Sembra esserci una certa “maledizione” che aleggia su quei prodotti, perlopiù miniserie di massimo quattro/sei episodi, di produzione British. Spesso e volentieri, infatti, questi si ritrovano ad essere snobbati. Sarà la poca risonanza mediatica riservata al prodotto, o la caratteristica particolarmente di nicchia, sta di fatto che ci sono parecchi gioiellini del genere nel panorama televisivo che passano quasi inosservati.
É questo il caso di Landscapers, true crime travestito da black-comedy prodotto da Sky Atlantic e HBO che al momento sembra passare in sordina ma che, ai suoi fortunati spettatori, sta regalando una visione sublime da svariati punti di vista: dalla regia alla fotografia, dalla sceneggiatura alle performance attoriali.
DAL TEATRO AL CINEMA
“After he and Susan got married they both just disappeared into their own world. […] Well, neither of them are built for this one, are they? If you told me that they’d beamed their way in on little spaceships, I’d have half a mind to believe you.”
L’eccentricità dei coniugi Edwards continua a caratterizzare la forma anche di questo terzo episodio. Al contrario dei precedenti appuntamenti però, vi è un passaggio più netto di elementi dal teatro al cinema.
Più la storia si sviluppa e presenta meglio i due protagonisti, più la narrazione si trasforma in un viaggio surreale che rispecchia la loro visione cinematografica della vita. Laddove i primi due episodi avevano quindi svolto un ruolo di presentazione più dialettica, dando spazio a scene da metateatro con dialoghi incisivi e diretti, adesso è la parte visiva che diventa assoluta protagonista. Non che questa sia stata messa da parte all’inizio, anzi: l’impatto visivo nella sua sublime rappresentazione è stato sin dal pilot uno dei punti di spessore di Landscapers.
“Episode 3”, però, assume un carattere totalmente cinematografico, dove più che le parole sono le immagini ed i colori che raccontano la storia. La narrazione si presenta così attraverso diverse sfaccettature che vanno dai fotogrammi alla suddivisione in capitoli, con ogni scena atta a riprende un genere di film. Su tutto, sono le scene del passato, che mirano a raccontare la vita di Susan e Christopher, ad essere mostrate in uno stile diversificato dal resto dell’episodio: come i momenti estrapolati da una memoria lontana, gli eventi del passato vengono mostrati in bianco e nero con un’aurea quasi ovattata. Una rappresentazione efficace sotto tutti gli aspetti che, come detto, riesce a raccontare da sola l’intera storia.
CHRISTOPHER
“But that’s Chris, you see. He’s always trying to save someone… and he never manages to do it.”
Se in “Episode 2” era stata Susan che, messa alle strette durante l’interrogatorio, si era lasciata maggiormente andare raccontando retroscena inquietanti riguardo la sua infanzia, questa volta è il turno di Christopher che ha modo di farsi conoscere meglio sia dalla polizia che dal pubblico.
Iniziano così ad emergere nuovi lati dell’uomo, non propriamente apatico come poteva sembrare, e con una passione non indifferente per le armi. Tutti elementi che fanno ritornare in auge i dubbi sulle dinamiche dell’omicidio dei Wycherley: persi nella bellezza totale della rappresentazione offerta da Landscapers, infatti, il fulcro della storia tende quasi a passare in secondo piano.
Ma è in questo contesto che la serie riesce nuovamente a catturare l’attenzione attraverso l’ennesimo escamotage narrativo. La rappresentazione teatrale del momento dell’omicidio messa in atto dalla polizia è infatti un altro momento eclatante dal punto di vista dell’esecuzione grazie ad una netta rottura della quarta parete. Una rottura che “smonta” letteralmente il set portando ad un passaggio dietro le quinte ulteriormente rafforzato e attualizzato dalla presenza della troupe con tanto di mascherina.
CHE PERFORMANCE!
Naturalmente vanno ulteriormente spese due parole per l’eccezionale lavoro dei due protagonisti, con Olivia Colman e David Thewlis che sembrano davvero raggiungere livelli aulici di puntata in puntata.
Anche in questo episodio, dove il focus principale dell’interrogatorio era basato maggiormente su Christopher, non è mancato il picco artistico della protagonista femminile. La Colman, infatti, riesce a rendere perfettamente sullo schermo tutte le versioni di Susan che vanno da ingenua e gentile signora a moglie disperata, fino a mostrare al meglio anche i repentini scatti d’ira. Con la scena finale del breakdown, poi, che porta la performance a raggiungere la perfezione.
Di pari passo, va ovviamente la prestazione attoriale di David Thewlis. In questo episodio, come si diceva, Christopher ha ottenuto uno spazio più considerevole per raccontare la sua storia e lo ha fatto mantenendo vive le caratteristiche del suo personaggio. La sua visione, infatti, resta sempre più concreta rispetto a quella della moglie ma, nonostante questo, l’interrogatorio non ha subito rallentamenti. La mancanza di dialoghi più diretti con il pubblico poteva infatti diminuire la dinamicità della comunicazione, invece la performance di Thewlis è stata ancora una volta esemplare, dando vita ad un faccia a faccia con la polizia capace di catturare l’attenzione parola per parola.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Ampliare la risonanza mediatica intorno a Landscapers risulta sempre più un obbligo. Sia per la bellezza in sé che per rendere giustizia a due attori fenomenali che meritano tutti i premi possibili.
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.