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Lucky Hank 1×01 – PilotTEMPO DI LETTURA 4 min

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Lucky Hank 1x01 recensioneNata dall’unione dei produttori di The Killing (Aaron Zelman) e The Office US (Paul Lieberstein), Lucky Hank è la nuova serie lanciata dall’AMC il 19 marzo che riporta Bob Odenkirk in scena, come protagonista, prima di quanto ci si potesse aspettare. Da avvocato a professore d’inglese e presidente dello stesso dipartimento al Railton College, in Pennsylvania, Bob indossa i panni di William Henry Devereaux Jr. (aka Hank).
Il primo degli 8 episodi (della durata di circa 45 minuti ognuno) che trasformano il romanzo “Straight Man” dell’autore americano Richard Russo in un telefilm, viene inizialmente ambientato proprio in un’aula della Railton. Qui la storia viene avviata da un mental breakdown del docente che, durante un workshop di scrittura, sotto le insistenti richieste degli alunni di ricevere un suo parere sul lavoro svolto, si lascia andare a un’amara critica che infrangerà i sogni di gloria dei giovani aspiranti scrittori. La notizia di questo discorso “fuori programma” farà presto il giro dell’università e della città innescando un futile scontro tra mediocri.
Non resta che attendere e vedere chi ne uscirà meglio.

MISERY INDUSTRY


Hank: “Being an adult is 80% misery.”
Lily: “No, I think you’re at 80. The rest of us are around 30 to 40.”
Hank: “Thirty? Nobody is a thirty.”

In piena crisi di mezza età, in conflitto con la figura paterna e bloccato in un college con problemi di budget, Hank si sente in dovere di dispensare pillole di saggezza qua e là: una volta parlando direttamente ai suoi colleghi e a sua moglie Lily (Mireille Enos), un’altra rivolgendosi agli spettatori tramite la voce che anima i suoi pensieri. Sono portanti i momenti in cui parlando tra sé e sé, Hank impartisce involontariamente delle lezioni di vita con cui non è difficile trovarsi d’accordo. Ciò che lo porta a queste riflessioni è la semplice osservazione della realtà e, soprattutto, l’evidente corsa alla felicità che coinvolge la maggior parte delle persone che si affaticano in una lunga gara senza possibilità di vincere.
Emerge, quindi, fin da subito che, nel bene e nel male, Hank pare essere l’unico a vedere il mondo per quello che è: un’industria d’infelicità. La società, infatti, costringe la stragrande maggioranza degli uomini a una condizione di mediocrità pretendendo dagli stessi il meglio in cambio di false promesse di successo. Eppure agli occhi di Hank chiunque altro sembra non accorgersene ed essere stranamente ottimista, quando a conti fatti la vita non gli appare che come “un pendolo che oscilla incessantemente tra il dolore e la noia, passando per l’intervallo fugace, e per di più illusorio, del piacere e della gioia“.
Il problema, però, non è l’illusione a cui si tende ad affidarsi nel tentativo di vivere meglio, bensì il fatto che quasi tutti si ergano a paladini della verità finché questa non si rivela scomoda e coloro disposti ad accettarlo sono pochi. Tra cui Hank.

DRITTI AL PUNTO


Come in altri suoi noti ruoli precedenti, Odenkirk si conferma come la scelta più azzeccata, dando ancora una volta prova di essere un attore poliedrico. Per evitare una delusione ai fan di Saul Goodman va, tuttavia, precisato che questa produzione non prevede la stessa azione o suspense che si ritrovano in Better Call Saul. Al contrario, “Pilot” risulta a tratti lento, sebbene si tratti di una lentezza congeniale all’impronta “esistenziale” dello show e perciò giustificabile oltre che sopportabile. Infatti, la vena filosofico-educativa e al contempo ironica della narrazione fa sì che venga fuori una vera e propria comfort serie. Sarebbe perciò ideale per un binge-watch, se non che fosse l’uscita settimanale degli episodi renderà possibile avere la prima stagione completa soltanto verso metà maggio.
Prendendo in considerazione lo storytelling, il filo conduttore è la visione di Hank estremamente realistica del mondo, cosa che lo rende perciò una figura controversa che si può solo amare oppure odiare. A lui viene per ora dedicata la maggior parte del tempo, come giusto che sia per il ruolo principale attribuitogli, ma ai personaggi secondari viene lasciato fin troppo poco spazio finendo talvolta col sembrare solo delle comparse.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Piacevole la sigla: durata giusta e accattivante
  • Bob Odenkirk just being Bob Odenkirk
  • L’incidente del quaderno ad anelli
  • Primi piani che quasi permettono allo spettatore di entrare nei pensieri del protagonista mentre il narratore interno dà loro voce
  • L’uscita settimanale degli episodi

 

Se nemmeno le ottime premesse e una produzione di tutto rispetto bastassero a suscitare la giusta curiosità per iniziare a guardare questo dramedy, allora è il momento giusto per menzionare che nei prossimi episodi ci sarà anche la star indiscussa di Twin Peaks, Kyle MacLachlan. Nonostante le ottime premesse, per il momento “Lucky Hank” si posiziona a un passo dal massimo dei voti, ma solo per precauzione.

 

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Amante della letteratura, decisamente meno della matematica, procrastinatrice seriale la cui unica costanza nella vita è la pizza. Giunge a Recenserie per mettere a tacere i sensi di colpa del troppo tempo speso a guardare serie TV anziché studiare e farsi una carriera.

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