare nel vortice della tossicodipendenza (a indicare come suo fratello abbia patito conseguenze gravi dal suo rapporto col padre). Inoltre, accusare Danny di avergli rovinato la vita è alquanto irrazionale: il personaggio di Finn Jones, infatti, ha soltanto scoperchiato una situazione molto preesistente al suo arrivo. La sua colpa è stata quella di far cacciare i Meachum dal consiglio, ma quel problema è stato già risolto (e, inoltre, la vendetta di Joy non è dovuto a quel fatto).
Il personaggio di Davos, a sua volta, continua a non convincere. Sebbene il suo rancore sia più giustificato, la sua caratterizzazione è troppo stereotipata e bidimensionale, con l’effetto di svilire la sua lotta. Parlando di K’un-Lun, stupisce la decisione, da parte degli sceneggiatori, di non approfondire la scomparsa della città, anche perché aggiungere elementi relativi a quel mondo sarebbe un toccasana (non a caso, i flashback relativi alla lotta tra Danny e Davos sono tra i momenti migliori della puntata, perché valorizzano l’aspetto dei combattimenti, che dovrebbero essere un tema centrale in una serie come questa, ma sono stati spesso trascurati).
Un altro difetto cronico è rappresentato dall’eccessiva facilità con la quale storie complesse si evolvono. Il caso più eclatante è rappresentato dal dialogo tra Danny, Colleen e la signora Yang. È alquanto improbabile, infatti, che bastino 20 secondi di telefonata con la moglie (che, tra l’altro, era già a conoscenza dei piani del marito e non ha opposto obiezioni; per questo, sorgono dubbi anche sulla rapidità con la quale sia stata convinta dai due protagonisti) per cambiare idea in modo radicale, peraltro su un tema così spinoso.
Infine, bisogna parlare di Ward. Per quanto il suo personaggio sembri essersi evoluto, il drastico crollo del minutaggio a lui dedicato lo ha ridotto al ruolo di comparsa in queste prime puntate. Sarebbe necessario, invece, trovare un buon bilanciamento tra lo spazio dedicato al mondo del kung fu e della lotta tra le Triadi e quello riservato alle vicende della Rand. Non bisogna dimenticare, infatti, che Danny è il risultato di questi due mondi; per questo, mostrare entrambe permetterebbe di sviluppare al massimo il suo personaggio e la narrazione in generale, permettendo di risollevare le sorti dello show.
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The Fury Of Iron Fist 2×01 | ND milioni – ND rating |
The City’s Not For Burning 2×02 | ND milioni – ND rating |
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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.