Messiah 1×10 – The Wages Of SinTEMPO DI LETTURA 6 min

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“It’s being called the hoax of the century or maybe the millennium. The man they call the Messiah is mortal. He was born Payam Golshiri, an Iranian national, orphaned at an early age during the Kuwaiti crisis of 1991. He and his brother Adar were raised by their uncle, a street performer, who apparently taught them the art of illusion. It seems Golshiri also has suffered from psychological issues throughout his life, being committed to a mental institution during his 20s.
This startling news came to light this morning from a document leaked by undisclosed sources in the White House that reveals Golshiri has been under investigation by the CIA for the past several weeks. The exhaustive report also mentions concerning links to radical thinker and dissident Oscar Wallace, an outspoken opponent of capitalism and proponent of civil disobedience who was apparently Golshiri’s mentor during the fall semester of 2008. As of this morning, Golshiri cannot be located.”

 

In filosofia, il Rasoio di Occam rappresenta un principio di approccio metodologico che, per risolvere un determinato problema, suggerisce di scegliere l’ipotesi più semplice tra le possibili. Se a questo aggiungiamo una delle frasi che storicamente viene affibbiata ad Andreotti, ossia “a pensare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina”, appare chiaro che la conclusione di Messiah difficilmente poteva essere diversa rispetto a quello messo in mostra da Netflix. Anzi, sotto certi aspetti è anche peggio.
Nel proprio finale di stagione la serie decide di fare maggiore luce sull’evento spesso citato (facendo menzione del “ragazzo”, quasi fosse un fantasma tangibile e concreto) riguardante il passato di Aviram. Ma la rivelazione più grande, di cui lo spettatore già era a conoscenza (ergo, rivelazione a metà) ma che nella serie diventata di pubblico dominio, riguarda la vera identità di Al-Masih: il Messia sveste i panni ed ecco che compare Payam Golshiri. Payam non è divino, è mortale come viene ben specificato alla televisione; orfano, cresciuto da uno zio che si dilettava nell’arte dell’illusionismo; raggiunta la maggiore età Payam soffriva di problemi psicologici tanto evidenti da essere costretto all’internamento in un istituto mentale. La mortalità di Payam sconvolge chiunque, nei giorni precedenti, si era affidato in modo unilaterale proprio a lui ed al suo personaggio messianico. Il castello di carte tanto abilmente costruito cade trascinando con sé tutte le persone che avevano riposto fiducia in esso.
La bambina malata di cancro muore in ospedale sotto gli occhi inebetiti della madre, ancora speranzosa nonostante il telegiornale stesse dicendo cose ben diverse dal suo credo.
Ma è la famiglia Iguero a sentire in maniera sicuramente più forte il contraccolpo, vista l’eccessiva popolarità di cui erano stati soggetti dopo l’entusiasmante viaggio in auto dal Texas a Washington DC.
Rebecca, forse anche a causa delle medicine, risulta agli occhi dello spettatore completamente distaccata da ciò che sta avvenendo nella camera d’ospedale in cui è stata ricoverata.
Anna è più dispiaciuta d’aver avuto ragione fin da subito riguardo il novello messia che realmente arrabbiata con il marito per aver trascinato tutta la sua famiglia in una storia talmente assurda ed incredibile.
Ma, tra tutti, è probabilmente Felix quello con la ferita più grossa (e sarà molto difficile si rimargini…): l’uomo, affranto e sconvolto dalle notizie che la reporter sta esponendo alla tv, fugge dagli sguardi dalla propria famiglia, addolorato ed appesantito da un senso di responsabilità che lo affligge. Ad aspettarlo fuori dall’ospedale ci sono le telecamere, i microfoni, tutte cose a cui sembrava essersi abituato e che sembravano essere divenuti parte della sua vita e che ora invece gli risultano estranei, non necessari.
L’uomo sale in auto e fa meta verso l’ignoto. O almeno così sembra: dopo alcuni minuti lo spettatore lo ritrova lì dove lo aveva conosciuto, in Texas, nella navata della sua chiesa, armato della stessa tanica di benzina che nel terzo episodio brandiva con avido desiderio di denaro. Questa volta l’azione è simile, ma è la rabbia ed il disgusto per il trattamento ricevuto che lo muovono e lo caricano.
Con la caduta dell’aereo, probabilmente abbattuto, sembra concludersi la favola del novello messia e della farsa diventata realtà agli occhi del mondo. E invece no perché Messiah sembra aver intenzione di predisporre, almeno per quello osservato nel finale dal punto di vista della sceneggiatura, una seconda stagione.
Ecco quindi che Payam, o Al-Masih che dir si voglia, così come Aviram risultano essere sopravvissuti al disastro aereo. Ma c’è di più: Aviram e l’altro uomo della scorta del prigioniero (Payam) sembrerebbero essere stati riportati in vita (la descrizione è ben dettagliata, tra mosche e pelle grigia e secca) dallo stesso Payam. Ad informare lo spettatore chi è, però? Malik, un bambino che ci viene presentato a metà puntata circa (in modo del tutto casuale a dire il vero) come uno dei più grandi bugiardi del circondario. Se Malik è lo stesso che afferma di aver visto un’astronave, chi è lo spettatore per dubitare della duplice risurrezione di cui sarebbe stato l’unico testimone? Il dubbio rimane e allo spettatore non vengono concesse risposte.
Ecco quindi che la chiusura della puntata fa aumentare di volume proprio questi dubbi: Payam, con il solito sguardo vacuo e privo di emozioni che lo contraddistingue, rivolge lo sguardo alla telecamera e sembra scrutare nel profondo chi lo sta osservando (lo spettatore) per coglierne i segreti e farli propri. Una scena già vista, sia con Eva, sia con Aviram, solo che al posto degli agenti questa volta siede l’ignoro pubblico di Messiah.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • I risvegli di Jibril e di Rebecca in ospedale
  • La rivelazione dell’identità del Messia
  • Felix che brucia la chiesa
  • La caduta dell’aereo
  • Il finale: seppur aperto, lo sguardo in camera Mehdi Dehbi ha il suo perché
  • Disseminazione di riflessioni logiche, dubbi e false informazioni (esempio su tutti: la scena del risveglio di Aviram e ciò che gli riporta Malik)
  • Nessuna risposta
  • Finale apertissimo
  • A volte alcuni personaggi vengono introdotti in maniera del tutto casuale e senza senso (si veda, per esempio, Malik)
  • Una seconda stagione serviva davvero? Questa è la domanda a cui bisognerebbe pensare prima di rinnovare uno show del genere
  • Sempre un ottimo rapporto lavorativo tra CIA ed FBI!

 

Poco più di trentacinque minuti non bastano per dare risposta a quesiti ben solidificati durante questi dieci episodi. Messiah non concede risposte, rimane nel proprio alone di mistero e sembra desideroso di dare appuntamento al proprio pubblico ad una seconda stagione. Sarà veramente così oppure il prodotto di casa Netflix fuggirà definitivamente dal proprio dovere di concedere qualche risposta agli spettatori?

 

God Is Greater 1×09 ND milioni – ND rating
The Wages of Sin 1×10 ND milioni – ND rating

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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