Ripley 1×08 – NarcissusTEMPO DI LETTURA 5 min

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recensione ripley 1x08Tom Ripley è un personaggio davvero singolare all’interno della narrativa noir (e della narrativa in generale). La sua è la classica thriller-story narrata dal punto di vista dell’assassino, in cui il gioco principale sta non tanto nello scoprire chi è il colpevole (che di fatto si sa già), quanto nel vedere come questo riuscirà, ogni volta, a sfuggire alla giustizia, in un rovesciamento dei ruoli davvero interessante in cui gli “antagonisti” sono i “buoni” ovvero le forze dell’ordine.
È necessario, dunque, che si crei empatia con un assassino, cosa certamente non facile dal momento che si tratta di un personaggio che fa cose veramente atroci.
In ciò, si può tranquillamente affermare che Steven Zaillian, più dei suoi predecessori, è riuscito in questo intento, anche grazie alla bravura del suo interprete Andrew Scott, che con il “suo” Tom Ripley è riuscito ad ingraziarsi il pubblico soprattutto perché, in fondo, il più “umano” fra i personaggi presentati, pur con tutti i suoi vizi e le sue debolezze umane, nonché vero “self-made-man” di sé stesso.

DA ROMA A VENEZIA


Lo scopo dei romanzi della Highsmith in fondo è sempre stato quello di ironizzare su una certa alto-borghesia intellettuale (in questo caso europea ma, di riflesso, anche quella americana) che qui viene dannatamente gabbata da un individuo che dovrebbe essere inferiore a loro.
E, in questo senso di rivalsa sociale, sta tutta la fortuna del personaggio. La forza del soggetto in questione si trova, dunque, in questa empatia, unita al sontuoso manierismo visivo della fotografia di Robert Elswit che qui si riconferma creatore di meravigliose cartoline in bianco e nero stavolta aventi come soggetto Venezia (scusate se è poco).
Proprio qui il personaggio di Ripley conferma il suo talento immergendosi all’interno del jet-set locale come amico del fuggitivo Greenleaf (poi ritenuto suicida), di fatto diventando una sorta di “buffone di corte” per l’annoiata “nobiltà” moderna.
Ruolo che gli conferisce sicuramente fortuna e contatti per poter rimanere aggrappato al suo nuovo status sociale, ma che al contempo lo disgusta per come la figura di Dickie venga “usata” in questo modo da loro, dimostrando, ancora una volta, come in fondo anche i cosiddetti “buoni” non siano poi tanto diversi da lui, compresa la stessa Marge (Dakota Fanning), vittima certo, ma anche approfittatrice della scomparsa di Dickie, visto che il suo romanzo ha successo soprattutto da questa vicenda.

IL CAMEO CHE NON TI ASPETTI: JOHN MALKOVICH


Reeves Minot: “Reeves Minot. Please.”
Tom Ripley: “Tom”
Reeves Minot: “Oh, yes. I know.”

Ed è però in tale ambiente che Tom incontra un personaggio che è, in fondo, la vera chiave di volta di tutto l’episodio (e, forse, dell’intera stagione): Reeves Minot.
Questo è un altro abile falsario come lui che si approfitta dell’ingenuità del jet-set, ed è proprio questa sua caratteristica che lo porterà ad entrare nelle grazie di Tom, che forse per la prima volta, oltre ad avere un comodo alleato, può permettersi anche un amico, uno che lo capisce bene.
Da notare la scelta di cast più che azzeccata, soprattutto per il valore simbolico che rappresenta. Ad interpretare infatti questo ambiguo personaggio (di cui, fino all’ultimo, non si sa nulla) è l’attore John Malkovich, il quale in passato ha interpretato proprio il personaggio di Tom Ripley nel film del 2002 Il Gioco Di Ripley di Liliana Cavani, adattamento di un altro romanzo della saga della Highsmith. In un certo senso, dunque, questo cameo-ester egg di Malkovich è anche una sorta di “passaggio di testimone” fra due Ripley. Nonché un ottimo escamotage per sperare in una seconda stagione con il proseguimento della “carriera criminale” di Tom, magari in altre ambientazioni europee, non solo italiane.

SEQUENZA FINALE E CLIFFHANGER


Una speranza che viene accresciuta ancora di più dal cliffhanger finale con la scoperta, da parte dell’ispettore Radini (Maurizio Lombardi), del vero volto di Dickie Greenleaf e, di conseguenza, di Tom Ripley (alla buon’ora).
Questa si può dire che forse è la parte più debole di tutta la mini-serie. Dopo una lunga sequenza finale in cui viene riassunta la vicenda di Tom Ripley con tutti i sotterfugi usati per arrivare alla sua condizione attuale (molto lunga e francamente evitabile dal momento che lo spettatore sa già tutto), questo cliffhanger risulta sì una manna dal cielo, ma mette anche in luce alcune ingenuità dello show come la rappresentazione delle forze dell’ordine italiane (ma anche internazionali) come estremamente ingenue, o comunque facilmente abbindolabili. Certi escamotage (vedi l’ispettore che non riconosce Tom semplicemente perché è in controluce in una stanza e con i capelli e la barba incolta) vanno forse bene in letteratura, ma nell’audiovisivo appaiono davvero ingenue.
Per fortuna che la messa in scena manieristica della regia e l’interpretazione degli attori compensa (anche se in parte) tali difetti, per cui lo spettatore si perde comunque piacevolmente in tutto questo. Non rimane che sperare in un proseguimento delle “avventura di Tom Ripley”. Magari in ulteriori location in bianco e nero, non per forza italiane.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Parallelo fra vita di Caravaggio e vita di Tom Ripley
  • Venezia nel solito splendido BN di Robert Elswit
  • Andrew Scott (of course) e il suo italiano pressoché perfetto
  • Cameo di John Malkovich
  • Cliffhanger finale
  • Diciamo che le forze dell’ordine italiane non ne escono bene da questa mini-serie
  • Sequenza riassuntiva finale non necessaria!

 

Il percorso di formazione che porta Tom Ripley ad essere un novello Caravaggio si conclude qui in maniera pressoché perfetta e prevedibile. Solo un labile cliffhanger finale lascia una speranza per una seconda stagione, per la gioia dei fan della Highsmith. Intanto non si può godere di questa ennesima perla barocca che riprende Venezia in bianco e nero e dello straordinario cameo di John Malkovich.

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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!

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