“When we knew that we wanted to center the series around a nun, I think both of us really wanted to make sure that this just wasn’t a character in a costume — that really to her core, and to her heart and soul, she embodied the vows that she had taken. And of course, many nuns are referred to as Brides of Christ. So for us it felt like, ‘What if we took that to its most literal extent? And we saw that relationship portrayed quite literally within the show?” (Intervista a Tara Hernandez, Consequence.net)
La categorizzazione è una delle attività principali svolte dalla mente umana nel corso di ogni singola giornata. In ogni momento, infatti, gli individui sono sottoposti a molteplici input e stimoli provenienti dall’esterno. Al fine di gestire tutta questa complessità si utilizzano, dunque, processi mentali in grado di ricondurre tutti gli stimoli esterni all’interno di categorie predefinite. Tutto ciò avviene, di conseguenza, anche quando si guardano le serie tv. Nel momento in cui si guarda un pilot, infatti, si generano delle assunzioni sulla tipologia dello show (drama o comedy), sul ritmo della narrazione e sull’atmosfera generale. Nel mondo della serialità contemporanea, con prodotti sempre più ibridi e non riconducibili a idealtipi ben definiti, l’attività di categorizzazione è diventata particolarmente difficile.
Con show come Mrs.Davis, per di più, cercare di categorizzare è sostanzialmente impossibile. In sole due puntate, infatti, lo show creato da Tara Hernandez e Damon Lindelof ha mostrato una grande varietà di stili e generi narrativi. Si tratta senza dubbio di una strategia rischiosa, dato che è possibile che – con il passare delle puntate – ci si perda in un turbinio di colpi di scena e personaggi più o meno surreali. Per il momento, però, il risultato è senza dubbio soddisfacente.
IN MISSIONE PER CONTO DI GESÙ, LETTERALMENTE
All’inizio dell’articolo è stato riportato un estratto di un’intervista concessa da Tara Hernandez, co-creatrice dello show. Come si può immaginare dal contenuto della risposta, la domanda del giornalista ha riguardato uno dei principali colpi di scena della seconda puntata stagionale. Il diner in cui Simone va a incontrare Jay, infatti, non esiste nella realtà. Jay è l’incarnazione di Gesù, e i falafel sono la metafora che indica i momenti di preghiera della suora.
La missione di Sister Simone contro Mrs. Davis, dunque, è una missione per conto di Dio, nel senso letterale del termine. L’aggiunta di una tematica di questo tipo aggiunte una venatura esplicitamente sovrannaturale a uno show che, fino a quel momento, aveva assunto principalmente le tinte di un racconto distopico.
Inoltre, la rivelazione della natura di Jay aggiunge ulteriori domande e rende il quadro generale ancora più confusionario. In particolare, le origini di Mrs. Davis e le ragioni dell’intervento diretto di Dio per fermare l’intelligenza artificiale assumono un ruolo centrale all’interno della narrazione. All’interno di uno show già molto complesso, l’inserimento della conflict thesis rappresenta il manifesto dell’ambizione dei due autori. A patto, ovviamente, di non perdere il filo della narrazione.
REGINA DI CUORI
Solitamente, la seconda puntata di uno show rappresenta un momento di stasi, di definizione dei personaggi e di attesa. Di conseguenza, una rivelazione come quella sull’identità di Jay basterebbe – di per sé – a classificare questo secondo episodio stagionale come superiore alla media, in termini di avanzamento di trama.
Come detto in precedenza, tuttavia, Mrs. Davis è chiaramente uno show che si prefigge l’obiettivo di raccontare una storia complessa e ambiziosa. Per questo motivo, all’interno dell’episodio è possibile definire altri due avanzamenti di trama piuttosto significativi.
Il primo avanzamento riguarda la storyline personale della protagonista, le cui vicende familiari sembrano essere fortemente collegate all’ascesa di Mrs. Davis. L’impressione, infatti, è che il progetto segreto di sua madre possa essere rappresentato proprio dall’Intelligenza Artificiale.
I TEDESCHI DI SAN DIEGO
Sin dall’inizio del pilot, è stato chiaro che il villain principale dello show sia rappresentato da Mrs. Davis. Coerentemente con questa asserzione, anche durante la seconda puntata sono presenti molteplici momenti che raffigurano l’enorme potere della macchina e la quantità di persone pronte a fare di tutto per obbedirle e ottenere dei crediti sociali puramente virtuali, noti come Wings.
L’esistenza di un villain, però, non presuppone la presenza del classico schieramento dei buoni. Difatti, il secondo avanzamento significativo di trama di cui si parlava in precedenza è rappresentato dall’approfondimento sul movimento di resistenza guidato da Wiley.
L’inganno rappresentato dai finti rapitori tedeschi, infatti, non dovrebbe essere stato orchestrato al solo scopo di reclutare Simone all’interno della resistenza. D’altronde, per quale motivo avrebbero dovuto organizzare un’azione del genere? Simone è una suora che disprezza profondamente l’Intelligenza Artificiale ma, in teoria, la conoscenza di un movimento clandestino nei suoi confronti dovrebbe fermarsi qui.
Di conseguenza, un altro dei misteri da risolvere all’interno dello show non riguarda soltanto le vere intenzioni di Wiley, ma anche cosa lui e i suoi compagni sappiano a proposito di Simone. E, ovviamente, dove abbiano scoperto tutto ciò. Possibile che, paradossalmente, siano venuti a conoscenza di dettagli interessanti proprio utilizzando Mrs. Davis?
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Pur continuando a tenere incrociate le dita, il secondo episodio di Mrs. Davis conferma le buone impressioni del pilot.
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.