Peacemaker 1×07 – Chapter 07: Stop Dragon My Heart AroundTEMPO DI LETTURA 3 min

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Peacemaker 1x07 recensioneMentre vengono scritte queste righe, Peacemaker ha ufficialmente ricevuto il rinnovo per una 2° stagione. Una notizia che arriva in maniera imprevista ma piacevolmente, specie se si considera la qualità messa in scena e il divertissement generale creato da James Gunn. Un James Gunn che è stato riconfermato al timone di comando sia della sceneggiatura che della macchina da presa, il che fa sicuramente ben sperare visto il risultato ottenuto fino a qua.
Un risultato molto buono ma che, e va detto, non è mai stato in grado di raggiungere il massimo dei voti ed è una situazione che sfortunatamente si ripete anche in questo episodio, anche se c’è un clima da scontro finale con due morti eccellenti. Qualcosa continua a mancare ed è fondamentalmente riconducibile alle diverse priorità di Gunn.

There’s no wrong time to rock.

UNA CRESCITA PERSONALE OBBLIGATORIA


Parte della colpa è insita chiaramente nella trama che, per quanto possa sembrare alternativa, in realtà si basa su alcuni capisaldi della sceneggiatura, come, per esempio, il confronto mortale tra padre e figlio o il processo di formazione dell’eroe in questione. Tutti elementi che possono essere ritrovati all’interno del manuale delle sceneggiatore e che, infatti, vengono riproposti da Gunn senza alcun cambiamento.
Lo scontro tra Christopher ed Auggie Smith è un passo fondamentale per la crescita di Peacemaker come eroe e può passare solamente attraverso un confronto che miete vittime eccellenti perchè, come insegna la storia del piccolo schermo e della nona arte, la morte di un personaggio caro al protagonista ha molto più effetto rispetto che ad un semplice confronto. Ed infatti è questo il tentativo che viene fatto, tentativo che, pur risultando molto “divertente” (in senso lato), purtroppo risente di quell’approfondimento necessario in grado di far apprezzare la scelta. Invece qui la sensazione è più legata all’opportunità persa, soprattutto ora che si è a conoscenza del rinnovo per una seconda stagione, e pertanto un po’ di amaro in bocca per la prematura scomparsa di Auggie/White Dragon c’è. James Gunn ha avuto fretta.

L’ALTRA MORTE ECCELLENTE


Giusto per non lasciarsi mancare nulla, James Gunn opta anche per far fuori Clemson Murn, lo stesso Murn che solo due episodi fa era stato utilizzato per creare un bellissimo plot twist e che ora invece viene semplicemente sacrificato. Un sacrificio che, se paragonato a quello di Auggie, ha ovviamente un altro valore ma è anche più intenso perchè più elaborato e profondo rispetto all’altro. Se Auggie è un ex villain leggermente razzista, Murn è un alieno che combatte contro la sua stessa specie per motivazioni non meglio precisate.
Proprio la mancanza di una spiegazione circa Murn e la sua morte aprono le porte a diverse domande che sembrano portare tutte nella stessa direzione: James Gunn ha potato dei rami (non ancora secchi) per evitare di dare delle spiegazioni che sarebbero state molto difficili.
Ecco quindi da un lato Auggie che sfugge senza troppo limitazioni alla dura “legge dello sceneggiatore”, mentre dall’altro Murn viene trattato come un qualsiasi personaggio secondario non molto degno di essere salutato da tutti. In tutto ciò, è proprio la valenza morale il vero problema, specie perchè impatta con la storyline e limita la possibilità di apprezzarlo come in realtà si dovrebbe. Specie considerando le potenziali informazioni che potevano arrivare da un “insider” come lui anche alla luce dei futuri 10 episodi.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Scene d’azione sempre coreografate benissimo
  • La mucca
  • Dialoghi sempre eccelsi
  • Scontro padre-figlio
  • CGI sempre ben fatta
  • Due morti eccellenti, eppure un po’ scontate
  • Gunn pota degli alberi per evitare di affrontare domande scomode

 

Nonostante questo penultimo episodio sia breve ma ricco di scene d’azione, rimane sempre il solito problema già annotato nelle scorse recensioni: manca sempre qualcosa per arrivare al Bless Them All nonostante l’ottima qualità.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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