Dr. Death 2×04 – Tarantela TelarañaTEMPO DI LETTURA 3 min

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Dr. Death 2x04 recensione“Tarantela Telaraña” è l’ultima puntata delle quattro totali che Jennifer Morrison è stata chiamata a dirigere. Un’informazione che non cambierà nessun tipo di opinione ma che, in generale, non arreca nemmeno alcun tipo di danno.
Chi crea problemi a livello qualitativo nello show è solamente il character di Benita Alexander, vuoi perché a livello di scrittura diverse scene sono, erano e probabilmente rimarranno forzate, vuoi perché Mandy Moore ci mette del suo per rappresentare un personaggio che sulla carta è una report investigativa ma nella pratica pecca un po’ di arguzia.
La sceneggiatura scritta dal misconosciuto Gregory Locklear non brilla certo di luce propria per diverse ragioni ma fondamentalmente si possono vedere due facce di una stessa medaglia quando la puntata si sposta su Benita e quando invece si focalizza su Paolo Macchiarini e sullo strano duo composto da Anders Svensson e Nathan Gamelli.

L’ANIMA ROMANTICA VS L’ANIMA OSPEDALIERA


Dove “Tarantela Telaraña” rispetta tutte le aspettative e sforna una certa qualità è esattamente quando si abbandonano le problematiche romantiche/personali e ci si addentra tra le corsie ospedaliere o quelle dei laboratori. Già nella scorsa stagione si era visto un risultato simile quando si parlava della vita personale di Christopher Duntsch rispetto a quando si affrontavano le conseguenza del suo operato. Qui è esattamente la stessa cosa, quasi come se la drammatizzazione degli eventi personali venisse meno a certi standard perché lo sceneggiatore di turno è costretto a inventare e colmare dei buchi su cui non ci sono informazioni, cosa che invece non accade dal punto di vista medico dove, tra referti e testimonianze, il materiale da cui attingere è abbondante.
Ecco quindi che il dilemma morale del Dr. Svensson e la crociata personale di Gamelli appaiono definiti meglio sia dal punto di vista delle motivazioni che da quello della caratterizzazione dei personaggi, non sorgono domande su ciò che li spinge a dire o fare qualcosa, semplicemente tutto sembra coerente e non forzato. Si percepisce la difficoltà nella scelta di oltrepassare certi confini di Svensson, così come la frustrazione di Gamelli è palpabile mentre raggiunge nuovi limiti specialmente mentre si interfaccia con Headley.
Dall’altra parte, invece, se si guarda a Benita sia a livello di tempistiche che di reazione c’è semplicemente (più di) qualcosa che non va: se da un lato le telefonate a tutti gli hotel e ristoranti sembrano portare ad un unico tipo di reazione tanto shockata quanto incazzata, dall’altro si assiste ad una discussione sul tetto di casa sua che ha quasi dell’assurdo con Macchiarini che si arrabbia invece che gettare la maschera. E proprio su questo punto, per quanto la storia sia più o meno riproposta di pari passo, per il pubblico rimane estremamente difficile da giustificare sia la reazione di Benita che, soprattutto, quella di Paolo:

  • qual è il vantaggio di arrivare a ridosso del matrimonio con così tante menzogne da gestire?
  • perché proporre un matrimonio arrivando a scomodare addirittura il Papa se non se ne ha l’intenzione?
  • qual era lo scopo di Paolo nell’avere una relazione con Benita tanto da diventare addirittura patrigno di sua figlia?

Ed è proprio nel porre queste domande che ci si rende conto che gli sceneggiatori di Dr. Death non hanno le risposte che servono e che sono andati a riempire i puntini come meglio hanno potuto. Ma il risultato non è quello sperato.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Svensson e la sua ricerca della verità oltre la privacy dei pazienti
  • Continua un’ottima rappresentazione di come Macchiarini venisse percepito dai colleghi e dalla stampa
  • Mandy Moore continua a non convincere affatto nel suo ruolo (e la sceneggiatura ha le sue colpe)
  • Il Dr. Nathan Gamelli ancora piuttosto marginale

 

“Tarantela Telaraña” porta questa seconda stagione al tanto atteso giro di boa ma, nonostante delle premesse molto buone, purtroppo si perde in alcune dinamiche non necessarie (la sorpresa di Macchiarini con le rose, la tensione e la cena sul tetto) che minano la bontà di tutto ciò che riguarda l’ambiente medico e le operazioni miracolose alla trachea, vero punto forte dello show. Meno Benita e più tempo passato in ospedale aiuterebbe la stagione ad esprimere tutte le proprie potenzialità.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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