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“For centuries, these steps have been stained with the blood of brother for brother. And none of it pleased God.
How could it? This soil we stand on is supposed to represent unity. It can no longer divide men.
That day has passed. History has ended. The scriptures say that on judgment day, a set of scales will be hung from these arches, to weigh all souls.
What if I told you that day is here? A day where there is no more bargaining with God when no soul will suffice for another soul.
Just you and your God and your deeds. All of them.
Who of you has done what God has truly asked? Who of you could step forward and weigh his soul? Step forward and it will begin.”
How could it? This soil we stand on is supposed to represent unity. It can no longer divide men.
That day has passed. History has ended. The scriptures say that on judgment day, a set of scales will be hung from these arches, to weigh all souls.
What if I told you that day is here? A day where there is no more bargaining with God when no soul will suffice for another soul.
Just you and your God and your deeds. All of them.
Who of you has done what God has truly asked? Who of you could step forward and weigh his soul? Step forward and it will begin.”
Al rilascio del trailer, la prima ed univoca idea che si è andata a creare intorno questa nuova serie Netflix, è stata basata prettamente sull’alto stampo religioso che la contraddistingueva. Tale tema, infatti, è alla base di Messiah sin dalle prime scene, sin dai primi rilasci pubblicitari, tanto da aver attirato intorno a sé, ancora prima del suo esordio, una spirale critica per mezzo di una parte della comunità mussulmana.
Andando avanti con la visione, però, appare chiaro che, seppur il tema religioso sia alla base della trama principale, la serie creata da Michael Petroni non intende circoscrivere la sua intera storyline in quest’ottica. Partendo con la presentazione della co-protagonista Michelle Monaghan nei panni dell’agente della CIA Eva Geller, in questo secondo episodio l’attenzione si sposta spesso e volentieri anche su altri fronti. Tra gli altri personaggi iniziano ad essere messi sotto la lente di ingrandimento anche character rimasti di contorno nella season premiere, come l’agente Aviram Dahan (interpretato da Tomer Sisley) che si presenta con un’aurea da burbero dannato e misterioso che da subito vita al primo cliché della serie, attraverso un rapporto teso con l’agente Geller che immaginiamo già come andrà ad evolversi nelle prossime puntate.
A margine di questi filoni poi, iniziano ad emergere all’orizzonte altre sottotrame che potrebbero indubbiamente essere tutte collegate tra loro attraverso la figura del Messiah; oltre i rifugiati siriani ancora accatastati al confine con Israele che seguono una trama tutta loro, come il piccolo cliffhanger finale con il rapimento del ragazzo lascia intendere, “Tremor” inizia a presentare anche altri elementi sotto forma di nuovi personaggi. La presenza della famiglia del pastore in Texas, con i problemi economici e le insoddisfazioni della figlia, per ora sembra gettata lì nel mezzo senza un reale filo conduttore, ma non è azzardato prevedere presto un nesso anche in questo caso.
Comunque sia, tutte queste piccole “fuoriuscite” dalla trama principale svolgono egregiamente la loro funzione di rendere più dinamica l’intera narrazione, non appesantendola solo con le prediche del Messiah, ma creando piccoli intermezzi che suscitano una notevole curiosità.
Naturalmente però, è la parte dedicata al personaggio di Al-Masih Dajjal quella principale anche di quest’episodio. Dopo l’accattivante e misteriosa sparizione dal carcere nello scorso episodio, il Messiah riappare al Monte del Tempio di Gerusalemme racimolando ancora più seguaci, questa volta attraverso un “miracolo” avvenuto in diretta.
Andando avanti con la visione, però, appare chiaro che, seppur il tema religioso sia alla base della trama principale, la serie creata da Michael Petroni non intende circoscrivere la sua intera storyline in quest’ottica. Partendo con la presentazione della co-protagonista Michelle Monaghan nei panni dell’agente della CIA Eva Geller, in questo secondo episodio l’attenzione si sposta spesso e volentieri anche su altri fronti. Tra gli altri personaggi iniziano ad essere messi sotto la lente di ingrandimento anche character rimasti di contorno nella season premiere, come l’agente Aviram Dahan (interpretato da Tomer Sisley) che si presenta con un’aurea da burbero dannato e misterioso che da subito vita al primo cliché della serie, attraverso un rapporto teso con l’agente Geller che immaginiamo già come andrà ad evolversi nelle prossime puntate.
A margine di questi filoni poi, iniziano ad emergere all’orizzonte altre sottotrame che potrebbero indubbiamente essere tutte collegate tra loro attraverso la figura del Messiah; oltre i rifugiati siriani ancora accatastati al confine con Israele che seguono una trama tutta loro, come il piccolo cliffhanger finale con il rapimento del ragazzo lascia intendere, “Tremor” inizia a presentare anche altri elementi sotto forma di nuovi personaggi. La presenza della famiglia del pastore in Texas, con i problemi economici e le insoddisfazioni della figlia, per ora sembra gettata lì nel mezzo senza un reale filo conduttore, ma non è azzardato prevedere presto un nesso anche in questo caso.
Comunque sia, tutte queste piccole “fuoriuscite” dalla trama principale svolgono egregiamente la loro funzione di rendere più dinamica l’intera narrazione, non appesantendola solo con le prediche del Messiah, ma creando piccoli intermezzi che suscitano una notevole curiosità.
Naturalmente però, è la parte dedicata al personaggio di Al-Masih Dajjal quella principale anche di quest’episodio. Dopo l’accattivante e misteriosa sparizione dal carcere nello scorso episodio, il Messiah riappare al Monte del Tempio di Gerusalemme racimolando ancora più seguaci, questa volta attraverso un “miracolo” avvenuto in diretta.
Per ora non è ancora dato sapere se i “poteri” del fantomatico Messiah siano reali o, come convinzione della CIA, sia tutta una messa in scena. I prossimi episodi sicuramente potranno dare più risposte a riguardo, intanto si ha già un primo assaggio di uno dei punti primari che la serie voleva affrontare; la domanda che ci si poneva era “in che modo avrebbe reagito il mondo moderno all’arrivo di un Messiah?” La prima risposta arriva chiara e concisa: una reazione unanime con il cellulare in mano per riprendere l’eventuale miracolo.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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La nuova serie Netflix continua ad avanzare in punta di piedi, non sbilanciandosi ancora né in senso positivo né in negativo. Una cosa però è certa: considerando l’attuale situazione mondiale, forse l’arrivo di un vero Messiah non sarebbe così male.
He That Hath An Ear 1×01 | ND milioni – ND rating |
Tremor 1×02 | ND milioni – ND rating |
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.