“The moon of Manakoora filled the night
With magic Polynesian charm.
The moon of Manakoora came in sight
And brought you to my eager arms.
The moon of Manakoora soon will rise
Again above the island shore
Then I’ll behold it in your dusky eyes.”
Le soavi note e i languidi versi di The Moon of Manakoora, la canzone che Dorothy Lamour intonava nel film del 1937 The Hurricane, accompagnano il peregrinare solitario di una donna nel cuore della notte: è Christine, una delle sospettate del caso di omicidi seriali e aggressioni a base di acido che l’agente Markham sta seguendo. Per scoprire come sia finita in quella situazione bisogna ancora una volta stare dietro a una narrazione che procede risalendo indietro nel tempo e che continua a risultare tanto accattivante e stimolante quanto impegnativa da seguire, col rischio di diventare addirittura confusionaria e poco chiara; non è dunque un caso che Rellik questa settimana abbia perso un milione e mezzo di spettatori, mentre la sua “sorella” Liar, ben più semplice da seguire, ne ha guadagnati qualche migliaio. Per fortuna gli ascolti non sono mai direttamente proporzionali alla qualità di una serie (anzi spesso lo sono inversamente).
Christine può essere definita la protagonista di questo secondo episodio di Rellik, non solo per la sua importanza a livello narrativo e per l’ampio minutaggio concessole (la narrazione a questo giro ruota intorno al furto del laptop del dottor Isaac Taylor di cui Christine è l’artefice), ma anche perché Rosalind Eleazar domina la scena con la sua splendida interpretazione, che fa il paio con quella che regala Richard Dormer nei panni del detective Gabriel Markham: entrambi gli attori danno vita a due individui devastati nell’animo prima ancora che nel corpo, vittime di attacchi con l’acido che li hanno resi agli occhi degli altri dei “diversi”, dei “mostri”. Ma mentre Gabriel è solo all’inizio di questo percorso Christine vi convive già da anni, ha imparato ad accettare la propria condizione e ha sviluppato un atteggiamento cinico e sprezzante, intriso di un sarcasmo cupo e tagliente (“Maybe your kids can’t look at you cos you got a face like a waffle” dice al detective Markham). Quello della Eleazar è un personaggio spiazzante, sia perché sotto questa maschera di cinismo nasconde un animo ferito, anzi devastato, che emerge solo quando la donna è messa alle strette ed esplode in una confessione sofferta, sia perché il plot twist finale fa di lei la principale sospettata degli omicidi, proprio quando sembrava evidente il contrario. Ma sarà davvero lei il serial killer di questa storia, oppure il misterioso Patrick, che si intravede in questo episodio coperto dal sangue di non si sa chi, è un candidato ancora più credibile?
“I don’t know who I’m. I don’t know who I’m ever going to feel normal again. Like myself, you know? Er I hurt all the time. My throat… my skin… it feels like… it feels like it isn’t my own, you know? And seeing myself isn’t the worst of it. I just look away. But seeing other people… how they react, when they see me. Like I’m some kind of monster. And I don’t know what’s worse, the look of pity in their eyes or… the fear. The disgust. Doesn’t matter, I suppose. They all look away as quick as they can. “
Risalendo indietro nel tempo ci si avvicina sempre più al momento dell’aggressione che ha sfigurato Gabriel e di conseguenza, se nello scorso episodio il detective non sembrava soffrire più di tanto per una situazione fisica e psicologica ormai accettata, in questa seconda puntata ambientata sedici giorni prima le cose vanno in maniera diversa. I segni delle ustioni sono più evidenti e più rossi, perché più recenti, ma è soprattutto l’animo di Gabriel a mostrare le ferite, durante una seduta con lo psichiatra del dipartimento di polizia che mette in luce tutta la fragilità dell’uomo: a fargli male non è tanto la sofferenza fisica e nemmeno l’incapacità di guardare allo specchio il suo nuovo volto deturpato, bensì il modo in cui la gente lo tratta e lo guarda, il senso di pietà o il disgusto che si può vedere nei loro occhi. L’applauso all’interpretazione di Dormer in questa scena, in cui una lacrima scivola giù dalla guancia sana del granitico detective, è doveroso.
Si aggiungono anche nuovi dettagli alla storyline della relazione adulterina tra Gabriel e la sua collega Elaine, altro personaggio a cui è concesso un certo minutaggio indipendente dal caso di polizia, allo scopo di approfondirlo meglio. E’ evidente che da parte della ragazza ci sono veri sentimenti nei confronti di Gabriel, che nemmeno la deturpazione del volto ha intaccato (se fosse stato un rapporto più superficiale l’avrebbe già mollato), mentre ad essere più ambiguo è proprio Gabriel stesso, intrappolato tra una travolgente avventura extra-coniugale che lo porta a fare sesso nel parco come se fosse un ragazzino e un matrimonio su cui grava un’ancora non specificata colpa della moglie. Per adesso questa storyline non è certo la parte più intrigante della serie e l’unico motivo per cui regge davvero è la curiosità di scoprire quale sia la colpa che Gabriel continua a rinfacciare alla moglie.
Altrettanto poco accattivanti sono le vicende dei personaggi secondari: nel pilot c’era la relazione tra i due poliziotti gay conclusa da un litigio in centrale, in questo episodio sotto i riflettori c’è un’altra coppia di agenti, una ragazza che si scopre incinta e il suo fidanzato. Il problema di fondo è che queste piccole storie collaterali al caso sono come dei flash introdotti all’improvviso o come dei frammenti di storie più grandi che non possono essere raccontate per questioni di tempo: difficile affezionarsi a questi personaggi e alle loro peripezie sentimentali se a malapena si sa come si chiamano e che lavoro fanno.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Episode 1 1×01 | 3.6 milioni – ND rating |
Episode 2 1×02 | 2.08 milioni – ND rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.