Quando nella scorsa recensione si parlava della necessità di concedere un po’ di tempo e spazio a Beef per esprimersi al suo meglio, ci si riferiva prettamente all’evoluzione vista nelle prime tre puntate, ma è un concetto estremamente valido anche per queste altre tre puntate visto che il team di sceneggiatori al soldo di Lee Sung Jin ha di fatto stravolto molti dei punti cardine inseriti nella prima ora e mezza di visione.
Senza dare alcun tipo di spoiler circa gli altri quattro episodi che compongono la stagione (anche perché chi scrive queste righe al momento non li ha ancora visti), basti solo sapere che la 1×07 incomincia con un salto temporale di ben otto mesi rispetto alla scena finale sul campo da basket che vede un Danny Wong per la prima volta in formato vincitore. E questa è un’informazione importantissima perché aiuta ad identificare questo trittico di puntate come un altro capitolo della stagione che è molto differente rispetto a quello che l’ha preceduto e da quello che lo seguirà.
Danny: “I’m just wondering what you would do in my shoes. I was sitting in my car, and all of a sudden, this woman starts honking at me from her fucking perfect white SUV. And then this psycho starts trolling my business with bullshit reviews. And then she fucking tags my truck with, “I’m a bitch”. Is that normal behavior?“
TRADIMENTI, FURTI E SUOCERE NASCOSTE DIETRO I DIVANI
“Just Not All At The Same Time”, “Such Inward Secret Creatures” e “We Draw A Magic Circle” hanno quindi un’aura differente rispetto alle prime tre puntate e lo si vede fin da subito se si fa un passo indietro, osservando il focus molto accentuato sulla figura di Amy Lau, su suo marito, su sua suocera e sulla sua tresca con il fratello di Danny. Già: questi sono tre episodi praticamente Amy-centrici e va bene così.
Un piccolo esempio di quanto si sta affermando lo si può constatare guardando i 34 minuti del quinto episodio “Such Inward Secret Creatures” dove Danny termina la sua parte al minuto 12 per poi non ricomparire più; un’assenza che non si sente per via della deriva assurda che prende la vita di Amy, con una tresca che si consuma a casa sua con il fratello di Danny mentre la suocera si nasconde in salotto e coglie in flagrante i ladri. E va benissimo così perché quello che accade nella 1×05 è l’apice narrativo che non ci si aspetta, o per meglio dire che ci si aspettava (la liaison con Paul Cho) ma che poi assume connotati tanto inaspettati (la suocera nascosta in casa) quanto audaci (sia la suocera che spara ai ladri e poi cade dalle scale, sia quella specie di ricatto di Naomi, la vicina di casa).
Amy: “Nobody calls me a bitch in my home. Get out.”
Paul: “You know, work’s not the reason your life’s a fucking mess.”
UN TEMPISMO PERFETTO E NON OMNISCENTE
Lee Sung Jin e il suo team di sceneggiatori giocano molto bene con il tempismo delle situazioni e questo è fondamentalmente la chiave del successo di questi tre episodi, praticamente perfetti e privi di sbavature.
Le situazioni che si susseguono sono tutte in qualche modo già viste, la ricetta è più o meno la stessa e le intenzioni di creare quell’effetto wow per far spalancare la bocca sono chiarissime, però è il modo in cui vengono cucinati i vari ingredienti a rendere questo trittico di puntate un mezzo capolavoro. Basti pensare all’inseguimento nell’hotel che poteva culminare con un classico momento WTF?! se Amy fosse stata nella stanza (cosa che non è accaduta), oppure alla suocera che poteva entrare in stanza mentre Amy e Paul facevano allammore (cosa che non è accaduta), o ancora la rivelazione che George, suo marito, l’ha tradita con Mia. Specialmente questa scoperta, che viene fatta annusare allo spettatore per svariate puntate ma sempre rispedita al mittente, si scontra completamente con la classica visione del pubblico che è abituato ad essere onniscente, a sapere tutto prima dei protagonisti stessi, onniscenza che effettivamente c’è anche qui visto che Amy non è ancora venuta a conoscenza del tradimento (nonostante lo screenshot mandato per errore) ma che arriva solo quando Lee Sung Jin vuole.
E sempre parlando di tempismo e di una regia che si piega all’esigenza della sceneggiatura, il modo in cui si conclude “We Draw A Magic Circle” è catartico perché da un lato sembra chiudere il focus intorno ad Amy e dall’altro sembra ostentare un netto cambio della fortuna di Danny, fortuna improvvisamente che comincia a girare dalla sua parte nel momento in cui smette di litigare con Amy. Coincidenza? Al flashforward l’ardua sentenza.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Un trittico di episodi fantastico che porta Beef su un altro livello. E si può serenamente ammettere di essere decisamente soddisfatti.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.