Narcos 2×02 – CambalacheTEMPO DI LETTURA 4 min

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Erano la violenza e la crudezza che un pochino ci erano mancate nel primo episodio, in maniera affine all’apparizione pensosa e silenziosa di Pablo. Si può dire che il secondo episodio di questa seconda stagione sia in realtà il vero nuovo inizio. Ed è un inizio con il botto (no pun intended).
L’episodio ha fondamentalmente due punti chiave. Intanto la circolarità delle sequenze alternate tra un Pablo cantante sotto la doccia (prima) e danzante con la moglie (poi) e tra mattanze senza pietà delle prostitute (prima) e delle forze armate (poi). C’è poi da registrare l’immediato rapporto con le forze politiche, con un Gaviria questa volta con il pugno di ferro e con tanti galli nel pollaio. Di questo secondo punto ciò che colpisce è il realismo della proposta di Pablo di un vero e proprio patteggiamento di lusso. Ma andiamo con ordine.
Non è certamente la scelta scenica più originale di sempre quella di sovrapporre il mandante di una sanguinaria strage, nell’atto di un gesto quotidiano, con la strage stessa, magari con una musica adatta a condire l’anticlimax. Non è una scelta originalissima ma è molto difficile che fallisca nel suo intento di spettacolarizzare un momento particolarmente cruento, passando l’evidenziatore sul potere di una persona sola. Se poi ciò avviene nell’apertura e nella chiusura dell’episodio, non possiamo fare altro che chiederci perché, cosa ci è stato voluto comunicare con questo elemento comune che circoscrive la 2×02. Sicuramente, ed è quasi superfluo constatarlo, che Pablo è ancora assai potente, che la sua carcerazione e conseguente evasione siano state soltanto uno smacco alle istituzioni, che Pablo Escobar è il governante parallelo di un popolo che lo apprezza, più di quanto è apprezzato Gaviria e il suo governo. Come dice Murphy con la sua sempre efficace voce fuori campo: Pablo non gradisce lasciare la sua casa nel cuore della notte ed è facile che quando si è così vicini a prenderlo lui non possa prenderla proprio benissimo. Quindi, che siano un gruppo di povere ragazze, o un gruppo di persone addestrate e armate, Escobar continua ad avere dalla sua l’effetto sorpresa, la freddezza necessaria per commettere stragi in pieno giorno e, soprattutto, l’appoggio del popolo che più che mai si rende complice.
Abbiamo detto nella precedente recensione che Narcos sa anche essere un grande romanzo, caratteristica evidenziata anche dalla scritta che anticipa ogni episodio. Benissimo, Narcos è romanzato, tanto è vero che la voce fuori campo di Murphy è un altro sempreverde della narrazione, in particolare di quella pulp e giallistica. Eppure non è certo il realismo che manca. Ci chiediamo tutti: perché mai una persona potente come Pablo vuole negoziare? Addirittura, in questo episodio, gli sentiamo ribadire più volte che è disposto anche ad accontentarsi di un’umile cella. Come a dire che la presa in giro de La Catedral è finita e adesso non ha più intenzione di scherzare. La giustizia colombiana (autonoma dal governo), si avvicina a diventare un’altra preziosa e inaspettata alleata contro un nemico più grande di lui. Sempre parafrasando Murphy: se un ex membro della C.I.A., ora Presidente degli Stati Uniti, dice di voler mettere in campo tutte le forze possibili per sconfiggere il narcotraffico (“And with a commander in chief who used to be the head of the CIA, well, you can use your imagination as to what “appropriate resources” might mean.“), allora c’è poco da stare tranquilli. Gli USA entrano in pianta stabile nello show, quindi, e lo fanno con un ruolo fondamentalmente da antagonisti. Antagonisti per il protagonista morale (o amorale) della serie, Pablo, il quale per la prima volta arriva a temere seriamente per la sua vita. Antagonisti però anche per l’equilibrio che reggeva prima noi spettatori. Accattivante, in tal senso, l’inserimento di nuovi personaggi che andranno ad arricchire maggiormente le dinamiche della serie, da tutti i lati. Peña e Murphy hanno modo in questo episodio di presentare un altro cliché narrativo tipico dei polizieschi, che vede l’integerrimo poliziotto ribellarsi all’ottusa autorità. Fortunatamente il personaggio Claudia Messina riesce a instaurare da subito una dinamica efficace e per nulla banale.
Da segnalare un ben ritrovato Brett Cullen, volto assai noto per appassionati di serialità televisiva (Person Of Interest, Lost…), fondamentalmente uno di quegli attori che fa sempre parti simili, neanche fosse la character actress Margo Martindale.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Nuove dinamiche
  • Struttura circolare dell’episodio
  • Pablo che canta sotto la doccia
  • Ritorno alla crudezza
  • Ingresso con squilli di tromba della spietatezza targata U.S.A.
  • Ogni tanto si percepisce che i dialoghi in spagnolo sono una traduzione fedele di battute scritte orginariamente in inglese, snaturando un po’ il tutto nella spontaneità del linguaggio

 

Basti vedere l’entità e la gravità del Thumb Down per renderci conto del grado di soddisfazione per questo secondo episodio. Se il primo era stato un necessario prosieguo del season finale, con “Cambalache” possiamo dare ufficialmente il benvenuto al secondo ciclo di Narcos.

 

Free At Last 2×01 ND milioni – ND rating
Cambalache 2×02 ND milioni – ND rating

 

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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