Più si guarda Landscapers e più si prova una certa gioia per gli occhi. Una gioia che è diametralmente opposta alla storia (piuttosto triste) che viene messa in scena. La regia, i giochi di luce, la teatralità mista a surrealità di certi eventi e, più in generale, una recitazione che intriga grazie a Olivia Colman e David Thewlis che sono letteralmente in stato di grazia.
Se “Episode 1” aveva il compito di presentare i coniugi Edwards e portarli dalla Francia all’Inghilterra per consegnarsi alla giustizia, “Episode 2” ha invece l’obbligo morale di portare in scena gli interrogatori e far luce anche sugli eventi che hanno portato alla morte dei genitori di Susan.
Lo showrunner Ed Sinclair, che va ricordato essere marito della Colman, riesce ad approfondire con estrema dimestichezza gli eventi di quella notte riuscendo ad alternare passato, presente e finzione con una certa maestria che non va assolutamente data per scontata.
In tutto ciò, fondamentalmente si può dividere l’analisi della puntata da tre punti di vista diversi: quello di Susan, vero focus dell’episodio; quello di Christopher, messo parzialmente in disparte; quello della polizia, piuttosto interessante.
LEI
Si può dire che Susan sia il character principale della puntata. Non solo perché è l’unica(?) che ha assistito alla morte dei genitori, ma anche per il modo in cui viene manipolata prima (positivamente) dal suo avvocato e poi (subdolamente) dagli investigatori.
È ormai palese che la donna abbia dei chiari traumi psicologici dovuti sia a quella fatidica notte, sia agli abusi ricevuti dal padre e confessati durante l’interrogatorio. Ed Sinclair alla penna e Will Sharpe alla regia riescono nell’impresa di rendere questo status psicologico palese allo spettatore che riesce ad empatizzare con la donna nonostante abbia ammazzato la madre e abbandonato i corpi sotto il letto per una settimana. E bisogna ammettere che riuscire a far empatizzare lo spettatore con tutto ciò non è assolutamente facile.
LUI
D’altro canto Christopher ricopre un ruolo unico nel suo genere e, anche lui come la moglie, subisce lo stesso trattamento di sceneggiatore e regista finendo per essere apprezzato dal pubblico nonostante la sua lucidità. Questo senso di protezione che emana nei confronti della moglie è speciale, quasi cavalleresco si potrebbe dire, e ha ovviamente un certo risalto nel modo pacato e onesto(?) con cui racconta i fatti.
Eppure, dietro questa prospettiva concessa dall’uomo, sembra non essere tutto vero e c’è la sensazione che in realtà ci sia molto altro di non detto. È più un sesto senso anche motivato dalla presenza di altri due episodi, ma soprattutto derivante dal suo ruolo di protettore della moglie che potrebbe aver rielaborato i fatti di quella notte per proteggersi da ulteriori traumi.
LA POLIZIA
In tutto ciò lo spettatore, completamente spinto ad empatizzare con i coniugi Edwards, ha l’opportunità di ottenere un briciolo di oggettività solo attraverso la polizia. Una scelta intelligente che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare sulla carta, non ammorba una narrazione focalizzata nell’essere onirica ma, anzi, libera regia e sceneggiatura dal fardello.
Ovviamente il lato comico, che emerge di tanto in tanto, aiuta moltissimo a contestualizzare il tono della narrazione che volutamente non vuole essere così negativo nonostante il tema trattato.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Un secondo episodio praticamente impeccabile che porta direttamente lo spettatore agli eventi del 1998 raccontati principalmente dal punto di vista di Susan Edwards. La puntata è ineccepibile ed eleva Landscapers ad uno stato di grazia che, francamente, non ci si aspettava potesse raggiungere.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.